SCIENZA E RICERCA

L’etica e gli zoo

Non sono solo animali. Sono anche esseri senzienti”. Così Jane Goodall - l’etologa britannica che per prima studiò gli scimpanzé in natura in Africa negli anni sessanta e che oggi, a 83 anni, è un simbolo nel mondo per la tutela degli animali e dell’ambiente - ha ribadito con forza ed eleganza nel suo intervento come keynote speaker ad una conferenza in Tailandia lo scorso Ottobre. L’occasione per l’intervento di Jane Goodall è stata la conferenza annuale dell’associazione mondiale degli zoo ed acquari che si è tenuta dal 21 al 25 ottobre a Bangkok. È un evento che ogni anno si svolge in un luogo diverso e riunisce i direttori delle principali strutture zoologiche nel mondo, allo scopo di promuovere linee di azione e visioni condivise. Ogni anno in questa sede vengono affrontati i temi più importanti relativi all’operato della comunità degli zoo e acquari e al loro ruolo in evoluzione nella società contemporanea. Tra le questioni sollevate dall’intervento di Jane Goodall, quello dell’eticità degli zoo: è eticamente corretto, oggi, mantenere gli animali selvatici nelle strutture zoologiche? È etico privare gli animali selvatici della loro libertà? Sono ‘etici’ gli zoo?

Come (quasi) sempre in etica, le risposte dipendono dal contesto e vanno formulate caso per caso. Anche Jane Goodall ha sottolineato che la questione degli zoo è molto complessa e dipende dagli zoo, dalle specie di cui ci occupiamo e dall’ambiente che è a loro disposizione in natura.‘Privare gli animali selvatici della libertà’ non è il solo punto della questione: è semplicemente falso che in natura gli animali siano sempre liberi di condurre una vita soddisfacente. In natura, oltre a dover affrontare le grandi difficoltà per la sopravvivenza che sono determinate dalle cause naturali, gli animali hanno a che fare ormai con habitat che sono così compromessi da rappresentare la prima causa di estinzione per un numero enorme di specie. Oggi il tasso di estinzione delle specie animali in natura è così alto da costringere gli studiosi a parlare di una sesta estinzione di massa e le cause sono tutte antropiche, causate in modo diretto o indiretto dall’uomo e indotte dai nostri stili di vita. La nostra richiesta continua di cellulari, il nostro uso smodato della plastica e i nostri stili alimentari sono solo alcuni esempi dei nostri comportamenti che causano, anche a migliaia di chilometri di distanza da noi, enormi danni all’ambiente, determinando la distruzione delle foreste e l’estinzione delle specie animali e vegetali. 

Siamo in grado allora, in questo scenario, di fare a meno degli zoo e di garantire la libertà e la sopravvivenza degli animai selvatici in natura? 

Chissà, la risposta è difficile, ma il primo passo è essere consapevoli della complessità della questione. Come spesso accade nelle questioni etiche, reagiamo impulsivamente e ci dimentichiamo di considerare le questioni nel loro insieme e, appunto, nella loro complessità. Facendo l’esempio degli scimpanzé, Jane Goodall, nel suo intervento, si è chiesta se davvero per un gruppo di scimpanzé, oggi, vivere in un ambiente controllato come gli zoo, se il cibo e l’accudimento sono adeguati, con personale esperto che si prenda cura di loro, sia eticamente scorretto. Meglio vivere in natura, dove il loro habitat sta scomparendo e dove diventano vittime delle guerre locali e vengono uccisi dai bracconieri per essere mangiati e per vendere i piccoli al mercato nero?

La questione degli zoo è complessa, è vero, ma forse dobbiamo aver presente che siamo prima di tutto noi, con i nostri stili di vita, a rendere probabilmente indispensabile l’esistenza degli zoo oggi, per tutelare gli animali a rischio di estinzione e per sensibilizzare le persone a prendersi cura degli animali e dell’ambiente in cui vivono.

Se gli zoo siano etici o no dipende dagli standard delle singole strutture zoologiche: come ogni cosa, se non è fatta bene, non è eticamente accettabile. In questo senso, l’impegno della comunità zoologica che si riunisce ogni anno alle conferenze della WAZA è senz’altro quello di lavorare per migliorare ovunque, a prescindere da quale parte di mondo sia coinvolta, gli standard di benessere e di gestione degli animali. Il nostro impegno, sociale e collettivo, è quello di modificare gli stili di vita, per far sì che gli zoo siano sempre meno indispensabili.

Alla conferenza della Waza si è discusso di tante cose, di benessere animale, di deforestazione, di chiudere le strutture zoologiche non adeguate, di diminuire il consumo di plastica. Si è discusso anche di strumenti per la valutazione etica e l’università di Padova ha dato un suo contributo, a testimonianza che la ricerca in etica può essere utile in tanti ambiti per migliorare il rapporto uomo-animale e che la consapevolezza etica è un passo essenziale per affrontare i problemi in modo corretto.

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BARBARA DE MORI

Laureata a Padova in filosofia morale nel 1996, e con un dottorato di ricerca in Etica, Barbara de Mori lavora presso il dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione e insegna bioetica animale ed etica del benessere animale nei corsi di laurea in Medicina Veterinaria, Animal Care e Biotecnologie dell’università di Padova. Si occupa di questioni etiche nell’ambito del benessere e della gestione degli animali nella conservazione, nella sperimentazione, nell’allevamento intensivo, nella pet therapy. È responsabile di accordi di cooperazione internazionale e collabora con Università statunitensi ed europee, con Enti e Università in Sudafrica e in Cina. E’ Direttore dell’Ethics Laboratory for Veterinary Medicine, Conservation and Animal Welfare dell’Università di Padova e della rivista Internazionale Journal of Applied Animal Ethics Research. È membro di Comitati etici per la sperimentazione e per le attività assistite con gli animali e dirige i Corsi Post Lauream in Conservation e Animal Welfare Ethics. È responsabile della collana editoriale Etica e Bioscienza per l’editore Mimesis e membro di comitati scientifici di riviste e di organizzazioni scientifiche.

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