SCIENZA E RICERCA

La strage degli alberi: in 3 anni persi 39 milioni di acri di foresta tropicale

Circa 39 milioni di acri di foresta tropicale persi negli ultimi tre anni, pari alla superficie del Bangladesh. È un grido di allarme quello lanciato da Oslo, dove si sta svolgendo l’edizione 2018 del Tropical forum: le foreste tropicali, così importanti per l’ecosistema globale, stanno soffrendo e non riescono più a rigenerarsi, colpite sì da calamità naturali – come gli uragani – ma soprattutto dall’azione dell’uomo. Deforestazioni fuori controllo, incendi (non) controllati per allargare i terreni coltivabili: sono queste le cause principali di sofferenza delle foreste.

Secondo uno studio, pubblicato mercoledì 27 giugno dal Global Forest Watch e realizzato utilizzando i dati satellitari provenienti dall’università del Maryland, il 2017 ha segnato il secondo record negativo di perdita di superficie forestale tropicale, appena sotto al primato del 2016.

In Brasile gli incendi boschivi per lasciar spazio all’agricoltura hanno mangiato tre milioni di acri di alberi, vanificando il lavoro del governo brasiliano per limitare i danni in Amazzonia. In Colombia l’accordo tra le Farc e il governo per la fine delle ostilità da parte del gruppo combattente armato rischia – dal punto di vista ecologico – di lasciar spazio a un aumento dello sfruttamento minerario e agricolo del territorio a discapito delle foreste. Mentre A Santo Domingo e Puerto Rico gli uragani hanno devastato quasi un terzo delle piante tropicali.

“Questi dati – spiega Andreas Dahl-Jorgensen, direttore del Norwegian government’s International Climate ad Forest Initiative – dimostrano una situazione allarmante per le foreste tropicali del mondo intero”. A tal punto da dichiarare: “Non raggiungeremo gli obiettivi sul clima del protocollo di Parigi senza una drastica riduzione della deforestazione”

Gli alberi, in particolare quelli lussureggianti tropicali, hanno la caratteristica di catturare anidride carbonica dall’aria e intrappolarla al loro interno. Bruciare o abbattere gli alberi fa rilasciare il gas nell’aria, a tal punto che alcune stime dicono che la deforestazione sia la causa di almeno il 10% delle emissioni di anidride carbonica ogni anno.

Il problema nel problema è che comprendere al meglio quale sia il tasso di deforestazione non è così semplice: da anni la United Nation’s Food and Agriculture Organization ha chiesto ai Paesi della fascia tropicale di fare dei rilevamenti periodici, ma molto di essi non hanno un’adeguata capacità tecnica per farlo

Qui viene in aiuto il sistema di raccolti dati satellitari dell’università del Maryland: “Grazie all’uso dei satelliti – spiega Matthew C. Hansen, a capo dello studio dell’ateneo americano – siamo in grado di identificare rapidamente delle anomalie. Possiamo per esempio accorgerci della nascita di una nuova strada per il taglio e il trasporto del legname e dare l’allerta”.

Dai satelliti i ricercatori hanno visto che solo in Colombia la foresta ha perso 1 milione di acri nel 2017, il 47% in più rispetto al 2016. Gran parte delle aree disboscate erano territorio delle Farc, ma da quando il gruppo armato è stato smobilitato “larghe porzioni di foresta sono tornate disponibili per lo sfruttamento intensivo”, spiega Mikaela Weisse di Global Forest Watch. 

In Brasile, a causa degli incendi appiccati dagli agricoltori, la foresta amazzonica ha perso molta superficie tra il 2016 e il 2017. Una situazione resa ancora più fragile dai cambiamenti climatici che stanno rendendo la zona più secca e quindi più vulnerabile ai focolai

Non ci sono solo segni negativi: in Indonesia il governo sta portando avanti con fermezza un protocollo per diminuire la deforestazione, causata soprattutto dal tentativo degli agricoltori di aumentare la superficie agricola disponibile per la produzione di olio di palma. I primi risultati sono incoraggianti: nel 2017 l’Indonesia ha diminuito dell’88% la percentuale di alberi abbattuti. 

Ma una storia positiva non permette di rendere il quadro generale migliore: è come cercare di spegnere l’incendio di una casa usando un cucchiaino da tè.

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