UNIVERSITÀ E SCUOLA

Giannini, debutto al Bo da ministro: tutti gli impegni sull'università

A Padova, nella prima visita a un ateneo da ministro dell'istruzione, Stefania Giannini ha preso molti impegni. Interpellata da Il Bo, la responsabile del dicastero si è esposta su due temi critici: la quota premiale dell'Ffo, destinata a incentivare le università con i migliori risultati in didattica e ricerca, e il diritto allo studio. Sulla prima, la Giannini ha risposto con una frase secca e programmatica: "Più ce n'è meglio è". Concetto ribadito all'inaugurazione dell'anno accademico: i meccanismi premiali dovranno essere potenziati, e resi fondamentali nell'assegnazione complessiva dei finanziamenti. Un'affermazione che prelude, si spera, alla rimozione del vero ostacolo che inceppa il meccanismo, ossia i vincoli e le "quote di riequilibrio" che vanificano completamente il sistema di incentivazione. Il punto infatti non è tanto l'aumento progressivo della quota di finanziamento destinata al "premio", incremento già previsto nella legislazione in vigore: la sfida, per la Giannini, è far sì che la parte di risorse prevista per gli atenei migliori venga effettivamente assegnata loro, riuscendo a sorpassare le tante clausole che oggi neutralizzano le differenze nella distribuzione. Quanto al diritto allo studio, a Il Bo il ministro ha assicurato l'impegno a eliminare uno dei tanti paradossi che affliggono la comunità universitaria, il fenomeno tutto italiano degli "idonei senza borsa". Si tratta degli studenti che, pur avendo i requisiti per accedere a un beneficio economico, ne rimangono esclusi perché le risorse non sono sufficienti a finanziare tutti i candidati in posizione utile in graduatoria. Nel suo discorso nell'aula magna dell'Università di Padova, il ministro ha dimostrato una sensibilità da ex rettore, toccando la gran parte dei punti critici che la comunità universitaria aveva sottolineato nel dibattito dei mesi scorsi; in particolare, la Giannini ha trattato puntualmente, pur senza citarle, le quattro richieste che la Crui ha rivolto al governo Renzi in una lettera aperta. Anzitutto, la previsione di incentivi agli atenei per l'assunzione di giovani ricercatori, e in particolare per trattenere in Italia studiosi che si siano messi in luce con ricerche di respiro internazionale. C'è il tema dell'accesso agli studi universitari per le fasce deboli, e la priorità nell'arrestare l'emorragia di immatricolati (un calo del 17 per cento negli ultimi dieci anni); la necessità di avvicinare università e mondo delle imprese con uno specifico job education act, un piano che preveda una collaborazione costante tra le due parti con effetti benefici su formazione e occupazione; infine, una riforma delle procedure previste da leggi e atti amministrativi, che liberi le università dai troppi vincoli burocratici che ne frenano l'azione e la capacità di competere a livello europeo. Su questo punto la Giannini si è soffermata con diversi esempi: la valutazione ministeriale, che da preventiva deve diventare successiva, per rendere rapidi ed efficienti i processi decisionali degli atenei; l'abilitazione scientifica (il ministro ha manifestato la volontà di cambiarne drasticamente i meccanismi); il sistema dei punti organico per l'assunzione del personale; un'autonomia più marcata come parte del sistema premiale, destinata quindi a lasciare maggiori libertà alle università che dimostrano di saperne fare l'uso migliore. 

La giornata padovana del ministro è stata dedicata, oltre che all'ateneo, al mondo della scuola, con due visite a una scuola paritaria dell'infanzia e all'Enaip, ente di formazione professionale. Anche qui dichiarazioni impegnative su problemi ardui come la valutazione degli insegnanti: un tabù da superare, individuando sistemi in grado di misurare qualità dell'offerta didattica e capacità dei singoli insegnanti. E perché di vera valutazione si tratti, la Giannini ha tenuto a specificarne le implicazioni: premi per i docenti migliori, autonomia per le scuole d'eccellenza, ma anche penalizzazioni per chi non ottiene un giudizio positivo. Sul tema dei finanziamenti, il ministro ha annunciato che è allo studio del governo la richiesta di revisione del patto di stabilità: l'istruzione dovrebbe, in questo senso, essere tra i settori che otterrebbero i maggiori benefici dalle risorse liberate. Quanto alla disputa tra scuole statali e paritarie, la Giannini pensa a buoni scuola che possano integrare la retta degli studenti delle paritarie: una posizione, dunque, che sembra orientata verso una maggiore libertà di scelta tra pubblico e privato. Sulla formazione professionale, infine, il ministro ha avuto apprezzamenti verso un sistema che ritiene fondamentale per arginare la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile, giunta a livelli drammatici. Un percorso che, rispetto a quello universitario, non deve essere ritenuto di second'ordine, ma al contrario deve permettere di esprimere vocazioni, con la valorizzazione dei talenti e della manualità. Un mondo, quello della formazione professionale, che in Italia richiede una forte politica di incentivi e promozione: simbolico, in questo senso, il sorriso del ministro quando, chiedendo agli allievi Enaip presenti come si chiamassero, ha ottenuto in risposta solo nomi stranieri.

Francesca Boccaletto

Martino Periti

Il podcast del discorso tenuto durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico a Padova

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