SCIENZA E RICERCA

Vaccini e fake news: colpa anche di social bot e troll

Negli ultimi tre anni account fasulli, bot e troll – e tra questi anche troll russi – hanno contribuito ad alimentare la disinformazione in tema di vaccini attraverso i social network, Twitter nello specifico, diffondendo fake news e polarizzando l’opinione pubblica. A dimostrarlo è uno studio dal titolo Weaponized Health Communication: Twitter bots and Russian Trolls Amplify the Vaccine Debate pubblicato recentemente nell’American Journal of Public Health da un team di ricercatori della George Washington University, della University of Maryland e della Johns Hopkins University. Si tratta di un argomento particolarmente sensibile in questo momento storico, specie se si considera che oggi chi nutre dubbi sui vaccini si rivolge più spesso alla rete per raccogliere informazioni, anziché avere fiducia negli operatori sanitari. Un tema, quello della comunicazione, caro anche all’attuale governo italiano, che peraltro proprio in questi giorni sembra tornare sui propri passi sulla questione dell’obbligo vaccinale.

Ma torniamo al nostro studio. Gli scienziati hanno esaminato quasi un milione e ottocentomila tweet scritti tra il 14 luglio 2014 e il 26 settembre 2017 e hanno condotto un’analisi qualitativa di 253 tweet contenenti l’hashtag #VaccinateUS utilizzato da troll russi collegati all’Internet Research Agency. Un’agenzia russa, quest’ultima, nota come “fabbrica dei troll”, che pare abbia interferito nelle elezioni statunitensi del 2016.

“La stragrande maggioranza degli americani ritiene che i vaccini siano sicuri ed efficaci – commenta  David Broniatowski, docente alla School of Engineering and Applied Science della George Washington University e primo autore dello studio – ma a guardare Twitter si ha l'impressione che il dibattito sia acceso. Molti tweet contro i vaccini arrivano da account la cui provenienza non è chiara e potrebbero essere bot, utenti umani o “cyborg” (account reali hackerati ed entrati a far parte di una botnet Ndr)”. E nel 93% dei casi i profili non sono chiaramente identificabili. “Anche se è impossibile sapere esattamente quanti tweet sono stati generati da bot e troll i nostri risultati suggeriscono che una parte significativa del discorso online sui vaccini può essere generata da attori malintenzionati".  

I ricercatori hanno rilevato che i troll russi, i bot sofisticati e i cosiddetti “contaminatori di contenuti” twittano sulle vaccinazioni a tassi più elevati rispetto alla media degli utenti. I tweet riconducibili a troll russi contengono un linguaggio polarizzato e diffondono in egual misura contenuti a favore e contro i vaccini. Questo contribuisce ad amplificare il dibattito, a generare discordia e a erodere la fiducia del pubblico nelle politiche di sanità pubblica, esponendo al rischio di malattie infettive. Sorgono divari tra cittadini che hanno idee differenti e tra cittadini e istituzioni. Gli scienziati hanno constatato altresì che i “contaminatori di contenuti”, cioè account che distribuiscono malware e contenuti commerciali non richiesti, hanno diffuso invece post contro i vaccini il 75% in più rispetto agli utenti medi di Twitter.

La libertà di informazione non può prescindere dall’affidabilità delle fonti Filippo Anelli

Lo studio in questione non è passato inosservato. Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, sottolinea che la libertà di informazione non può prescindere dall’affidabilità delle fonti e che spetta alle autorità garantire tale affidabilità ed evitare manipolazioni e inutili allarmismi. La polarizzazione del dibattito, soprattutto se creata ad arte, genera un rumore di fondo e un’incertezza che mina la consapevolezza dei cittadini su argomenti tanto sensibili. 

“Alimentare la divisione sulle vaccinazioni – continuano Enrico Bucci, docente alle Temple University di Philadelphia, e lo storico della medicina Gilberto Corbellini in un corposo articolo su Il Foglio – nel modo in cui è stato fatto secondo i risultati dello studio pubblicato, significa ingenerare sospetto sull’affidabilità delle istituzioni politiche preposte al controllo, ma anche interferire con le informazioni che mirano a far maturare nelle persone un grado di comprensione adeguato a capire la logica, non scontata, delle vaccinazioni”. In pratica, secondo i due studiosi, non si genera solo sfiducia nella politica o nella comunità scientifica, ma si impedisce che le persone esitanti diventino favorevoli alle vaccinazioni.

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