SOCIETÀ

Gli animali allo zoo: storie di vite controllate

Negli zoo spesso la capacità riproduttiva degli animali funziona oltre le attese generando problemi di sovrappopolazione e gestione organizzativa. I responsabili di queste strutture si trovano così a dover scegliere tra opzioni controverse e innaturali come contraccezione e soppressione. Soluzioni destinate a riaccendere la “guerra” tra animalisti e strutture zoologiche. 

Gli zoo americani di New York e St. Louis prediligono la scelta della contraccezione: gli scimpanzé prendono pillole anti-concezionali, ai pasti delle giraffe  vengono aggiunti ormoni, mentre gli esemplari di grizzly hanno capsule medicinali a lento rilascio impiantate negli arti inferiori. Perfino i piccoli roditori sono periodicamente inseriti in programmi di controllo delle nascite. Secondo Cheryl Asa, che dirige il Wildlife Contraception Center dello zoo di St. Louis, programmare le nascite degli animali è il miglior modo per preservare gli equilibri di spazio e di diversità delle specie, senza dover ricorrere a un sistema emotivamente molto più pesante come quello che si fonda sulla soppressione degli animali “superflui”. 

In Europa, invece, la soluzione più diffusa sembra  essere proprio questa. Secondo i responsabili dello zoo di Copenaghen “dopo aver tolto agli animali la libertà e l’istinto predatorio, è preferibile concedere loro almeno la riproduzione naturale e l’allevamento dei cuccioli”. A quel punto lo zoo sceglie di uccidere l’animale se questi non rientra nei piani di conservazione e sviluppo della specie. La scorsa primavera lo zoo di Copenaghen ha ucciso con un’iniezione letale una coppia di leopardi di appena due anni, i cui geni erano sovra rappresentati nella popolazione ospitata. Nonostante il leopardo sia considerato una specie a rischio da tutte le maggiori organizzazioni internazionali, i due felini avevano il destino segnato fin dalla nascita perché considerati in esubero rispetto agli altri leopardi ospitati. In media, ogni anno, lo zoo di Copenaghen sopprime 20-30 animali tra cui gazzelle, ippopotami e anche scimmie. Tale scelta si fonda su diversi assunti. Il primo è che per questi animali sarebbe impossibile un inserimento in natura, essendo nati e cresciuti sempre in cattività, mentre il trasferimento in un altro zoo risulta complicato dalla scarsità di fondi, dalla poca comunicazione tra le varie strutture e dall’assenza di politiche regolative a livello europeo. In questo senso, la scelta della soppressione rispetto al controllo delle nascite si fonda anche sul fatto che, in natura, l’80% degli animali muore prematuramente a causa di predatori, incidenti o mancanza di cibo. 

Le regole etiche degli zoo variano da paese a paese,  ma in linea generale si può dire che  in Nord America si prediligono sistemi di controllo delle nascite. mentre in Europa si opta per  l’uccisione. A livello mondiale la situazione è molto variabile. In paesi induisti o buddisti, per esempio, sarebbe difficile perfino uccidere un animale molto sofferente o malato terminale. 

I sistemi di contraccezione per animali sono utilizzati negli zoo degli Stati Uniti dagli inizi degli anni ’70. Tecnicamente, i contraccettivi animali sono derivati di quelli umani, mentre la produzione di anticoncezionali specifici per le varie specie è ancora a un livello assai rudimentale. Questo ha fatto sì che le famiglie di primati non umani reagiscano bene alle varie somministrazioni, poiché il loro profilo genetico è molto simile a quello dell’uomo. Mentre ci sono stati non pochi problemi con altri animali. Alcune leonesse hanno sviluppato tumori all’utero e si sono registrati casi di tigri con infezioni gravi e di elefanti che hanno avuto difficoltà a ripristinare il proprio ciclo riproduttivo una volta terminato il periodo in cui erano sottoposti ai protocolli di controllo delle nascite. 

Dulcis in fundo osservatori maliziosi sostengono che le opzioni di contraccezione e soppressione celino invece ben più prosaici ragionamenti. La prima servirebbe essenzialmente a rendere più mansueti gli animali: eliminando gli istinti predatori di quelli più pericolosi si faciliterebbe il lavoro del personale, si renderebbero più sicure le passeggiate dei visitatori e si ridurrebbero i premi delle costose polizze assicurative. Mentre il ricorso alla seconda soluzione sarebbe funzionale all’utilizzo dell’animale unicamente a scopi riproduttivi.  Infatti spesso l’animale viene soppresso dopo che si è riprodotto. I cuccioli, anche se orfani, sono la miglior attrazione degli zoo e una nuova nascita rappresenta sempre una notizia, perlomeno per i media locali. Più è alta la frequenza di baby-tigri, baby-panda e altri cuccioli esotici, più lo zoo riceve visite e fa soldi.

Marco Morini

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