SOCIETÀ

Numero verde antitratta: la rete contro lo sfruttamento

3.115 chiamate in un solo anno, con una riduzione di circa il 43% rispetto al periodo precedente ma con una motivazione ben precisa: sono state le chiamate non pertinenti a tornare a numeri accettabili. Queste ultime infatti nel 2021 sono state 818, molte meno rispetto al boom del 2020, quando si era raggiunto il numero di 2.968. Il 2021 poi ha visto una riduzione delle chiamate non pertinenti anche rispetto al 2019, quando erano state 1.620. 

Anche gli scherzi telefonici o i banali errori, cioè quelle che vengono definite le chiamate di disturbo, nell’ultimo anno sono calate, passando dalle 1.158 del 2020 alle 791 dell’anno appena passato. 

Infine le chiamate definite “pertinenti” sono tornate ad essere sulla lunghezza d’onda pre-Covid, cioè con un aumento del 10% rispetto al 2020.

 

Tutti questi dati escono dal Report chiamate del 2021 del Numero Verde Antitratta. L’800290290 è un numero telefonico da chiamare gratuitamente in modo anonimo ed è attivo 24 ore su 24. Il servizio è stato istituito dal dipartimento per le Pari Opportunità nel 2000, nell’ambito degli interventi in favore delle vittime di tratta previsti dall’art.18 del Decreto Legislativo 286/98. Proprio nel "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" si introduce la possibilità di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi  alla violenza e ai condizionamenti dell'organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale. 

Al numero verde si possono rivolgere sia le potenziali vittime di tratta e sfruttamento per chiedere aiuto, sia privati cittadini, forze dell’ordine, rappresentanti di enti pubblici o privati e membri delle associazioni di categoria del mondo del lavoro che sono a conoscenza di casi di sfruttamento e abusi o che desiderano segnalare o avere informazioni su tali tematiche. Il capofila del progetto è, dal 2021, la Regione Veneto che è susseguita al Comune di Venezia che ha coordinato il Numero Verde Antitratta dal 2000 al 2020.

“Il servizio nasce originariamente per far fronte allo sfruttamento sessuale - ha dichiarato il coordinatore nazionale Gianfranco Della Valle -. Poi si è ampliato ad altre tipologie di sfruttamento, tra cui lo sfruttamento lavorativo. Quest’ultimo spesso viene ridotto solamente all’ambito agricolo ma sappiamo che non è così, bensì purtroppo è un fenomeno che sta crescendo molto anche in altri settori. Il servizio permette di collaborare con la giustizia italiana e ottenere la protezione e quindi l'assistenza, comprensiva di luoghi protetti e la possibilità di incominciare un percorso di inclusione sociale e quindi un permesso di soggiorno che permette alla persona di rimanere nel nostro Paese”.

Inizialmente il Numero Verde Antitratta aveva a disposizione 15 diverse postazioni dislocate sul territorio italiano e gestite da un unico call center. Dal 2007 il Comune di Venezia ha assunto la centralità del progetto che poi è divenuta unica quando, nel 2011, il Dipartimento delle Pari Opportunità ha chiuso tutte le periferiche accentrando il tutto solo su una unica postazione. “Dal 2000 - ha continuato Gianfranco Della Valle - lo Stato italiano mette a disposizione dei bandi tramite i quali organizzazioni del privato sociale, ma anche pubbliche, fanno operazioni di assistenza. In questo momento ci sono 21 progetti attivi che fanno riferimento ad un’unica centrale, che è appunto quella della Regione Veneto che oltre ad avere il coordinamento ha anche uno di questi progetti, che si chiama N.A.V.I.G.A.Re. (Network Antitratta per il Veneto Intersezioni Governance Azioni Regionali)”.

 

Il numero verde è attivo 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno ed è gratuito

“Il numero verde è attivo 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno ed è gratuito. È gestito da operatori che hanno una formazione sui diritti umani, sulla politica internazionale o alcuni di loro sono dei mediatori”. Proprio la figura del mediatore linguistico-culturale è centrale in questo progetto in quanto il Numero Verde Antitratta cerca di coprire tutti i target linguistici necessari, dall’inglese, allo spagnolo, all’albanese, romeno, russo, moldavo, ucraino, nigeriano, cinese, polacco, portoghese e arabo. La scelta del multilinguismo è importante per permettere così alle potenziali vittime di esprimersi con facilità nella loro lingua madre.

L’aspetto fondamentale del Numero Verde Antitratta poi è avere una rete attiva e funzionante. Come dichiarato dallo stesso coordinatore “è stato messo assieme il meglio del privato sociale italiano con il pubblico. Ci sono associazioni che da anni lavorano sul tema che sono in stretto contatto con Comuni e Regioni. Nonostante il privato sia molto eterogeneo, siamo riusciti ad unire realtà anche molto diverse ideologicamente tra di loro. Nel progetto stanno dentro tutte queste forze diverse che però lavorano per un obiettivo comune. Il livello alto che stiamo cercando di proporre è quello di spostare il tema di discussione sui diritti delle persone, che permette di avere una coesione progettuale”.

Il Numero Verde Antitratta, raggiungibile all’800 290 290, è attivo tutti i giorni della settimana, 24 ore su 24, su tutto il territorio nazionale. Il servizio è anonimo e chiunque fosse in una situazione di sfruttamento o fosse a conoscenza di situazioni simili può affidarsi agli operatori. Gli ambiti di intervento, come abbiamo capito, sono i più disparati in quanto lo sfruttamento non è solamente quello sessuale ma riguarda anche e non solo il lavoro. Rifacendoci solamente al Veneto sappiamo come le ultime inchieste della magistratura abbiano evidenziato non solo dei presunti reati ma proprio una forma mentis che sembra essere tipica anche di alcune grandi società. Lo sfruttamento lavorativo lo ritroviamo sia in situazioni in cui sono affiliati alla Ndrangheta a sfruttare, tramite il metodo del distacco lavorativo, decine di operai, sia in altre, in cui grazie al subappalto di alcune mansioni, aziende leader del settore e capitanate da imprenditori che con la criminalità organizzata non hanno nulla a che fare di fatto finiscono per sfruttare decine e decine di persone. Spesso poi, proprio questi imprenditori si dichiarano vittime inconsapevoli della situazione. Dare il lavoro in appalto a cooperative non significa però subappaltare anche la responsabilità morale e affidarsi all’ingenuità in questi casi sembra sempre la scappatoia più facile.

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