SOCIETÀ

Riprende lo sport, tra entusiasmo e paure

Come succede tutte le volta in cui una crisi interrompe il regolare andamento di un'attività, la ripresa è stata agognata fin da subito. È successo anche nel mondo dello sport, che è stato segnato dal lockdown in modo anche piuttosto intenso. In effetti, mettere in atto le norme di sicurezza in un ambito che coinvolge migliaia di persone non è semplice, e a rimetterci sono fin troppo spesso le piccole realtà legate al territorio. Per gli sport di squadra, in particolare, sembra addirittura impossibile salvare capra e cavoli (lo sanno bene le squadre di calcio finite in quarantena per un solo contagiato iniziale), ma non è che con gli sport individuali vada meglio: per garantire lo spettacolo negli ambiti professionistici, per esempio, ci vogliono specifiche professionalità (registi, cameraman, addetti alla comunicazione) e anche rinunciando allo spettacolo rimarrebbe tutto lo staff tecnico da tutelare.

In Italia c'è stato quasi un braccio di ferro tra i presidenti delle squadre di serie A e il Ministro dello Sport Spadafora: la volontà di ripartire c'era, anche ad aprile, ma se da parte del Governo si facevano pressioni per tutelare la salute, a discapito di buona parte del business, gli addetti ai lavori venivano messi di fronte a difficoltà insormontabili nella pratica (per un periodo si era paventato il divieto di contatto fisico tra sportivi). Alle società dilettantistiche, poi, andava anche peggio, perché gli investimenti da mettere in atto per rispettare le procedure sanitarie erano molto costose e non venivano bilanciate dal ritorno dell'investimento, che fin troppo spesso non esiste nelle realtà più amatoriali. Vero, con l'articolo 14 del decreto Legge 8 aprile 2020 il Governo aveva creato il Comparto Liquidità del Fondo di Garanzia e il Fondo Contributi Interessi in gestione all’Istituto per il Credito Sportivo (articolo 14 del decreto Legge 8 aprile 2020, n.23), per consentire l’erogazione di mutui senza garanzie e a tasso zero per le piccole realtà sportive che stavano per essere schiacciate dall'emergenza. E proprio da lì queste realtà stanno cercando di ripartire, anche se a molti sembra solo una goccia nel mare.

Già partita quasi con successo è invece l'NBA, che si è inventata una sorta di maxi-lockdown a Orlando, nel parco divertimenti di Disney World.

Inizialmente erano stati rilevati dei casi di positività, subito messi in isolamento. Ora, anche grazie a regole ferree come non uscire dalla "bolla" di Disney Word salvo che per esigenze improrogabili (per esempio matrimoni e funerali) e tamponi quotidiani, il campionato sta andando avanti (si è brevemente interrotto per le proteste legate al movimento Black lives matter e in particolare per le violenze contro Jacob Blake e altri manifestanti) e se tutto va bene dovrebbe concludersi a ottobre.

Nel frattempo il 19 settembre è ripartito il campionato di calcio di Serie A: fa strano pensarci, considerando l'affaire De Laurentis, che, come dichiarato anche da Bianca Berlinguer a Cartabianca, si sarebbe presentato febbricitante e senza mascherina a una riunione, salvo poi scoprire di essere positivo al Covid-19 (per fortuna tutti gli altri partecipanti non sono stati contagiati). E fa strano anche considerando che i giocatori alla fine dello scorso campionato continuavano a esultare, nella migliore delle ipotesi, con strette di mano. Mani che, naturalmente, durante il gioco vengono a contatto con la bocca, e anche se i giocatori sono costantemente controllati, possono comunque nascere dei piccoli focolai. Nel complesso la sensazione è quella che i "piccoli" facciano di tutto per rispettare le linee guida del Ministero, mentre sui grandi si tenda a chiudere un occhio.

Se tutte le misure di sicurezza non dovessero bastare, comunque, rimane una consolazione: gli e-sport. Naturalmente si perderebbe tutta la parte dal vivo, quando migliaia di spettatori si trovano nei palasport per assistere sul maxischermo alle competizioni, ma nel mondo dello streaming l'impatto economico di un eventuale nuovo lockdown avrà sicuramente un peso minore. E se gli sportivi professionisti dovessero rimanere momentaneamente privi di occupazione, possono comunque tamponare le perdite tramite i tornei virtuali, come hanno già fatto i giocatori NBA che hanno giocato le loro partite direttamente dal divano di casa a beneficio dei telespettatori, o i piloti di Formula 1 e i ciclisti orfani del Tour de France. Certo, non è la stessa cosa, ma la tutela della salute vale un compromesso.

 

 

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