CULTURA

Teatri e persone: il "politico poetico" dell'Argine

Torniamo a parlare di teatro e comunità. Dopo il Teatro Civico di Schio, incontriamo le esperienze e i progetti di partecipazione svolti, in ventisette anni di attività e impegno, dal Teatro dell'Argine di San Lazzaro di Sàvena. A raccontare la storia, il presente e il futuro di questa realtà del territorio bolognese è Micaela Casalboni, co-fondatrice nel 1994. Le abbiamo subito chiesto: quanto conta per un teatro il rapporto con la comunità di riferimento? "È tutto - dice -. Il teatro è sempre quel luogo fisico o metaforico dello scambio e della relazione tra le persone: tra chi lo fa sul palco, chi lo guarda in platea, chi lo sperimenta su se stesso, per esempio in dinamiche di laboratorio o di progetto partecipato. Il teatro è un fine meraviglioso e costruisce una bellezza che non è solo degli artisti ma dell'intera comunità. E questa bellezza diventa forza, leva per dare voce a chi non ce l'ha, in contesti di fragilità, per portare il teatro in spazi altri, che possono diventare teatro pur non essendo teatri. Queste parole che avete scelto, "teatri e persone", per noi sono parole chiave, da sempre".

Montaggio: Elisa Speronello

Il teatro è un fine meraviglioso e costruisce una bellezza che non è solo degli artisti ma dell'intera comunità Micaela Casalboni, Teatro dell'Argine

Quali sono i progetti più significativi del Teatro dell'Argine, quelli capaci di attivare questo scambio tra artisti e cittadini? E quali sono i vostri primi interlocutori?

"Il Teatro dell'Argine nasce nel 1994 da un gruppo di ragazzi poco più che ventenni, insieme dopo un'esperienza di formazione, con la voglia di fare lo spettacolo più bello del mondo e portarlo in giro il più possibile. In verità, ci siamo ben presto accorti che questo sogno non poteva bastare perché il teatro non è solo lo spettacolo che va in scena dalle nove alle undici di sera. Ci siamo subito resi conto del potere formidabile del teatro come strumento di relazione, che abbatte barriere fra generazioni e culture, che accompagna la crescita quando si è bambini o adolescenti, che favorisce l'emergere delle singole potenzialità, delle capacità, delle bellezze, che può aiutarci a capire e gestire il nostro spazio in relazione a quello degli altri. Noi diciamo sempre: il teatro è come una piazza cittadina e come una palestra di convivenza civile. Ed è un luogo sicuro, dove chi è timido ed escluso nel mondo fuori viene assolutamente incluso. Per questo il teatro è formidabile sul palcoscenico ma lo è anche e soprattutto per le strade della città, nei centri d'accoglienza, negli ospedali, nelle carceri e in gruppi misti, per esempio con persone detenute e bambini o con artisti e chi artista non è. Quindi, tra tutti i nostri progetti, quelli a cui siamo più affezionati sono proprio quelli meticci, mescolati. Ne cito due: molti anni fa abbiamo acquistato un vecchio autobus di linea che andava dal centro di Bologna verso la periferia del Pilastro, dentro ci abbiamo costruito un teatrino viaggiante, per raggiungere quei luoghi che non erano toccati da offerta culturale di nessun tipo [...] Un altro progetto è Futuri maestrinato nel 2015 e concluso nel 2017, che, nell'arco di due anni, ha coinvolto 1500 tra bambini, bambine e adolescenti, dai 3 ai 18 anni, invitati a riflettere su parole chiave come amore, lavoro, guerra, crisi, migrazione. Questi ragazzi sono stati messi a confronto con Roberto Saviano, Michela Murgia e altri pensatori". Partendo da uno scambio sull'arte e sulle cinque parole scelte, è nato uno spettacolo, di cui questi bambini e adolescenti sono stati co-autori, messo in scena all'Arena del Sole di Bologna in nove repliche. 

Futuri maestri ha ricevuto, tra i tanti riconoscimenti, anche la medaglia del Presidente della Repubblica e la sua naturale evoluzione sembra essere Politico poetico.

