SOCIETÀ

Lo sport nell'era Covid, tra conferme e cancellazioni

Tra la lista delle attività che sono state messe in crisi dall'arrivo del SARS-CoV-2 c'è anche lo sport. In Italia le palestre sono chiuse da mesi, e l'attività fisica è limitata a quella che si può svolgere da soli all'aperto o in casa.
Prima di darci tutti al golf o di trasformare la vasca termale in una piscina olimpionica, con rischio di lite con gli altri utenti che potrebbe mettere in crisi la distanza di sicurezza, possiamo provare a consolarci con lo sport degli altri, da guardare direttamente dal divano.
Anche qui, però, non c'è molto da stare allegri: se è vero che i campionati professionistici continuano, senza aver sviluppato per ora grossi focolai, alcuni sport sono invece a rischio: in particolare, le Olimpiadi di Tokyo secondo il Comitato Olimpico non potrebbero, nella situazione attuale, svolgersi in sicurezza, e da più parti si parlerebbe o di un ulteriore rinvio (lo ha fatto per esempio il Dick Pound, ex vicepresidente e attuale membro del comitato olimpico), o, molto più probabilmente, di cancellazione.

Un bel problema non solo per tutti i partecipanti, che si sono allenati duramente per quello che è l'obiettivo di carriera di molti di loro, ma anche per il Giappone, che ha già investito 12 miliardi di dollari per adeguare gli stadi all'evento. Proprio per questo motivo il paese ospitante si oppone a un ulteriore rinvio, visto che già il primo ha impattato sui bilanci, mentre il Comitato Olimpico Internazionale si sta impegnando a trovare delle soluzioni praticabili, anche perché le Olimpiadi non venivano rimandate dai tempi della Seconda Guerra mondiale. Un grosso punto di domanda è la presenza del pubblico. Intanto non è detto che sarà consentita, ma in Giappone il controllo delle epidemie viene preso molto sul serio anche dai comuni cittadini (ricordiamo che è un paese dove si indossavano mascherine in tempi non sospetti) e secondo un sondaggio dell'emittente giapponese NHK, citato da Matthew Futterman del New York Times, ben l'80% dei giapponesi ritiene che i giochi dovrebbero essere di nuovo rimandati, almeno fino a quando i vaccini non avranno una diffusione più capillare sul territorio, o addirittura annullati. Pound nel frattempo ha pubblicamente dichiarato anche che gli sportivi impegnati eventualmente nelle Olimpiadi dovrebbero essere tra i primi a ricevere il vaccino (dopo gli operatori sanitari e le categorie più deboli): secondo lui, questo avrebbe un valore più che altro simbolico, e troverebbe anche un riscontro positivo nell'opinione pubblica.

Gli atleti costituiscono un numero molto piccolo e il significato sarebbe molto simbolico. Secondo me, ed è solo un'ipotesi, in questo contesto la maggior parte dei paesi sarebbe favorevole alla vaccinazione degli atleti Dick Pound

La sicurezza dei partecipanti alle Olimpiadi, comunque, è un problema effettivamente risolvibile, visto il vaccino e visto che tutto sommato iniziative come la "bolla" dell'NBA e il protocollo utilizzato nel calcio sembrano dare buoni risultati. Anche per questo motivo, fino ad ora, c'era stato un cauto ottimismo sulle olimpiadi, proprio perché molti sport hanno continuato a svolgersi regolarmente, anche se in modalità ridotta (per esempio la National Hockey League, di USA e Canada, si è svolta comunque, ma con meno partite e il Superbowl sarà il 7 febbraio, anche se vari brand come Coca Cola hanno rinunciato ai loro spot).
I disagi, però, rimangono comunque innegabili, quasi in ogni disciplina: alcuni tennisti, infatti, si sono pentiti di aver partecipato agli Australian Open, perché il rigido sistema di controlli non è bastato, e ben nove passeggeri dei voli riservati che avrebbero portato tennisti e staff in Australia sono risultati positivi al Covid una volta a destinazione e quindi, secondo il regolamento, tutti gli altri passeggeri di quei voli devono ora stare in quarantena per 14 giorni, rinunciando agli allenamenti.

In ultima analisi, però, il vero problema è la presenza del pubblico, che rimane un immenso punto di domanda (nel caso del Superbowl, per esempio, non è ancora chiaro quanti potranno accedere allo stadio, ma sicuramente ci saranno molti meno tifosi degli altri anni). Ad oggi, i voli internazionali sono centellinati, e anche se per gli atleti olimpici sarebbe possibile fare un'eccezione (o usare voli charter come per gli Australian Open) le presenze sugli spalti rimarrebbero limitate, tanto più che i giapponesi, come abbiamo visto, sembrano mantenere una posizione prudente.

E se secondo alcuni un albero che cade in una foresta deserta non fa rumore, c'è da chiedersi quanto rumore farebbero delle Olimpiadi con gli stadi vuoti.

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