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Il nuovo decreto legge su immigrazione e protezione internazionale: ecco cosa prevede

La richiesta era arrivata direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, alla firma dei decreti sicurezza, aveva segnalato al parlamento due pesanti rilievi. Il primo era una critica all’introduzione delle multe, fino ad un milione di euro, per le Ong che soccorrono i migranti in mare, mentre il secondo punto cruciale di cui il Presidente aveva auspicato una modifica era riferito al punto in cui il decreto tratta di manifestazioni e ordine pubblico.

Nella notte tra lunedì 5 e martedì 6 ottobre 2020, i decreti sicurezza sono stati di fatto superati. In un Consiglio dei Ministri conclusosi alle 21.43 del 5 ottobre, e che ha visto anche l’approvazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2020, si è giunti anche al superamento dei decreti sicurezza voluti dall’allora Ministro dell’interno Matteo Salvini.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha approvato quindi un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare.

Cosa cambia con il nuovo decreto-legge?

Le modifiche più sostanziali riguardano quindi due importanti aspetti: quello della protezione internazionale e quello del soccorso in mare.

Per quanto riguarda il primo il decreto-legge introduce il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio possa determinare il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. Fino ad ora, la normativa vigente, impediva l’espulsione o il respingimento solamente nel caso ci fosse un rischio di tortura per il respinto. In tutti questi casi allo straniero ora verrà rilasciato un permesso di soggiorno per protezione speciale.

Le modifiche più sostanziali riguardano due importanti aspetti: quello della protezione internazionale e quello del soccorso in mare

Oltre a questo, il decreto-legge affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno, cioè quel procedimento amministrativo attraverso il quale il cittadino straniero, che è già stato autorizzato a soggiornare nel territorio italiano, richiede un permesso di soggiorno per un motivo diverso al precedente. Il decreto approvato nella serata di lunedì stabilisce che saranno convertibili in permesso di soggiorno per motivi di lavoro sia i permessi di soggiorno per protezione speciale, sia i permessi per calamità, per residenza elettiva, per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, per attività sportiva, per lavoro di tipo artistico, per motivi religiosi e per assistenza minori. 

Sempre per quanto riguarda il tema dell’immigrazione, il decreto-legge di fatto ridisegna nuovamente il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione. Viene creato un nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione” che di fatto, secondo quanto riportato dal comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, dovrebbe articolarsi in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione. Di fatto quindi si ritorna ad un sistema diffuso, con gli ex Sprar (ora Siproimi) di nuovo al centro. Il richiedente asilo quindi potrà nuovamente accedere a queste strutture gestite dai Comuni, cosa che gli era stata impedita con i precedenti decreti sicurezza.

In ultimo poi, il decreto-legge ha affrontato il tema sollevato dal Presidente Mattarella. Le sanzioni amministrative sono state cancellate, rimangono le multe da 10 a  50 mila euro e due anni di reclusione (quindi penale), oltre al divieto di ingresso nelle acque territoriali ma solamente se le navi che, impegnate nel soccorso, non avranno comunicato al centro di coordinamento italiano e al Paese di appartenenza le loro operazioni, caso che, è giusto segnalare, non capita mai se il soccorso in mare viene effettuato da un’imbarcazione di una Ong.

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