SOCIETÀ

E se la città diventasse come un iPhone?

"Smart”. Intelligente, brillante, avanzato. Questo aggettivo è una parola chiave nel nostro vocabolario  quotidiano perché la maggior parte conosce  gli smart-phone e magari possiede una smart-TV. Chi non vorrebbe avere strumenti efficaci, veloci e a portata di mano? Tanto meglio se questi strumenti sono alla portata di tutti e ci circondano, migliorando la qualità della nostra vita. Logico, quindi, che il ministero della ricerca e dell'università (MIUR) abbia scelto questo titolo (Smart cities and Communities) per un bando che stanzia dei fondi, 655,5 milioni di euro, destinati a imprese, centri di ricerca e consorzi per lo "sviluppo di modelli innovativi  finalizzati a dare soluzione a problemi di scala urbana, metropolitana e più in generale territoriale tramite un insieme di tecnologie, applicazioni, modelli di integrazione e inclusione".

A prima vista sembra una grossa cifra ma in realtà ci sono soltanto 170 milioni di denaro fresco mentre per il resto si tratta di credito agevolato. L’iniziativa vorrebbe premiare idee originali per la soluzione di problemi della mobilità, della sicurezza, dell’educazione, del risparmio energetico e dell’ambiente. Il MIUR aveva già dimostrato una certa attenzione per lo sviluppo di tecnologia rivolta a 16 settori considerati strategici: Sicurezza del Territorio, Invecchiamento della Società, Tecnologie, Welfare ed Inclusione, Domotica, Giustizia, Scuola, Waste Management, Tecnologie del Mare, Salute, Trasporti e Mobilità Terrestre, Logistica Last-Mile, Smart Grids, Architettura Sostenibile e Materiali, Cultural Heritage, Gestione Risorse Idriche, Cloud Computing Technologies per un “governo intelligente”. E' infatti da poco scaduto un bando per le Regioni del Sud focalizzato proprio su questi temi.

Vale la pena sfruttare tutte le risorse del nostro Paese per promuovere eccellenza e innovazione: non per nulla vengono dedicati anche 25 milioni a progetti di Social Innovation proposti da giovani di età inferiore ai 30 anni, riproponendo l’analoga iniziativa di successo proposta in occasione del Bando Smart Cities per il Sud. Nel decreto direttoriale del ministero pubblicato il 5 luglio si legge, infatti, che "i due interventi contribuiranno a promuovere l'utilizzo evoluto delle tecnologie da parte di cittadini, imprese e amministrazioni. In coerenza con tale strategia, gli interventi devono essere in grado di sviluppare soluzioni tecnologiche, servizi, modelli e metodologie che si collocano sulla frontiera della ricerca applicata di origine industriale ed accademica".

Si cercano idee che possano esser applicate e fruibili nel minor tempo possibile dalla pubblica amministrazione (con particolare riferimento agli enti locali, che saranno infatti coinvolti nella sperimentazione e nell’applicazione concreta dei risultati conseguiti). Saranno anche coinvolte le aziende con l'obiettivo di ridurre i costi di adozione di nuove tecnologie ICT, incrementando la reddititvità degli investimenti e riducendo il "time to market" dei loro prodotti/servizi. Questi finanziamenti guardano al futuro e puntano sulla creatività tutta italiana di trovare soluzioni anche dove non pare ci siano, aiutando la pubblica amministrazione a rinnovarsi e sostenendo le imprese nel processo di ammodernamento tanto necessario per stare al passo con i tempi e reperire risorse scarse.

Per la prima volta viene esplicitamente messo in rilievo che non si tratta di sola tecnologia ma di azioni che contribuiscano anche a “far crescere un capitale umano specializzato nell'economia dei servizi  che rappresenta la premessa per innestare a livello nazionale meccanismi di crescita intelligente". Che cosa realmente voglia dire "crescita intelligente" non è dato capire, tuttavia ci si accontenta che sia presente l'aggettivo "smart" perché suona bene, ci fa pensare a qualcosa di meglio rispetto a quello che già abbiamo e alimenta la speranza che qualcuno ci semplifichi la vita senza però pensare al posto nostro.

 

Cinzia Sada

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