CULTURA

Rodari, la chimica e la mineralogia

Gianni Rodari, scienziato. Ma scienziato eclettico, capace di attraversare con padronanza un po’ tutte le scienze. Persino la chimica e la mineralogia, che non sono sempre al centro del rapporto tra scienza e letteratura.

Un esempio? Nei suoi infiniti viaggi Giovannino Perdigiorno incontra anche la chimica. Si tratta di incontri rapidi, in apparenza sfuggenti. Tuttavia sono significativi. Non fosse altro perché, l’incontro per quanto fugace avviene già nel primo viaggio, tra Gli uomini di zucchero che vivono in un bizzarro paese, sono bianchi e sono dolci, portano nomi soavi:

         e il loro re si chiama

            Glucosio il Dolcificatore

Il glucosio sul trono? Non si era mai visto prima. Ma in quel bizzarro paese il sovrano non può che essere che lui: il monosaccaride aldeidico (direbbe un chimico) che è il composto organico più diffuso in natura. Delizia dei golosi e croce dei diabetici. 

Ma nel paese degli uomini di zucchero non è la chimica a essere bizzarra – gli zuccheri sono dolci – è il suo uso che è anomalo. Pensate che

         si mette la saccarina

            perfino nell’insalata.

Ma questo non è scienza chimica, direte voi. È solo uso di termini chimici – come glucosio – peraltro di linguaggio comune. Quanto a saccarina è proprio la parola di uso comune che richiama a un termine chimico diverso, saccarosio. Tutto vero. Ma l’uso di termini scientifici – in maniera più o meno alterata – nel linguaggio comune rimodella l’immaginario di noi tutti e, in qualche modo, è propedeutico alla creazione di una cultura scientifica. In altri termini, usando parole in uso nella chimica organica Rodari svolge anche questa funzione propedeutica. 

Ma per i palati (chimici) più fini c’è qualcos’altro. Tratto da L’affare del secolo, in Il gioco dei quattro cantoni.

         Nella provincia abbondano le rocce vulcaniche, che i basalti lecitici rappresentano uno dei tipi petrografici più diffusi, che il tufo, il peperino, la pozzolana sono presenti un po’ dappertutto. 

Questa è chimica applicata alla mineralogia. Non vi basta? A parte i basalti lecitici tutto il resto è linguaggio comune? E allora leggete questo, tratto da Il gioco dei quattro cantoni, storia principale dell’omonimo libro.

Basta un’occhiata a descrivere e classificare, a un occhio non ignaro di mineralogia come il suo: si tratta di pura ematite ottaedrica. E l’unghia vicina, al di là di ogni dubbio, è di serpentino nobile delle Alpi piemontesi. E l’unghia dell’anulare è inequivocabilmente un diaspro rosso con quarzo ialino, mentre quella del mignolo, a prima vista, si direbbe un borosilicato di alluminio. 

            […] Né mi stupirò domani, o tra una settimana, se mi scoprirò un piede di onice aprano e un altro di rubellite cristallizzata. Già a quest’ora, probabilmente, nelle mie ossa si stanno formando azzurriti e malachiti. Forse corindoni. Forse berilli, acquemarine, smeraldi.

Contenti? Qui siamo alla chimica dei minerali più precisa e (in apparenza) arcana per i più. Qui laureiamo in chimica dei minerali il nostro Gianni Rodari. 

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