SOCIETÀ

Il mondo è sempre più fragile, da qualsiasi punto di vista lo si guardi

Covid-19, crisi climatica, guerra in Ucraina, queste sono solo alcune crisi che colpiscono in questo momento il mondo, ma la tensione è alta nell’intero pianeta. Stiamo vivendo in un’epoca in cui la prosperità e la pace non sembrano più temi così scontati come forse noi europei abbiamo pensato fino a poco tempo fa. Un bagno nella realtà che sembra essere sempre più fragile. È proprio incentrato sulla fragilità il report States of Fragility 2022 dell’OCSE che focalizza l’attenzione su 60 contesti cercando di dare un quadro della fragilità multidimensionale.

L’aspetto più interessante di questo report, a detta di chi scrive, è proprio l’approccio multidimensionale della fragilità. Spesso infatti siamo portati ad analizzare le situazioni focalizzandoci solamente su una dimensione del problema. States of Fragility 2022 invece vuole affrontare le cause profonde della fragilità concentrandosi su 60 contenti diversi di cui 15 estremamente fragili. Quando usiamo questo termine intendiamo la combinazione tra l’esposizione al rischio e l'insufficiente capacità di risposta dello Stato, del sistema o delle comunità per gestire, assorbire e mitigare tali rischi. L'OCSE valuta la fragilità a livello mondiale attraverso il suo quadro di fragilità multidimensionale, introdotto per la prima volta nel 2016. Sono sei le dimensioni prese in considerazione: economica, ambientale, umana, politica, di sicurezza e sociale. Tali dimensioni poi vengono analizzate utilizzando da 8 a 10 indicatori quantitativi in ​​ciascuna dimensione e 57 in totale per tutte e sei le dimensioni. 

Già nel report States of Fragility del 2020 si era ipotizzato come la pandemia potesse aumentare il livello di fragilità. Era solo un’ipotesi in quanto i dati ancora erano incompleti, ma in quest’edizione di fatto si conferma ciò che era stato previsto.

I risultati, secondo l’OCSE, devono servire anche come monito degli effetti previsti della guerra russa contro l'Ucraina e richiedono un’attenzione maggiore da parte della comunità internazionale e degli stessi contesti fragili per affrontare efficacemente le cause profonde della fragilità.

Secondo l’OCSE la crescente fragilità riflette, in gran parte, l'impatto di quelle che questo rapporto chiama le "3 C": COVID-19, conflitto e cambiamento climatico. Fattori che, come spesso accade, colpiscono di più, direttamente o indirettamente, quei contesti in cui la fragilità è già ben presente. A questo poi bisogna aggiungere che nel 2022 saranno ben 274 milioni le persone bisognose di assistenza e protezione umanitaria e il 95% di loro, cioè 260,2 milioni di persone, vive in contesti fragili. 

Se la guerra russa in Ucraina è l’evento che più ha scosso il mondo occidentale nell’ultimo anno, è bene ricordare anche la situazione in Afghanistan, per la quale le Nazioni Unite avevano fatto un appello per un piano di risposta umanitaria per 4,4 miliardi di dollari, il Corno d'Africa, sede di quattro contesti fragili tra cui la Somalia, che è il contesto più fragile presente nel rapporto, lo Yemen, in cui si prevede che 19 milioni di persone, ovvero il 63% della popolazione, saranno insicure dal punto di vista alimentare entro dicembre 2022  ed infine appunto l'Ucraina con tutto ciò che deriva dalla guerra tra morti civile, emergenze sanitarie e difficoltà a reperire le più semplici materie prime.

A questo, il report dell’OCSE aggiunge il dettaglio non trascurabile che vede la pace essere scesa, a livello globale, al livello più basso degli ultimi 15 anni. I decessi per violenza organizzata sono aumentati dal 2020 al 2021, a causa dei conflitti in Afghanistan, Etiopia e Yemen, che rientrano tutti nel quadro della fragilità dell'OCSE. Questa tendenza delle vittime ha segnato un'inversione rispetto al calo osservato dal 2014 al 2019. In contesti fragili, il numero delle vittime dei conflitti armati è aumentato del 104% dal 2020 al 2021.

Come abbiamo visto quindi, negli ultimi due anni la fragilità è aumentata sistematicamente, sia nei 15 contesti estremamente fragili che negli altri 45 contesti fragili. Ci sono situazioni, come ad esempio l’indicatore umano, in cui il mutamento non è stato così evidente ma la spiegazione della stessa OCSE si focalizza non tanto sul mancato cambiamento ma sulla scarsa disponibilità di questi dati, che sarebbero la causa della staticità. I risultati però nel complesso suggeriscono che le crisi degli ultimi due anni hanno avuto impatti multidimensionali sulla fragilità, con conseguenze significative soprattutto per la dimensione economica. Una dimensione che quotidianamente è nei nostri pensieri, anche alla luce di ciò che sta accadendo in questo periodo per quanto riguarda la crisi energetica derivante anche dal conflitto russo.

Parlare di fragilità in un contesto globale sembra un argomento tanto fumoso quanto inconcludente. Analizzare dei report come States of Fragility 2022 dell’OCSE consente di avere un sguardo dall’altro della situazione modiale. Sono indicatori importanti che vanno letti con accuratezza e con la consapevolezza che la complessità di un Paese non può essere ridotta ad un semplice numero. Sapere però che nel 2022 nessun contesto è uscito dal quadro della fragilità ma sono entrati Benin, Timor Est e Turkmenistan, aiuta a conoscere situazioni di cui non sempre sentiamo parlare. Altri due contesti inoltre, nell’ultimo anno sono passati da fragili ad estremamente fragili e sono Guinea Equatoriale ed Eritrea. L’elenco e l’analisi di tutti i contesti è più facile farlo con la figura che vedete qui sotto, ciò che è interessante però è capire le diverse sfumature di fragilità presenti nei 60 diversi Stati.

States of Fragility offre quindi una visione della fragilità mondiale osservata da più punti di vista. Ne emerge una complessità aggravata dalla pandemia di COVID-19, dei cambiamenti climatici e del conflitto. Lo stesso sviluppo sostenibile con i suoi target sembra essere ora seriamente messo in discussione. Il lavoro da fare sembra essersi aggravato ed i tempi stringono, considerando anche come in molti contesti presi in considerazione sia mutata, non di poco, la percentuale di persone che si sentono meno sicure.

Per cercare di trarre le fila del rapporto, sembra essere chiara una correlazione tra conflitto e fragilità. I conflitti però, possono essere di diverso tipo. Leggere report di questo tipo è utile soprattutto se lo si fa considerando le serie storiche e cercando di vedere come e dove mutano le situazioni. La pandemia ha colpito a livello globale, come dice la parola stessa, e anche la guerra russa in Ucraina sta avendo ripercussioni sull’intero pianeta. Questo considerando sia la situazione energetica ma soprattutto il fatto che già prima del conflitto molti sistemi alimentari in contesti fragili erano ad un punto di rottura. Gli ultimi anni e gli ultimi eventi storici ci hanno fatto rendere conto che parlare di fragilità non significa parlare di qualcosa che non può mai colpirci. Che sia fragilità sociale, ambientale, economica o altro bisogna essere sempre più consapevoli che l’intero mondo è interconnesso ed eventi che capitano a migliaia di chilometri da noi in realtà, a ben vedere, sono vicinissimi.

 

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