SCIENZA E RICERCA

Fracking e terremoti

Cosa sia il fracking (o hydraulic fracturing) sembra lo sappiano tutti, basta guardare in Rete e ci si imbatterà in qualche spiegazione più o meno scientifica della tecnica utilizzata in molti paesi, tra cui l’Italia, per attivare i pozzi di idrocarburi o i pozzi geotermici. La tecnica è venuta alla ribalta a seguito dei terremoti dell’Emilia ed è stata indicata come una possibile causa dell’evento sismico. In diversi blog ci si chiede se sia una tecnica legale o illegale per produrre shale gas (gas naturale ricavato da rocce scistose) e si citano diverse testimonianze di chi sostiene che quello emiliano non sia stato un terremoto “normale”, proprio per questa ragione. Si legge, per esempio: “Segnali evidenti di fracking si sono presentati con quelle strane fuoriuscite d’acqua dal terreno prima del terremoto del 19 maggio 2012 in Emilia Romagna”.

Le strane fuoriuscite d’acqua e sabbia che hanno spaventato la popolazione in occasione del terremoto dello scorso maggio si chiamano fontanazzi e sono la manifestazione del fenomeno geotecnico conosciuto come liquefazione sismica, caratteristico degli eventi sismici: sostanzialmente lo scuotimento dovuto all’onda sismica fa perdere temporaneamente resistenza al terreno sabbioso, che si comporta come un liquido denso; c’è persino un video di youtube che riproduce il fenomeno con paletta e secchiello al mare e fa capire ai profani di che si tratta.

Che cos’è quindi il fracking? Paolo Berry, professore ordinario di Ingegneria Mineraria all’università di Bologna, spiega che si tratta, sostanzialmente, del processo di fratturazione idraulica del terreno, ottenuto mettendo in pressione la sezione di un pozzo. E' una tecnica utilizzata in campo minerario per i processi di produzione (minerali solidi e liquido - gassosi), e, nella meccanica delle rocce, per la stima dello stato di sollecitazione originaria di un deposito. Si tratta di un processo ampiamente utilizzato a livello mondiale perché viene presentato come la nuova frontiera per la produzione di idrocarburi altrimenti non sfruttabili, in particolare in Canada e negli Stati Uniti. Se ne parla anche per la produzione di energia geotermica da ammassi granitici caldi secchi (progetto hot dry rocks), quindi non solo nell’ambito del mondo del petrolio, ma anche per lo sfruttamento delle energie pulite.

Per farsi un’idea di come effettivamente funziona, vale la pena dedicare cinque minuti alla visione di un video che illustra la tecnica applicata all’estrazione di gas dalla profondità del terreno. Viene effettuata una perforazione verticale profonda, seguita da una orizzontale, contemporaneamente alla quale si procede all’ incamiciatura del foro con pareti di acciaio e cemento iniettato, in modo da superare gli strati acquiferi ed evitare che i fluidi di trivellazione ed estrazione risalgano all’esterno dell’incamiciatura e si diffondano negli acquiferi. La fase successiva dello sfruttamento del giacimento consiste nell’iniezione ad alta pressione di sospensioni di acqua e sabbia silicea contenenti antiaggreganti stabilizzanti, battericidi e altri prodotti chimici. Se la pressione di iniezione è sufficientemente elevata, l’iniezione produce la fratturazione del terreno circostante facilitando l’ingresso del gas controcorrente nel pozzo, che poi risale fino alla superficie e viene incanalato verso gli impianti di stoccaggio e di raffinazione.

Per controbilanciare la spiegazione di parte data da una compagnia petrolifera, quale la Shell, si può leggere il rapporto redatto dall’Istituto Superiore di Sanità proprio il 18 maggio scorso, che dà una descrizione della tecnica molto simile, ma in cui sono riportate anche le controindicazioni. Ci dovrà pur essere una buona ragione se, infatti, la Francia, proprio qualche settimana fa, ha comunicato la messa al bando del fracking su tutto il territorio nazionale.

Si parla di forte impatto ambientale sulle acque superficiali e sotterranee circonstanti, a causa di difetti di impermeabilizzazione dei bacini, di fessurazioni nelle camicie dei pozzi, di eventuali sversamenti da pozzi e invasi dovuti a fenomeni meteorologici avversi. Inoltre la tecnica prevede un elevato consumo d’acqua. Ma questo è il meno: cosa dire della sussurrata correlazione con i terremoti? L’Istituto Superiore di Sanità conferma che fenomeni sismici di entità 2.8 – 4.0 della scala Richter sono stati recentemente segnalati in un’area  a bassa sismicità dell’Ohio, in altre zone degli Stati Uniti e nell’Inghilterra settentrionale.

 

Un abitante di Pavillion (Wyoming, Usa) costretto a cambiare il filtro dell'acqua ogni tre giorni. I residenti lamentano la contaminazione dei loro pozzi a causa del fracking (foto: Crosby-The New York Times)

Il professor Berry spiega che la correlazione esiste, ma solo in prossimità di faglie attive che non devono distare dal pozzo più di qualche diametro (poche decine di metri). Le vibrazioni indotte sul terreno dalla tecnica del fracking, ossia, contribuiscono al caricamento di energia di una faglia poco distante, se presente, e possono essere responsabili del superamento della soglia di innesco, causando quindi un terremoto di entità non eccessiva, che, però, si sarebbe verificato comunque, solo, probabilmente, posticipato nel futuro (di qualche mese, al massimo di qualche anno). La correlazione con eventi sismici di grande portata,  aggiunge, è ancora tutta da dimostrare. Non bisogna farsi prendere dal panico quindi, anche se i problemi ambientali, in particolare, i danni alle falde acquifere, rimangono.

 

Valentina Berengo

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012