SOCIETÀ
“L’unica cosa di cui ero stanca, era di arrendermi”
Rosa Parks in un'immagine dell'epoca. Foto: Courtesy Everett Collection/Contrasto
Whatever my individual desires were to be free, I was not alone. There were many others who felt the same way. “Qualsiasi sia stato il mio desiderio personale di libertà, io non ero sola. C’erano tante altre persone che provavano le stesse cose”. L’1 dicembre 1955 Rosa Parks, figlia di James e Leona McCauley e moglie di Raymond Parks, sale sull’autobus e prende posto. Ha 42 anni, fa la sarta e prende il bus di Montgomery City per ritornare a casa. Trova un posto libero nel settore comune, quello che obbliga i neri ad alzarsi all’arrivo di un bianco (le sezioni erano tre: davanti quella riservata ai bianchi, quella per i neri in fondo, in mezzo quella mista con diritto di precedenza per i bianchi). Poco dopo, infatti, il conducente le ordina di cedere il posto. Rosa Parks, che è membro attivo della Naacp locale (National association for the advancement of colored people), si rifiuta di obbedire, con gentile fermezza. Un "no" che cambierà la storia dei diritti civili in America. Cleveland Ave, riporta ancora oggi la scritta di quel bus bianco e giallo diventato un simbolo e conservato ora al Museo Henry Ford di Deaborn, nel Michigan. “La gente dice sempre che non rinunciai al mio posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, o non più di quanto lo fossi di solito al termine di una giornata di lavoro. Non ero anziana, sebbene alcune persone si siano fatte l’idea che allora fossi vecchia. Avevo quarantadue anni. No, l’unica cosa di cui ero stanca, era di arrendermi”.
Rosa Parks viene schedata subito dopo il suo arresto. Foto: Courtesy Everett Collection/Contrasto
Da quel momento tutto cambia: il 5 dicembre dello stesso anno inizia il boicottaggio degli autobus di Montgomery: 381 giorni di resistenza passiva, guidata da Martin Luther King e terminata il 21 dicembre 1956, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilisce l’incostituzionalità della segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici. È l’inizio di una vera e propria rivoluzione: alle proteste di massa non violente a sostegno dei diritti di libertà e uguaglianza negli Stati Uniti, rispose una vera e propria campagna di terrorismo filo razzista contro la comunità nera. Dieci anni dopo, è il 1964, Lyndon B. Johnson firma il nuovo Civil rights act. Quel giorno, con lui, c’è Martin Luther King. “We shall overcome”, dirà il presidente Johnson l’anno successivo, in occasione del Voting right act.
I danni provocati dall'attentato alla chiesa battista di Birmingham in Alabama nel 1963. Foto: AP
Rosa Parks muore a Detroit il 24 ottobre 2005, all’età di 92 anni, passando alla storia come The mother of the civil rights movement.Ora, a dieci anni dalla sua scomparsa e a sessant’anni dal suo “no”, non è solo l’America a ricordare il gesto di Rosa Parks (leggi anche: Hillary Clinton coming to Alabama to mark Montgomery bus boycott 60th anniversary), succede anche in Italia. Il Mibact, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha lanciato la campagna #alpostogiusto, rivolgendosi alle scuole e coinvolgendo quindi anche e soprattutto bambini e ragazzi. Tra l’1 e il 6 dicembre molte città saranno attraversate da autobus e tram che sul display avranno ben visibile la scritta 60 Rosa Parks. Alcuni di questi ospiteranno artisti, attori, scrittori stranieri, migranti di prima o seconda generazione che parleranno di discriminazione e racconteranno ai passeggeri la storia di Rosa Parks. A Torino, un bus speciale percorrerà il tragitto della Linea storica 7. A bordo, letture di racconti tratti dalle antologie del concorso letterario nazionale Lingua Madre, dedicato alle donne straniere, anche di seconda o terza generazione. A Roma, un autobus dedicato stazionerà nel centro storico e accoglierà cittadini e bambini di varie scuole della città. Con loro, scrittori e attori stranieri. A Napoli, per l’occasione, uscirà dai depositi il restaurato Filobus storico che attraverserà la città percorrendo alcuni luoghi simbolo dell’integrazione e diventerà palco per narrare la storia di Rosa Parks, ospitando al suo interno artisti immigrati che vivono a Napoli provenienti da Africa, Argentina, Romania, Tunisia, Sri Lanka e attori campani. A Matera il Montgomery bus si trasformerà in uno scuolabus. A conferma che Rosa Parks ha ancora molto da insegnare.
Francesca Boccaletto