MONDO SALUTE

La pandemia ha raddoppiato la prevalenza dei disturbi mentali tra i giovani nei paesi UE

Il covid ha messo a dura prova la salute mentale dei cittadini e delle cittadine dei paesi dell’Unione europea. La pandemia ha causato quello che il report Health at a Glance: Europe, nato dalla collaborazione tra l’OCSE e la Commissione europea, definisce “un peggioramento senza precedenti della salute mentale della popolazione, in particolare tra i giovani”. L’emergenza sanitaria ha infatti esacerbato i fattori di rischio associati ai problemi di salute mentale, indebolendo allo stesso tempo i cosiddetti fattori protettivi, in primis la possibilità di svolgere attività fisica.

Numeri in aumento

Per quanto sia difficile ottenere una comparazione oggettiva del fenomeno tra i diversi paesi, visto che in ognuno di essi i dati sono stati raccolti per fasce d’età e periodi di tempo differenti (ad esempio, le informazioni disponibili relative alla salute mentale dei bambini sono piuttosto scarse), si può osservare un significativo aumento dei problemi di salute mentale tra i cittadini e le cittadine UE negli ultimi due anni. Nonostante all’inizio del 2022 sia stato registrato un leggero miglioramento della situazione, i casi di ansia e depressione tra la popolazione giovane sono raddoppiati rispetto al periodo prepandemico.

Nel 2019 oltre una persona su sei tra i 15 e i 29 anni (il 17,4% della popolazione europea compresa in quella fascia d’età, ovvero oltre 14 milioni di persone) ha sperimentato un problema di salute mentale. Eppure, se prima della pandemia la prevalenza dei disturbi mentali era comunque maggiore tra gli adulti rispetto ai giovani (tali problemi interessavano infatti il 7% della popolazione adulta contro il 6% di quella compresa tra i 15 e i 24 anni), la situazione si è invertita a causa dell’emergenza sanitaria, che ha determinato un’improvvisa interruzione alla vita scolastica e sociale di bambini, adolescenti e adulti al di sotto dei trent’anni.

L’incidenza dei sintomi associati alla depressione ha raggiunti picchi più alti durante i periodi di lockdown, durante i quali le misure che limitavano la libertà di spostamento erano particolarmente restrittive. Si è stimato che nella primavera 2022, in media una persona su due (il 55% del totale della popolazione adulta europea) era a rischio di depressione. Questa quota variava tra il 40% (in alcuni paesi tra cui Slovenia, Danimarca e Paesi Bassi) e il 65% (in Polonia, in Grecia e a Cipro). La quota di popolazione tra i 18 e i 29 anni che ha sperimentato i sintomi di questa patologia è raddoppiata durante la pandemia in diversi paesi europei, specialmente in Islanda, Svezia e Norvegia, dove ben un terzo dei giovani ha avuto a che fare con questo disturbo durante la pandemia.

In particolare, le fasce sociodemografiche più a rischio di sviluppare i sintomi della depressione sono le donne, le persone disoccupate o in difficoltà finanziarie e quelle a rischio di esclusione sociale (a causa dell’orientamento sessuale o dell’appartenenza a minoranze etniche).

Anche la prevalenza dei disturbi d’ansia è aumentata significativamente nei paesi europei rispetto ai livelli prepandemici, specialmente in Belgio (dove è raddoppiata per la fascia d’età 18-29 tra il 2020 e il 2022), in Finlandia (dove è aumentata di oltre il 50% nella fascia d’età 14-20 tra il 2019 e il 2021, e in Francia (dove quasi un giovane su tre tra i 18 e i 24 anni ha riferito di aver sperimentato sintomi di ansia tra il 2020 e il 2022). Belgio e Francia hanno inoltre registrato un allarmante aumento dei tassi di ideazione suicidaria tra i giovani. In questi paesi, infatti, il numero di persone che ha riferito di aver avuto pensieri suicidi si è quintuplicato come conseguenza dell’emergenza sanitaria.

Assistenza ridotta e pazienti insoddisfatti

L’impatto negativo della pandemia sulla salute mentale dei giovani nei paesi UE è stato esacerbato anche dal fatto che, specialmente, durante la prima ondata, i servizi di assistenza sanitaria deputati al trattamento dei disturbi mentali – svolti sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale – hanno subito molte interruzioni La quasi totalità degli sportelli di supporto psicologico (a cominciare da quelli organizzati a livello scolastico) hanno dovuto chiudere per un certo periodo di tempo e i trattamenti terapeutici per la cura di questi ultimi sono stati spesso rinviati o comunque limitati.

Nella maggior parte dei paesi europei gli ospedali e i centri di assistenza si sono riorganizzati e riconfigurati il più in fretta possibile per poter erogare a distanza i servizi dedicati alla salute mentale e soddisfare l’elevata domanda di assistenza psicologica e psichiatrica. Nonostante ciò, la disponibilità di tali servizi era sensibilmente inferiore rispetto ai livelli prepandemici, con un conseguente prolungamento dei tempi di attesa per i pazienti.

Quasi la metà dei giovani europei (il 49% delle persone tra i 18 e i 29 anni) contro poco meno di una quarto della popolazione adulta (il 23% delle persone sopra i 29 anni) si è dichiarata insoddisfatta dalla disponibilità di servizi deputati al supporto psicologico e alla cura dei problemi mentali sia durante la primavera del 2021, sia in quella successiva.
Si tratta di un dato particolarmente preoccupante anche perché è verosimile che nei mesi e gli anni a venire la domanda di cure mentali da parte dei giovani continuerà a crescere a causa delle enormi fonti di incertezza che impattano sul loro benessere psicologico a livello globale, come la crisi climatica, la guerra in Ucraina e l’aumento del costo della vita.

Per questo motivo, come viene segnalato nel report, l’implementazione e il rafforzamento di servizi di supporto psicologico efficaci dovrebbero rappresentare una priorità per i sistemi sanitari dei paesi dell’Unione europea, i quali dovrebbero prestare molta attenzione allo stato di salute complessiva dei loro abitanti, soprattutto di quelli più giovani, assicurandosi di intercettare le loro esigenze e soddisfare i loro bisogni di cure mentali. È fondamentale infatti delineare politiche mirate alla prevenzione, alla presa in carico precoce dei disturbi mentali e alla promozione di opportunità di inclusione sociale e inserimento nel mercato del lavoro per le persone che ne sono affette.

Dobbiamo prenderci più cura gli uni degli altri, attraverso tutte le generazioni

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