SOCIETÀ

Più lauree e studenti internazionali. I numeri del report OCSE

L’istruzione terziaria è al centro dell’edizione 2022 di Education at a Glance, il report sulla scuola stilato ogni anno da OCSE, che in quest’edizione dedica a tale argomento uno speciale approfondimento intitolato Spotlight on tertiary education.

Il dato principale che emerge dal documento è che la percentuale di persone che hanno conseguito una laurea o un titolo di studio equivalente continua a crescere in tutti i paesi OCSE dal 2000, anno in cui la percentuale di giovani adulti compresi tra i 25 e i 34 anni d’età con un titolo di istruzione terziaria era del 27%. Nel 2021 questa percentuale è salita al 48%, con una media del 53% di donne laureate e del 41% di uomini laureati.

Esiste comunque una certa variabilità di queste percentuali se si prendono in considerazione i singoli paesi. L’Italia, a cui dedicheremo un approfondimento, è tra quelli in cui la percentuale di persone in possesso di una laurea è più scarsa: il nostro paese conta infatti meno del 30% di laureati tra i giovani nella fascia d’età 25-34. In tutti i paesi OCSE, inoltre, la maggior parte dei laureati è quasi interamente concentrata nelle grandi città, in primis nelle capitali.



 

Il progressivo aumento di partecipazione ai percorsi di istruzione universitari è dovuto anche all’impegno profuso dagli stati OCSE per allargare le fila dei laureati nelle fasce di popolazione più giovani. Ad esempio, come viene sottolineato nel report, oggi molti paesi prevedono la possibilità di ottenere un diploma di istruzione terziaria grazie a percorsi di studi di breve durata, che permettono a chi vi si iscrive di acquisire in poco tempo un livello di conoscenze e competenze adeguato all’inserimento nel mondo del lavoro. L’Unione Europea, che si era posta l’obiettivo di estendere almeno fino al 45% la percentuale dei laureati tra i giovani tra i 25 e i 34 anni entro il 2030, ha già raggiunto il suo traguardo.

Va inoltre considerato che le persone con un titolo di istruzione terziaria godono, in media, di migliori prospettive occupazionali e di guadagno per il proprio futuro lavorativo.

Il tasso di occupazione per le persone tra i 25 e i 64 anni che sono in possesso di una laurea o di un titolo equivalente è in media più alto, all’interno dei paesi dell’OCSE, rispetto a quello delle persone con un titolo di studio di scuola secondaria o inferiore. Le persone con un diploma di istruzione terziaria hanno in media il 10% in più di possibilità di trovare lavoro rispetto a chi possiede titoli di studio inferiori e corrono anche un rischio più basso di restare disoccupati per 12 mesi o più: la media OCSE è del 31% di disoccupati tra i laureati, contro il 35% tra le persone con diploma di scuola secondaria e il 40% tra quelle con titolo di studio inferiore a quello secondario.

Le persone in possesso di una laurea o di un titolo equivalente corrono anche un minor rischio di diventare dei NEET, acronimo che sta per Not (engaged) in Education, Employment or Training e che descrive coloro che non studiano e non lavorano. Infatti, la percentuale dei NEET tra i 25 e i 29 è del 12% tra i laureati e del 20% tra i possessori di un livello di istruzione inferiore.

Chi ha una laurea ha un vantaggio retributivo medio del 44% rispetto a chi non ce l’ha, percentuale che sale addirittura all’88% per chi possiede una laurea magistrale o un dottorato. Anche nei campi di studio dove la retribuzione attesa è solitamente inferiore, come le arti, i laureati ricevono in media salari migliori. Inoltre, è interessante notare che i vantaggi retribuitivi che porta con sé il conseguimento della laurea ripaga sia i costi dello studio sia l’assenza di introiti percepiti durante il periodo di studio.

Un altro trend positivo tra i paesi OCSE è quello che riguarda la mobilità internazionale degli studenti, anch’essa in costante crescita da circa 20 anni. In media, nei paesi OCSE, la quantità di studenti stranieri in tutto il mondo è salita del 5,6% all’anno dal 1998 al 2020. Eppure, un dato da non trascurare è che la mobilità verso i paesi non OCSE è salita ancora più rapidamente, con un aumento medio annuo del 6,9%.

Nel 2020 ben 6,4 milioni di studenti universitari hanno svolto un periodo di studio all’estero. La mobilità internazionale è più alta per i dottorandi (il 24% degli studenti di dottorato svolge il suo percorso di studi in un altro paese). La mobilità internazionale è invece del 14% per gli studenti dei master (termine usato a livello internazionale per descrivere il titolo laurea magistrale in Italia) e del 5% per gli studenti di bachelor (titolo equivalente alla nostra laurea triennale).

L’istruzione terziaria riceve il maggior numero di finanziamenti pubblici in quasi tutti i paesi OCSE, con una spesa media per studente di 17.600 dollari americani (dato che risale al 2019), contro i 11.400 dollari spesi per ogni studente della scuola secondaria e i 10.000 spesi per ogni studente della scuola primaria. Come viene spiegato nel report, le università e gli istituti di formazione terziaria ricevono il maggior numero di fondi sia perché i docenti percepiscono stipendi più elevati rispetto a quelli degli insegnanti di scuola primaria e secondaria, sia perché le spese appena descritte servono anche a coprire anche i costi della ricerca scientifica che viene condotta in queste strutture.

 

La spesa totale destinata all’educazione terziaria è cresciuta del 22% dal 2008 al 2019, con aumenti particolarmente elevati, che toccano addirittura il 40%, in Cile, Estonia, Israele, Messico e Norvegia.
In media, nei paesi OCSE, circa un terzo dei fondi destinati all’educazione terziaria proviene dal settore privato: tre quarti dalle famiglie e il restante da enti privati come imprese o organizzazioni no profit. Lo stesso non accade per l’educazione primaria e terziaria, dove il 90% della spesa è coperto da finanziamenti pubblici.

Anche in questo caso, comunque, si possono osservare alcune differenze analizzando i dati relativi ai singoli paesi. In alcuni di questi, come la Norvegia, dove gli studenti nazionali non devono pagare tasse universitarie, la spesa proveniente dal settore privato per l’educazione terziaria è solo del 10%. Regno Unito e Stati Uniti sono invece i paesi dove le tasse universitarie sono più elevate e dove il costo dell’educazione terziaria è per ben due terzi o più a carico del settore privato. Nel report viene espressa una certa preoccupazione a riguardo: si legge, infatti, che nei paesi in cui l’accesso all’istruzione comporta costi significativi, le persone meno abbienti potrebbero essere dissuase dall’intraprendere un percorso universitario, nonostante i guadagni futuri attesi compenserebbero la spesa.

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