SOCIETÀ

La nuova Europa al via: da von der Leyen la promessa per la tutela dell'ambiente

La nuova Europa si mette (finalmente) in marcia: sei mesi dopo il voto e cinque dopo la sua nomina a presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha ottenuto il via libera definitivo dall’europarlamento al suo mandato: 461 voti a favore, 157 contrari e 89 astensioni: un gradimento ben più ampio e solido di quello che aveva ottenuto a luglio (candidatura accolta con una maggioranza impercettibile, appena 9 voti). Un’apertura di credito e di fiducia per la presidente e per la sua squadra di commissari, che tanto lavoro di cesello ha richiesto per essere messa a punto (anche per colpa della bocciatura dei commissari inizialmente indicati da Romania, Ungheria e Francia) e che ha comportato lo slittamento di un mese nel passaggio di consegne. La nuova Commissione Europea (orfana del Commissario britannico: nei confronti del Regno Unito è stata aperta una procedura disciplinare per violazione del diritto dell'Unione Europea per non averlo indicato nei tempi) comincerà il suo mandato l’1 dicembre, con basi ben più solide del previsto (nel 2014 il suo predecessore, Jean-Claude Juncker, ottenne 423 voti a favore e 209 contrari).

L’ambiente prima di tutto

Nel suo discorso d’investitura, che ha preceduto il voto degli europarlamentari, von der Leyen ha tracciato i principali capitoli dell’azione politica che intende portare avanti, con la sua squadra, nei prossimi 5 anni. E in cima a tutto c’è la questione ambientaleil “Green Deal” europeo. A partire dall’emergenza di Venezia:  “Proteggere il nostro clima è una sfida essenziale per noi e per tutto il mondo”, ha spiegato la presidente rivolgendosi ai parlamentari. “Come può essere altrimenti quando Venezia è sott’acqua? Vediamo le foreste in Portogallo colpite da incendi, la siccità in Lituania. Prima l'Europa si muoverà, maggiori saranno i vantaggi per cittadini. Non possiamo perdere neanche un secondo. Abbiamo il dovere di agire e il potere di guidare il cambiamento”. 

Quindi ha parlato di “transizione verso la neutralità climatica” che dovrà avvenire entro il 2050, ma che dovrà essere “equa e inclusiva altrimenti non potrà avvenire. L’Europa rappresenta circa il 9% delle emissioni globali. Da soli non possiamo far molto. Dobbiamo portare il mondo con noi. Noi ci candidiamo a essere un soggetto in grado di definire gli standard globali, ma è evidente che serve una parità di condizioni nel mercato». Per poi concludere: «Il Green Deal europeo è un must per la salute del nostro pianeta, della nostra gente e della nostra economia. Ci consentirà di ridurre le emissioni favorendo il lavoro. E Frans Timmermans (vicepresidente esecutivo con delega al clima) è la persona giusta per far accadere tutto questo”. 

“Riformare il sistema di asilo”

Poi la questione migranti. “L’Europa offrirà sempre un rifugio per tutti coloro che hanno bisogno di protezione internazionale», ha rimarcato la presidente della Commissione Ue. Perché, ha precisato, a chiedere una soluzione comune sono gli stessi cittadini europei: “È un tema che ci ha spaccato, ma dobbiamo andare avanti. Servono soluzioni che vadano bene per tutti”. Ossia, contrastare con ogni mezzo il proliferare dei trafficanti di esseri umani e riformare il sistema di asilo, ma senza dimenticare i valori di solidarietà. «In questo modo arriveremo a un consolidamento delle frontiere. Dobbiamo investire con azioni di partenariato nei paesi di origine. Non sarà facile ma ricordiamoci che è la cosa giusta da fare”.

Oltre al clima, Ursula von der Leyen ha inserito nella sua agenda di priorità il nuovo impulso alla digitalizzazione e alle nuove tecnologieper rendere più solida la cooperazione tra gli stati dell’Unione Europea e per creare una “nuova politica industriale europea che sia realmente federale e non più solo la somma di politiche nazionali”. E con un riferimento a un migliore utilizzo della flessibilità sulle regole di bilancio. "Più tempo e spazio per permettere alle nostre economie di crescere. Dobbiamo usare tutta la flessibilità consentita".

Soltanto buoni propositi? Non è da escludere, vista la difficoltà delle sfide: clima, migrazioni, competitività europea nel commercio internazionale sono argomenti assai complessiche non si risolveranno certo in un giorno. Ma von der Leyen ha messo sul piatto investimenti per mille miliardi di euro: non è poco. E le sue parole hanno convinto gran parte di coloro che, inizialmente, avevano accolto la sua candidatura con una aperta freddezza. 

Un voto compatto, non una coalizione

Nel computo finale dei voti, von der Leyen ha potuto contare sull’appoggio dei tre principali gruppi politici europei: Popolari, Socialdemocratici e Liberali. Astenuti i Verdi(al voto per l’investitura della neo presidente avevano votato contro) nonostante il peso che Ursula von der Leyen ha voluto dare nel suo discorso alla questione ambientale. Come dire: bene, ma parlare è semplice. Vediamo i fatti e ne riparleremo. Che poi, a dirla tutta: la maggioranza è ampia, ma il terreno sul quale la Commissione dovrà muoversi resta comunque accidentato. Per dirne una: Popolari, Socialdemocratici e Liberali hanno sì votato a favore, ma senza firmare un vero accordo di coalizione. Un accordo “di sostanza” che potrebbe tuttavia nascondere differenze (e diffidenze) su diverse questioni. Tra i partiti italiani hanno votato sì il Partito Democratico, Forza Italia e gran parte del Movimento 5 Stelle (10 favorevoli, 2 contrari, 2 astenuti). Voto contrario per Lega e Fratelli d’Italia.

In conclusione, von der Leyen ha voluto sottolineare la qualità della squadra di Commissari che la affiancheranno durante il suo mandato. “Un’equipe eccezionale”, l’ha definita. Per poi elogiare pubblicamente Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari Economici. “Ogni Stato membro dell’Unione si è impegnato per gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu”, ha rilevato la Presidente. “E il commissario italiano Paolo Gentiloni gestirà il raggiungimento degli obiettivi: io credo in lui". Lo stesso Gentiloni ha poi commentato: “La mia priorità sarà la crescita. C’è molto da cambiare e da fare per rilanciarla, per renderla più sostenibile sul piano ambientale e sul piano sociale”. E giù applausi. Ma dal primo di dicembre le parole non basteranno più. 

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