SOCIETÀ
Avorio, il mercato nero e il massacro degli elefanti
Un elefante viene addormentato per posizionare un rilevatore Gps: un aiuto contro il bracconaggio. Foto: Reuters/Hereward Holland
Zanne come trofei. Massacri per alimentare il mercato nero dell’avorio che, in Africa, ha raggiunto ormai livelli record con oltre 20.000 elefanti uccisi nel 2013. I dati raccolti nel rapporto Etis 2012, Elephant trade information system, parlano chiaro: il traffico internazionale ha raggiunto nel 2011 il tasso più elevato di sempre, con più del doppio di avorio sequestrato negli otto anni precedenti, per un totale di circa 26,4 tonnellate. Una situazione tanto allarmante e drammatica da essere piazzata in cima alla lista dei problemi da risolvere dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatica, che il 14 luglio scorso, a Ginevra, nel corso del 65esimo comitato permanente, ha fatto il punto su emergenze e relativi piani d’azione nazionali concentrandosi su alcune questioni critiche che richiedono interventi immediati. Su tutti, appunto, la lotta al commercio illegale di avorio (nel 1989 è entrato in vigore il divieto internazionale del commercio), un mercato di proporzioni enormi. “I piani messi in atto nel 2013 mostrano un netto aumento del numero di sequestri effettuati in Africa, con l’80% dei sequestri di avorio su larga scala che si verificano in Kenya, Uganda e Tanzania”, si legge nel resoconto di chiusura della riunione generale. “Alla Thailandia è stato chiesto di compiere azioni significative e specifiche, entro il 31 marzo 2015, per combattere il commercio illegale e migliorare la legislazione e il controllo sul mercato nazionale. Il comitato (di Cites, Ndr) valuterà i progressi della Thailandia dopo il 15 gennaio 2015 e, di nuovo, dopo il 31 marzo”. Uno sguardo attento sulla Thailandia, ma non solo: anche ad Angola, Cambogia, Camerun, Congo (Repubblica democratica), Egitto, Etiopia, Gabon, Laos, Mozambico e Nigeria è stato chiesto di mettere in atto piani d'azione nazionali dettagliati. Questi Paesi rivestono, infatti, un ruolo cruciale in quanto aree di origine, transito o destinazione del commercio illegale di avorio.
A fine giugno il Wwf ha rilanciato l’allarme, rendendo noti i più recenti numeri sul bracconaggio nel nord del Mozambico, “uno dei principali teatri del massacro di elefanti e di transito di avorio in Africa - ha spiegato Colman O’ Criodain, esperto di commercio di fauna e flora del Wwf internazionale - oltre che importante area di stoccaggio per il transito e l'esportazione di corno di rinoceronte per i mercati asiatici”. Sono centinaia gli elefanti morti negli ultimi tre anni nel nord del Mozambico: per la precisione, tra il 2011 e il 2013, i bracconieri avrebbero ucciso tra i 480 e i 900 elefanti.
Il Wwf Italia, che a settembre avvierà una campagna specifica contro il bracconaggio, è direttamente impegnato nel contrasto al commercio illegale- dai traffici di animali da compagnia alle pelli di rettile, passando per le lane pregiate- con un sostegno mirato al cuore verde dell’Africa, il bacino del Congo, dove la deforestazione unita a un incremento della caccia e al mercato nero sta portando all’estinzione di gorilla ed elefanti di foresta e di animali poco conosciuti ma fondamentali per la sopravvivenza del territorio e delle sue comunità: “Si tratta di un circolo vizioso – spiega Isabella Pratesi, direttore dei programmi di conservazione internazionali del Wwf Italia - In questi Paesi, infatti, i ricchi proventi derivati dall’uccisione e dal commercio illegale di animali e delle loro parti nutrono un mercato diffuso e pericolosissimo di armi. E così i fucili, i kalashnikov, entrano capillarmente nella foresta rinforzando quel massacro di animali grandi e piccoli di cui si nutrono i signori delle armi”.
Le zanne di elefante sono commerciate soprattutto nei mercati asiatici, principalmente in Thailandia e in Cina, per scopi ornamentali e, soprattutto, molto usate nella medicina tradizionale cinese. Ma proprio dalla Cina è recentemente arrivato un segnale di sostegno all’azione internazionale contro il bracconaggio. Nel gennaio scorso sono state distrutte oltre 6,15 tonnellate di avorio sequestrate, una decisione presa poche settimane dopo la condanna di otto cittadini cinesi, giudicati colpevoli per il contrabbando di 3,2 tonnellate. “La distruzione dell’avorio sequestrato – commenta Pratesi - diventa un’importante dimostrazione pubblica che, con gli altri sforzi governativi fatti per ridurre la domanda, racchiude il potenziale per avere un impatto significativo sul mercato illegale di avorio”. E continua Pratesi: “Il Gabon, le Filippine e gli Stati Uniti hanno recentemente distrutto le loro scorte di avorio e la Francia ha dichiarato l’intenzione di fare altrettanto. In Thailandia, di recente, il primo ministro ha preso impegni per bloccarne il traffico illegale”. Sulla scia di queste azioni mirate, il Wwf Italia rilancia l’appello al governo italiano affinché, anche nel nostro Paese, vengano distrutti l’avorio, le pelli di rettili e felini, gli oggetti in tartaruga e gli animali imbalsamati confiscati e conservati nei magazzini: “Sarebbe un forte segnale a livello europeo per contrastare il traffico di animali selvatici protetti”. Un obbligo morale, un appello che segue e rinforza gli obiettivi della campagna Italia crush ivory avviata, nel gennaio scorso, dall’Elephant action league.
Francesca Boccaletto