CULTURA

Ville venete, il tempo e l'eterna bellezza

Ogni villa custodisce una storia. Le stanze, i corridoi, i giardini raccontano vite, relazioni, segreti, svolte e passaggi. A Luvigliano di Torreglia, nel padovano, accanto a Villa dei Vescovi, si trova la casa in cui visse Cesare Pollini (13 luglio 1858 - 26 gennaio 1912). Il viaggio de Il Bo Live inizia da qui, dalla dimora, forse poco conosciuta, che ospitò il pianista e compositore a cui Padova ha dedicato il suo conservatorio, e di cui nel 2018 si ricordano i 160 anni dalla nascita. Villa Pollini è una delle oltre quattromila ville, catalogate dall’Irvv – Istituto regionale ville venete, che costellano il paesaggio veneto e, solo in parte, quello friulano. Non è la più imponente, ma certamente si offre come raffinato scrigno di memoria da (ri)scoprire, immerso nella natura dei Colli Euganei. “Pollini vi trascorse l’infanzia e, dopo un periodo a Padova, vi tornò desiderando un rifugio dove vivere serenamente insieme alla madre, alla sorella e al nipote”, spiega Claudia Baldin, guida turistica, esperta di ville venete e coordinatrice del parco letterario Francesco Petrarca e dei Colli Euganei, che ha disseminato di targhe letterarie il territorio collinare.

Riprese e montaggio: Tommaso Rocchi

Immersi nel verde del giardino di Villa Pollini, dove d’estate si sente forte il frinire delle cicale, si può già ammirare lo splendore di Villa dei Vescovi, oggi bene del Fai – Fondo ambiente italiano, una dimora di inizio Cinquecento adagiata su un poggio e abbracciata dal paesaggio dei colli. Il concepimento della villa fu affidato ad Alvise Cornaro dal vescovo di Padova, con l’idea di farne sede di un circolo intellettuale immerso nella pace della natura. Progettata dall’architetto veronese Falconetto, fu poi ripensata da Giulio Romano. Ancora oggi Villa dei Vescovi rappresenta l’incontro felice e armonioso di architettura, arte e paesaggio, luogo di silenzio e bellezza da esplorare attraversando sale affrescate e logge. Lo scrittore Dino Buzzati, raccontando nelle sue Cronache terrestri di una Festa in villa col mago (1967), organizzata dal “dottor Vittorio Olcese”, scrive: “È uno dei primi esempi di architettura classica nel Veneto. Palladio non si era ancora rivelato. Sorge in cima a una collinetta e i suoi due orgogliosi loggiati fissano, immobili, il singolare panorama che è probabile sia unico al mondo”.

Sempre a Torreglia, non lontano da Villa Pollini e Villa dei Vescovi, si trova Villa Gussoni Verson. La dimora, che fu dell’abate Giuseppe Barbieri, oggi appartiene alla famiglia di Saverio Verson, il quale ha aperto le porte della sua casa per condividere con Il Bo Live la storia di una villa le cui stanze furono attraversate e vissute dall’abate e docente dell’università di Padova e anche dal suo allievo Niccolò Tommaseo. Spazi preziosi che custodiscono memoria di altre esistenze. Scriveva Barbieri nelle sue Veglie Tauriliane (1821): “Sorge la villa sul dosso erboso di un colle fruttifero, ventilato da purissime auree, e sotto a benignissima guardatura di cielo: ché, nato appena, la vien salutando co’ primi raggi il sole, e tutta intorno la veste con la sua luce […] Le vedute poi che di là si presentano all’occhio, oh! le vedute sono cosa teatrale”.

Tra tempo che passa ed eterna bellezza, non si può parlare di ville venete senza parlare di Andrea Palladio. “Nato a Padova ma conosciuto come cittadino illustre di Vicenza, territorio in cui si trovano la maggior parte delle ville da lui progettate - racconta Baldin –. Ha reinterpretato la classicità, adattando le ville a ogni famiglia, per questo potremmo definirlo anche il sarto dell’architettura”. Le ventiquattro ville palladiane sono oggi patrimonio Unesco: da Villa Almerico Capra detta La Rotonda, a Vicenza, esempio straordinario del genio palladiano, progettata e costruita intorno al 1570 e citata anche da Goethe, che la visitò – “Forse mai l’arte architettonica ha raggiunto un tal grado di magnificenza” - a Villa Barbaro di Maser, nel trevigiano, con la cinta muraria recentemente crollata a causa delle recenti violente piogge estive con la conseguente esondazione del Rubianco, passando per Villa Foscari detta La Malcontenta, lungo la Riviera del Brenta, nel veneziano. 

Un numero straordinario di gioielli incantevoli e al tempo stesso fragili, da valorizzare e tutelare, che richiedono continue attenzioni e interventi. Spiega Elena Svalduz, storica dell’architettura e docente all’università di Padova (dipartimento dei Beni culturali): “Non si tratta solo di agire attraverso la tutela dell’edificio, è necessario considerare tutto ciò che ruota intorno. È importante rafforzare l’identità di questo patrimonio e concentrarsi sull’attivazione, che non è solo turismo ma creazione di rete. Bisogna collegare questi punti di osservazione sulle dinamiche trasformative su scala territoriale, facendoli diventare centri di promozione culturale, anche adottando le nuove tecnologie e mettendole al servizio dei contenuti storici. Se non siamo in grado di tutelare questo eccezionale patrimonio diffuso, che sta sotto i nostri occhi, allora dobbiamo porci delle domande, anche sul nostro futuro. La storia crea identità per le comunità di oggi e di domani”.

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