SCIENZA E RICERCA

Niente paura, siamo ragni

I ragni al centro di una vera e propria “epidemia disinformativa”?  Lo sostengono recenti studi usciti su due prestigiose riviste scientifiche, che hanno attirato persino l’attenzione del New York Times. Una prima ricerca, pubblicata in marzo su Nature Scientific Data, ha portato alla formazione di un database globale sulla copertura giornalistica degli incontri uomo-ragno in tutto il mondo dal 2010 al 2020, prendendo in esame 5.348 articoli pubblicati in 40 lingue e 81 paesi. Di ciascuna notizia è stata considerata la provenienza, la specie citata, la presenza di fotografie di ragni o di morsi; sono inoltre state sottoposte ad analisi l’eventuale presenza di errori e il fatto se siano stati consultati o meno degli esperti.

Il risultato è che spesso nelle notizie riguardanti gli aracnidi si ricorre al sensazionalismo e all’allarmismo, contribuendo alla costruzione e alla circolazione di una percezione del rischio esagerata rispetto ai dati. Nel secondo studio, appena pubblicato su Current Biology, ci si sofferma inoltre su alcune dinamiche della circolazione globale di queste notizie, provando a capire perché le bestiole a otto zampe finiscano quasi sempre a interpretare la parte dei mostri perfetti. Del resto l'aracnofobia continua ad essere molto diffusa, riguardando una parte della popolazione mondiale che secondo le stime va dal 3,5 all’11,4%; una percezione che tuttavia si scontra con la realtà dei fatti: secondo gli studi citati meno dello 0,5% delle specie di ragni può causare gravi danni agli esseri umani, peraltro in habitat che assai raramente si sovrappongono al nostro.

Di entrambi gli studi è primo autore l’ecologo e aracnologo Stefano Mammola, ricercatore presso il Cnr: lo contattiamo mentre è di ritorno da un periodo trascorso in Finlandia, dove ha condotto ricerche sui ragni di grotta. “All’inizio non ero particolarmente appassionato di ragni, volevo soprattutto occuparmi di ecosistemi sotterranei – spiega Mammola a Il Bo Live –. Il mio relatore della tesi di dottorato all’università di Torino, professor Marco Isaia, era però anche un aracnologo, e come per qualsiasi cosa mi sono appassionato approfondendo la materia”.

A cosa è dovuta la cattiva fama dei ragni?

“Si tratta probabilmente della fobia verso animali più diffusa: le ragioni però non sono ancora del tutto chiare. C’è sicuramente componente innata, come per i serpenti e tutti gli animali potenzialmente pericolosi, ma probabilmente anche un forte fattore culturale, dato che si continuano a produrre materiali culturali che promuovono aracnofobia con una frequenza che va assolutamente al di là delle dimensioni effettive del rischio. Alcuni esperimenti ci dicono ad esempio che se si viene esposti a materiale informativo sui ragni o addirittura ai film su Spider Man l’aracnofobia si riduce. Quest’ultima rimane però fondamentalmente un mistero: animali potenzialmente più pericolosi, come vespe e api, non vengono stigmatizzati alla stessa maniera”.

Cosa vi ha sorpreso tra i risultati delle vostre ricerche?

“È venuto fuori che il sensazionalismo è un fattore fortissimo nel determinare il successo di un articolo: un dato che ci aspettavamo, così come il fatto che se vengono consultati esperti la qualità di solito aumenta. Attenzione però: va meglio quando si consulta un entomologo, meno bene quando si sceglie un medico o ad esempio un disinfestatore. Va bene insomma intervistare un esperto, ma bisogna scegliere quello giusto. Un altro aspetto un po’ inatteso è che possono esserci eventi molto piccoli a scala locale, ad esempio il morso di un ragno in nuova Zelanda, che all’inizio sembrano irrilevanti ma poi possono divenire virali a livello globale. Un meccanismo tipico della disinformazione che è molto difficile da combattere. È interessante che in Paesi dove i ragni sono effettivamente pericolosi, come ad esempio l’Australia, spesso le notizie sono più accurante e meno allarmistiche; al contrario in Inghilterra, dove praticamente non ci sono specie aggressive, c’è un sensazionalismo che fa un po’ ridere”.

Cosa possono fare i giornalisti per non alimentare l’allarmismo?

“Abbiamo in progetto una check list per giornalisti e comunicatori, in modo da aiutarli ad evitare gli errori più grossolani e a fornire un’informazione corretta. C’è poi da fare un po’ più di divulgazione positiva, invece di alimentare paure. I ragni svolgono un ruolo fondamentale nel mondo degli invertebrati: sono presenti all’apice della rete trofica in quasi tutti gli ecosistemi terrestri tranne che in Antartide, svolgendo un ruolo fondamentale per controllare le popolazioni di una serie di insetti erbivori e detritivori. Secondo uno studio consumano ogni anno circa 800 milioni di tonnellate di prede: più delle balene, più della massa di tutta la popolazione umana. Sono infine organismi estremamente interessanti, dai quali possiamo imparare molto: si studiano le proprietà della loro seta per trovare materiali elastici e resistenti, l’analisi del veleno viene utilizzata per ottenere nuove molecole in farmaceutica, mentre in robotica sono presi ad esempio per sviluppare dispositivi capaci di muoversi nei contesti più disparati…”.

I ragni consumano ogni anno circa 800 milioni di tonnellate di prede: più delle balene, più della massa di tutta la popolazione umana

Al di là di tutto quanto sono effettivamente pericolosi?

“In Italia ci sono appena due specie potenzialmente dannose: la vedova nera mediterranea (Latrodectus tredecimguttatus) e il ragno violino (Loxosceles rufescens). La prima è in forte declino, in quando legata ad ambienti agricoli tradizionali, mentre il secondo si sta un po’ espandendo anche al nord, aiutato anche dal climate change. Il morso della famosa tarantola che si trova in Puglia (Lycosa tarantula) in realtà non è molto pericoloso. Parliamo comunque di un unico decesso in Italia nel corso degli ultimi anni, che sarebbe stato causato dal morso di un ragno violino del 2015: per di più si tratta di un caso dubbio, dato che l’esemplare non è stato raccolto e che inoltre la persona soffriva di diverse complicazioni. Di solito i morsi possono essere al massimo molto fastidiosi, salvo casi di reazioni allergiche. Teniamo infine conto che il morso è sempre difensivo: il ragno preferisce sempre la fuga, e in molti casi gli vengono attribuiti morsi che in realtà poi provengono da altre specie”.

Lei che fa se trova un ragno in casa?

“So riconoscere un ragno violino, che è rarissimo: gli altri generalmente li lascio stare perché penso alle zanzare in meno che mi pungeranno la notte. Qualcuno potrà trovarli non molto estetici, ma per quanto mi riguarda fanno un ottimo servizio”.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012