UNIVERSITÀ E SCUOLA
1848, il tributo degli studenti per gli ideali nazionali
Il cortile antico di Palazzo Bo a metà Ottocento (Giovanni Battista Cecchini)
All’entrata del Palazzo Bo di Padova una grande lapide, una lista di nomi, di luoghi di nascita e di morte. Sono i nomi degli studenti padovani che quasi 170 anni fa caddero lottando per un’Italia vessata e fiera, per liberarla, per farne parte e possederla tutta intera, finalmente.
“La dimensione di quella lastra” osserva lo storico Piero Del Negro “dà conto dell’enormità del contributo studentesco alla causa indipendentista italiana fra il 1848 e il 1849”. Racconta del patriottismo di molti universitari morti nella lotta agli austriaci, da Giovanni Leoni e Giambattista Ricci, uccisi l’8 febbraio a Padova, ai molti studenti caduti in battaglia e durante gli assedi alle città.
Una lista di eroi, un catalogo di gesta, di azioni ostinate nonostante le clamorose e ripetute sconfitte: è l’epopea studentesca del 1848. Quell’anno si aprì con la denuncia al rettore, da parte di 500 studenti, di arresti arbitrari dei propri compagni. E con un De profundis cantato a gran voce da quasi 1.000 studenti in memoria dei due compagni uccisi dagli austriaci negli scontri dei giorni precedenti a Pavia. Ma la prima vera dimostrazione antigovernativa studentesca a Padova avvenne il 7 febbraio al funerale di uno studente, Giuseppe Flacco, morto per cause naturali. Musica e versi patriottici, studenti e professori a sollevare gli animi dell’intera città. E poi l’8 febbraio, tanto feroce e glorioso da mettere quasi in ombra il grande contributo studentesco nei conflitti per l’indipendenza.
Foto: Massimo Pistore
Tra il 18 e il 19 marzo fu istituita a Padova la Guardia Civica su base volontaria, che prevedeva anche il reclutamento degli studenti. Nello stesso mese venne promosso un corpo franco, più tardi battezzato “Legione dei crociati padovani”, al cui comando venne assegnato Guerrieri Gonzaga, classe 1827 ed ex studente di legge che per un anno a Vienna aveva fatto parte della Regia guardia nobile del corpo lombardo veneto. A Montebello e Sorio, nell’aprile del ’48 circa 3.000 volontari veneti, fra i quali molti studenti padovani, non ebbero scampo contro un corpo austriaco di poco superiore di numero ma molto più preparato e armato. Era la prima battaglia della prima guerra d’indipendenza italiana.
Racconta Pietro Del Negro: “Dopo questo fatto doloroso, la legione, che constava ora in circa 700 uomini e che un rapporto descrive con ‘la metà privi di fucili, l’altra metà con schioppi in pessimo stato’, si ritirò a Padova per essere riordinata. Sul finire di aprile tre compagnie su otto della legione furono inviate a Treviso, dove combatterono in difesa della città il 12 maggio, mentre una quarta fu spostata ad Adria. Il 24 maggio tutta la legione fu destinata alla difesa di Vicenza ma cinque giorni dopo dovette tornare a Padova. Dopo la caduta della città in mano agli austriaci, la legione, che fu rafforzata dalla Crociata di Piove di Sacco, riparò a Venezia per contribuire alla sua difesa”.
Nei primi giorni di maggio, intanto, era arrivato a Padova un battaglione universitario composto da quattro compagnie, di cui tre dell’università di Roma e una di Bologna. E se in precedenza gli studenti padovani si erano riconosciuti in scelte localistiche – la legione padovana o comunque piste del volontariato aperte nelle aree dalle quali provenivano – questo fu il momento dell’aggregazione a realtà “nazionali”: venne così costituita la 5° compagnia del battaglione universitario romano, nella quale entrarono a far parte 85 studenti universitari padovani, molti dei quali già avevano avuto il battesimo del fuoco nella legione padovana.
La vicenda della compagnia padovana del battaglione universitario romano non corrispose alle attese, frenata dalla disfatta di Cornuda, senza aver potuto combattere in difesa di Treviso. Sconfitta a Vicenza e Venezia, venne soppressa e assorbita dalla Coorte dei Veneti.
Eppure, nonostante le battaglie del 1848, da Sorio e Montebello a Cornuda, fossero perdute, nonostante gli assedi finissero tutti prima o poi con il successo degli austriaci, non mancò mai una diffusa mobilitazione in armi degli studenti padovani. Erano loro i primi a incarnare l’impegno civile nella lotta per gli ideali nazionali, erano cittadini-soldati che, secondo Del Negro, rappresentavano “ l’espressione di una società più sofisticata di quella tradizionale, nella quale recitavano un ruolo sempre maggiore le professioni liberali e le attività prevalentemente urbane come quelle impiegatizie”. In fondo erano ragazzi pronti a combattere per ciò in cui credevano, il patriottismo nel cuore e in mano solo vecchi fucili.
Chiara Mezzalira