UNIVERSITÀ E SCUOLA

Sammy Basso si laurea in scienze naturali all'università di Padova

Ci sono persone che con le loro azioni sono da esempio per migliaia di donne e uomini. È questo il caso di Sammy Basso, un ragazzo affetto da progeria che in questi anni è stato il volto e la mente di diverse iniziative a favore della ricerca su questa rara malattia.

Sammy però, oltre al suo impegno pubblico, non ha mai smesso di studiare. I risultati si sono visti e l’hanno portato ad una laurea in scienze naturali, conseguita martedì 17 luglio all’università di Padova. L’ateneo stesso in questi anni ha attivato una sinergia tra ufficio disabilità, personale docente e tecnico che ha reso possibile il percorso inclusivo. Proprio per il virtuoso movimento che c’è stato in questi anni, alla laurea sono state invitate come membri della commissione la prorettrice alla Didattica Daniela Mapelli e la delegata in materia di Inclusione e Disabilità Laura Nota. Inoltre è stato presente anche il co-tutor prof. Carlos Lopez Otin (Instituto Universitario de Oncologia, Universidad de Oviedo, Spagna), presso il quale Sammy fatto la tesi sulla progeria in Erasmus. 

Che cos’è la Progeria

La progeria o Sindrome di Hutchinson-Gilford (HGPS) è conosciuta in gergo comune come malattia dell’invecchiamento precoce. Il nome infatti deriva dal greco e significa “prematuramente vecchio”. La progeria è una malattia genetica rarissima caratterizzata dalla comparsa di un invecchiamento precoce nei bambini che colpisce un bambino ogni 4-8 milioni di nati. Come riportato sul sito dell’associazione italiana progeria, in tutto il mondo ci sono circa 70 bambini affetti da questa sindrome. Attualmente in Italia ci sono 5 casi di progeria.  

L’associazione

Sammy Basso da anni è il volto dell’Associazione Italiana Progeria, nata dall’idea di Laura e Amerigo. I genitori di Sammy l’hanno fondata nel 2005, quando il loro figlio aveva 10 anni. Nel sito Progeria Italia, Laura e Amerigo raccontano interamente la vicenda che li ha portati a fare rete per cercare di fare ricerca su una malattia così rara. “Ricordiamo come fosse ieri il momento - scrivono i genitori -: Sammy giocava in un angolo della stanza adibito ad area-gioco, noi seduti di fronte ai medici di genetica dell’Ospedale. Subito chiedemmo alquanto turbati chiarimenti in merito. Ci venne spiegato allora che la malattia era conosciuta anche come “Sindrome da invecchiamento precoce”, una malattia genetica rarissima, che con il passare degli anni avrebbe manifestato i problemi tipici degli anziani, che la vita media di nostro figlio era di 13 anni e mezzo, che non c’erano cure e nemmeno ricerche”. La ricerca però c’è stata, ha aiutato Sammy e molti altri a raggiungere traguardi che solo un decennio fa sembravano impossibili e, anche grazie a loro, a trasmettere forza di volontà e speranza a migliaia di persone.

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