UNIVERSITÀ E SCUOLA
Unipd e la pandemia: i numeri delle lezioni online e inaugurazione anno accademico in streaming
Il rettorato di Palazzo Bo
“L’Università di Padova non si è mai fermata, neanche nei momenti più difficili della storia patria, così come ricorda la medaglia d’oro al valor militare che ci è stata conferita perché fummo, nel corso del secondo conflitto mondiale, “tempio di fede civile e presidio di eroica resistenza””. Con queste parole il rettore Rosario Rizzuto ha voluto ribadire come l’impegno dell’ateneo sia quello di continuare ad elargire tutta l’attività didattica e non, anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo tutti noi.
Ne è riprova il fatto che l’inaugurazione dell’anno accademico, momento topico nella vita dell’università, non è stata rinviata, ma fatta via streaming.
Una modalità, quella telematica, che gli studenti e professori oramai conoscono molto bene. Il coronavirus infatti ha obbligato anche le università a ripensare come poter garantire un normale svolgimento delle attività accademiche. Abbiamo contattato Daniela Mapelli, prorettrice alla Didattica dell'università di Padova per capire che cosa sta facendo l'ateneo e quali sono i numeri, ad oggi, delle lezioni erogate in via telematica.
"L'università non si è fermata - ha dichiarato la professoressa Mapelli -, abbiamo iniziato da subito a mettere in atto strategie alternative. Dal 9 marzo abbiamo iniziato ad erogare tutte le lezioni in modalità telematica. Molti dei nostri docenti avevano già partecipato a dei corsi erogati dal servizio digital learning e multimedia che è un servizio che già avevamo all'interno dell'università".
"Fino ad oggi sono stati erogati 743 esami - ha concluso la professoressa -, che hanno coinvolto più di 7.100 studenti e, sempre fino ad oggi, siamo riusciti ad erogare circa cento sedute di laurea".
Un’inaugurazione del 798esimo anno accademico che, come di consueto, vede intervenire, questa volta via streaming, diverse autorità. Tra queste la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, l’architetto David Chipperfield e la professoressa Stefania Bruschi cui è affidata la prolusione per l’inaugurazione del nuovo anno.
Quest’anno inoltre, a sostegno e ringraziamento delle categorie che in questi giorni stanno lavorando in prima linea per il bene di tutti, sono presenti anche un medico specializzando ed una studentessa al terzo anno di scienze infermieristiche: rispettivamente la dottoressa Giulia Bidese specializzanda in medicina d'emergenza-urgenza e Beatrice Albanese.
Beatrice ci ha raccontato la sua esperienza di tirocinio e di come ha vissuto i momenti concitati riconoscendo una “grande professionalità in questa situazione di emergenza. Il personale ha saputo far fronte all’emergenza rimanendo compatto e dando valore alle conoscenze acquisite negli anni".
"Ogni giorno, ogni ora non si sa cosa accadrà - ha continuato la laureanda all'università di Padova -ma ho visto e sentito la voglia di non fermarsi e sfruttare il proprio impegno, coraggio e grinta per mettersi in prima linea, rivedere il proprio lavoro e non mollare, mettendosi a disposizione dell’assistito a 360 gradi”.
In rappresentanza di coloro i quali sono in prima linea per la salute comune è stata invitata all'inaugurazione dell'anno accademico Giulia Bidese, specializzanda in medicina d'emergenza-urgenza. Quotidianamente lei lavora a stretto contatto con l'emergenza e, raggiunta telefonicamente, ci ha spiegato com'è cambiata la quotidianità di tutti gli operatori sanitari.
"Il modo di lavorare è cambiato e sta cambiando giorno dopo giorno - ha dichiarato Giulia Bidese - . Non è cambiata la missione del nostro Pronto Soccorso: individuare precocemente, gestire e stabilizzare il paziente critico. Il clima di angoscia e paura lascia però spazio alla flessibilità, al confronto costruttivo, alla collaborazione di tutto il personale in servizio presso il Pronto Soccorso. Ogni giorno aumentiamo la nostra capacità di gestire l’emergenza apportando i miglioramenti che derivano dal confronto di esperienze personali e dei vari Pronto Soccorsi italiani e dai dati clinici sempre crescenti su quello che è un nemico che iniziamo a conoscere".
Si sarebbe mai aspettata di dover gestire, a livello lavorativo, una situazione di questo tipo?
Sicuramente no, non avrei mai immaginato di trovarmi a lavorare nel contesto di una maxi-emergenza di tipo microbiologico. Gli ultimi eventi di questi anni ci avevano messi in guardia da possibili maxi-emergenze in relazione a catastrofi climatiche o attentati terroristici, ma non sul rischio microbiologico. Ciò ci porta a pensare che non sia possibile gestire una situazione straordinaria con logiche ordinarie.