"Politico poetico è in corso: è il progetto più recente, forse il più pazzo e il più tormentato, a causa del caos mondiale che stiamo tutti sperimentando oggi. Bambini e adolescenti sono i nostri interlocutori preferiti, da sempre. In Italia manca l'educazione artistica nelle scuole e se c'è non è sufficiente, ma noi sappiamo quanto sia potente. Politico poetico nasce nel 2019 proprio perché, dopo aver coinvolto i ragazzi come spettatori, attori e co-autori, ci siamo chiesti: cosa altro possiamo fare per loro? Cosa può fare ancora il teatro per i ragazzi delle scuole superiori? Molti di loro sono attivi nei collettivi studenteschi, fanno i campi con Libera, sul tema della legalità e della lotta alla mafia, fanno volontariato come scout e partecipano alle collette alimentari, manifestano nei Fridays for Future, insomma molti giovani sono attivi su temi importanti del nostro presente. E allora abbiamo preso l'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, siamo partiti dalle azioni concrete che ognuno di noi può mettere in atto. Ad oggi, sono 500 i ragazzi coinvolti: con loro abbiamo fatto dei laboratori di cittadinanza attiva attraverso il teatro, coinvolgendo esperti dell'Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile, dell'Università di Bologna e della Fondazione Innovazione urbana di Bologna. Questi esperti hanno parlato con loro di giusta informazione, perché anche la lotta alle fake news è al centro di questo progetto. A un certo punto abbiamo chiesto a questi giovani partecipanti di immaginare la città del futuro sotto cinque punti di vista: ambiente, disuguaglianze, lavoro ed economia, città e comunità, pace e giustizia".

Ogni ragazzo ha lavorato a una sfida, ovvero un progetto che diventerà un monologo teatrale pronunciato da ognuno di loro in Piazza Maggiore a Bologna, stando in piedi, sopra una cassetta della frutta, come se questa fosse un palcoscenico. Parallelamente verranno convocate le istituzioni cittadine all'Arena del Sole di Bologna per un confronto, a metà maggio. "Se la pandemia lo consentirà saremo in piazza e in teatro, ma se non sarà possibile ci inventeremo un'azione alternativa in piazza e contemporaneamente online [...] Poi, Politico poetico è anche uno spettacolo perché, se i ragazzi dei laboratori e degli eventi di sensibilizzazione fanno parte del cosiddetto Parlamento, ci sono anche tanti ragazzi in stato di disagio o pericolo, di cui spesso non ci ricordiamo: lo spettacolo Il labirinto raccoglie 14 storie, come i 14 giovinetti che venivano sacrificati al Minotauro, e sono frutto di interviste fatte da noi e tradotte in 14 piccoli film a cui il pubblico assisterà tramite realtà virtuale. Questa idea nasce prima della pandemia"Con la pandemia il lavoro ha subito prima un arresto e poi è ripartito, a distanza.

In conclusione, quanto le relazioni con le comunità possono contribuire a rilanciare i teatri oggi? Viviamo ancora una condizione di emergenza, ma possiamo "programmare" una ripartenza proprio partendo dal dialogo con le comunità, individuando nello scambio tra artisti, operatori, spettatori e cittadini la chiave per un nuovo inizio?

"Le buone pratiche del teatro, gli Stati generali del teatro italiano, con le questioni messe in campo da Oliviero Ponte di Pino e Mimma Gallina in Ateatro, avevano al centro questa domanda: a cosa serve il teatro? E oggi più che mai, bisogna chiedersi: a cosa serve il teatro se a nessuno importa? Come mai lo spettacolo dal vivo non ha ancora una legge quadro che possa disciplinarlo? La fragilità di questo nostro mondo è enorme eppure il teatro, la danza e la musica possono essere la chiave, in alleanza con l'educazione e il sociale, per una ripartenza alla grande, recuperando la fiducia, il rapporto con le persone anziane, ritrovando la giovinezza, rientrando nelle carceri. C'è un mondo di relazioni spezzate là fuori, e il teatro è il luogo delle relazioni e della cura, dell'altro e di noi stessi. Sarà fondamentale l'apporto di artisti, educatori, operatori sociali, cioè di tutti coloro che hanno le chiavi del benessere, della cura e dell'ascolto. Dopo il vaccino, questo ci servirà più di qualunque altra cosa".

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