UNIVERSITÀ E SCUOLA

Gli erasmus esclusi dal voto: la mobilitazione degli studenti

Gli studenti in mobilità erasmus esclusi totalmente dalle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Il tam tam e la frustrazione per coloro che sono interessati dalla questione sta montando in Rete in questi giorni. Una mobilitazione che su Facebook in poche ore ha generato un gruppo con oltre 3.000 adesioni in costante aumento. La polemica, al motto di “Ecco quanto vale il mio voto”, frase stampigliata su un rotolo di carta igienica, nasce dal decreto della presidenza della Repubblica che, di fatto, esclude dalla consultazione politica, gli studenti erasmus. L’esclusione deriva dall’articolo 2, in cui si descrivono le possibilità di voto per corrispondenza dei cittadini italiani “temporaneamente all’estero per motivi di servizio o missioni internazionali”. Ammessi al voto sono solo gli appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia all’estero per motivi di servizio o missioni internazionali, i dipendenti di amministrazioni dello Stato, Regioni o Province autonome per permanenze all’estero comprese tra i tre e gli undici mesi e i professori-ricercatori universitari in servizio presso gli istituti universitari e di ricerca all’estero per una durata complessiva di almeno sei mesi e non più di dodici mesi. Degli studenti non c’è traccia. Per loro l’unico modo per esprimere la preferenza sarebbe quello di tornare in Italia, con tutte le spese di viaggio a carico, visto che i rimborsi per motivi elettorali sono previsti solo per i residenti sul suolo nazionale. 

La quantità di potenziali votanti non è indifferente: secondo il rapporto annuale erasmus 2010-2011 sono 22.000 gli studenti italiani che hanno partecipato due anni fa al programma di mobilità europeo. Considerando che la partecipazione all’erasmus è in costante crescita di anno in anno (oltre 1.000 studenti in più), la mole degli esclusi si potrebbe tranquillamente aggirare su circa 25.000 individui. Per far capire l’ordine di grandezza, è sufficiente ricordare come nelle elezioni politiche del 2006 lo schieramento del centrosinistra vinse alla Camera con un scarto di 24.000 voti. 

Gli studenti, indignati, chiedono una revisione del decreto per dar loro la possibilità di votare. Parlano, sui social network, di un “Paese arretrato” e portano anche dei confronti con altri stati dell’Ue. Come per esempio in Francia, dove sul sito ufficiale dell’amministrazione francese vengono spiegate le possibilità per ottenere il “voto per procura”, ammissibile anche nel caso si soggiorni al di fuori del Comune di residenza per motivi di lavoro o di formazione. In questo caso, in Francia, è possibile indicare e autorizzare un delegato che voterà poi al posto della persona assente. 

Gli studenti erasmus, in una corsa contro il tempo (difficile che la macchina burocratica elettorale possa a poco più di un mese modificare i decreti per ovviare a questa esclusione), hanno prodotto anche una petizione on line indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro degli Esteri Giulio Terzi per chiedere la possibilità di esprimere la loro preferenza di voto, come sancito dall’articolo 48 della Costituzione italiana .

Mattia Sopelsa

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