SOCIETÀ

Perugia, un grande cantiere di pace. In migliaia alla Marcia PerugiAssisi per dire no alla guerra

Quattro giorni di incontri, dibattiti, assemblee e laboratori. Quattro giorni in cui Perugia si è trasformata in un vero e proprio cantiere della pace, culminato con la grande Marcia PerugiAssisi della Pace e della Fraternità, che domenica 12 ottobre ha visto la partecipazione di oltre 200.000 persone, tra cittadine e cittadini, studenti, attivisti, accademici, esponenti delle istituzioni, politici, artisti, giornalisti, intellettuali, camminare fianco a fianco per 24 chilometri fino ad Assisi, per ribadire un messaggio tanto semplice quanto urgente: la pace è un impegno collettivo, e non può più attendere.

Un messaggio forte, in un momento in cui la guerra è tornata a imporsi sulla scena mondiale. Dall’Ucraina alla Palestina, dal Sudan al Nagorno-Karabakh, i conflitti si moltiplicano, spinti da interessi politici, corsa agli armamenti e narrazioni sempre più aggressive.
Eppure, di fronte a questo scenario drammatico, la risposta dei popoli si è fatta sentire sempre più forte, nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo, trovando ancora legittimazione nella stessa Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani, che afferma:
"Tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale".

Tra le realtà attive nel cantiere per la pace, l’Università di Padova, presente anche quest’anno con una delegazione di oltre 100 persone,  tra studentesse e studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo e volontari del servizio civile, con il Centro Diritti Umani Antonio Papisca da sempre impegnato attivamente con la Marcia Perugia-Assisi. Con loro anche molti altri atenei italiani aderenti alla rete RUniPace, promossa dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), tra cui quelli di Brescia, Cagliari, Napoli L’Orientale, Roma Tre, Siena, Torino, Pisa, Perugia Stranieri e altri.

Questa partecipazione attiva è stata il frutto di un percorso condiviso, che ha preso forma anche nei giorni precedenti la marcia attraverso quattro grandi incontri che si sono tenuti a Perugia a partire dal 9 ottobre: l’Assemblea dell’Onu dei Popoli, l’Assemblea delle Dottorande e dei Dottorandi per la Pace, il Meeting Nazionale delle Scuole di Pace, l’Assemblea Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.
All'ottava Assemblea dell'Onu dei Popoli, che si è svolta a 80 anni dalla Fondazione dell’Onu, sono intervenuti oltre 130 rappresentanti di movimenti, associazioni, gruppi, sindacati, organizzazioni non governative, network e istituzioni nazionali e internazionali, giornalisti, enti locali, media, forze politiche, università e centri di ricerca provenienti da 35 paesi. Tra questi anche Francesca Albanese, relatrice speciale del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, che ha commentato i recenti accordi di Pace tra Palestina e Israele.

In ognuno di questi spazi si è lavorato per immaginare e costruire una cultura della pace, fondata sulla cura dell’altro, sulla giustizia sociale, sul rispetto dei diritti umani e sulla salvaguardia del pianeta.
Nel corso delle assemblee si sono alternate voci da tutto il mondo e tra loro anche i due giovani attivisti Monicah Nyareng Malith (Sud Sudan) e Akeya Dadi (Etiopia) arrivati a Perugia con il Centro Diritti Umani e il Comune di Padova.

La pace non si fa restando fermi, ha commentato Mascia. La pace si fa camminando, la pace si fa costruendo, si fa attraverso programmi di educazione, attraverso lo sport e soprattutto con le nuove generazioni. La face si fa con il negoziato, ma anche facendo esercizi di pace nelle scuole, nelle università, negli enti locali, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, dovunque si possa dialogare e costruire, sempre attraverso la non violenza, una politica, una coscienza e una cultura di pace.

L’ottava edizione dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli si è conclusa domenica con la Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità, con la prima Marcia delle Bambine e dei Bambini per la Pace. A mettersi in cammino sotto lo slogan "Imagine all the people" un fiume colorato di gente, slogan e bandiere. La Marcia ha visto dopo molti anni anche il ritorno dei leader politici nazionali marciare assieme accanto alle famiglie, alla scuola, ai bambini e alle bambine, a lavoratori e lavoratrici da tutta Italia.

La pace è troppo importante perché la si lasci fare ai potenti: bisogna che la facciano i popoli’ diceva il filosofo e pacifista Aldo Capitini che nel 1961 immaginò per la prima volta una marcia che non fosse contro qualcuno, ma per qualcosa: per la pace, per la giustizia, per la nonviolenza.
Sono passati più di sessant’anni da quando Capitani, insieme agli scrittori Giovanni Arpino, Gianni Rodari, Italo Calvino, Guido Piovene, al filosofo Norberto Bobbio, all'economista e federalista Ernesto Rossi, al pittore Renato Guttuso, riuscì a portare per la prima volta in marcia, da Perugia ad Assisi, oltre 20.000 persone sventolanti la bandiera, da lui ideata, con i colori dell’arcobaleno e la scritta ‘Pace’.
Oggi quell’intuizione si rinnova e si rafforza, raccogliendo lungo le strade dell’Umbria nuove generazioni, nuove battaglie, nuovi sogni. In un mondo attraversato da tensioni, crisi climatiche, ingiustizie economiche e violazioni dei diritti umani, camminare insieme per la pace diventa un gesto politico, sociale e culturale.
La Marcia PerugiAssisi continua a essere un atto di resistenza civile, una risposta collettiva alla rassegnazione e alla logica del conflitto. Un segnale forte che parla al mondo per ribadire che la pace non è utopia, è la sola alternativa possibile. E costruirla è responsabilità di tutte e tutti.

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