UNIVERSITÀ E SCUOLA

La ricerca è la nostra «industria strategica»

Nel corso degli ultimi anni un mix negativo di investimenti sbagliati e di politiche di tagli lineari insensati che hanno colpito anche la cultura e la ricerca ed è costato al nostro Paese e alle nostre Università un prezzo di decine di milioni di euro. Tutto questo va in evidente e suicida controtendenza rispetto a quanto accade negli altri Paesi avanzati, dove pure i governi devono fare i conti con la crisi planetaria in atto ormai da sei anni. Bastano a dimostrarlo due soli dati, tra i tanti disponibili: a) nel 2009, il fondo di finanziamento ordinario delle nostre università era pari allo 0,49% del Pil; oggi siamo scesi allo 0,43, a fronte dell'1,5% di Francia e Germania, per limitarci a due esempi a noi vicini: che investono tre volte tanto; b) nel rapporto Ocse 2014, il nostro Paese figura al penultimo posto nella graduatoria della spesa per scuola e università, con appena il 5% del Pil. Qualche segnale positivo è però arrivato negli ultimi tempi dalla decisione del governo di svincolare una parte consistente dei finanziamenti dal criterio illogico e miope della spesa storica, che aveva finito per penalizzare in modo pesante le sedi migliori per ricerca e didattica. I nuovi criteri finalmente prevedono di premiare la qualità: scelta che non può che trovare il pieno apprezzamento dell'Università di Padova, classificata al primo posto per il valore della ricerca nella graduatoria stilata dall'Anvur a seguito di severe e lunghe verifiche. Ma bisogna anche rilevare come il 75% dei fondi, quindi tre quarti del totale, rimanga ancora agganciato alla spesa storica. E ancor più va puntato l'indice contro il rischio, che già si profila per il 2015, di una miope continuazione della politica dei tagli lineari inaugurati all’epoca del ministro Tremonti, che ha portato in questi ultimi anni a decurtazioni feroci e senza precedenti, col risultato di aprire la stagione della più grande crisi delle università italiane, già tenute in scarsa considerazione anche prima. In tal senso occorre denunciare con forza, come ha fatto di recente la Conferenza dei Rettori, la previsione, tuttora non smentita, di un ulteriore taglio di 170 milioni di euro per il 2015, che vuol dire una riduzione di oltre il 3 per cento rispetto al 2014.

È una misura che va assolutamente rivista, utilizzandola per affrontare una delle più serie criticità del nostro sistema universitario: abbiamo già chiesto all'esecutivo di destinare quella cifra al reclutamento di giovani ricercatori su base pluriennale. Per dare una misura di quanto rilevante sia la questione, basterà dire che negli ultimi cinque anni i ricercatori impiegati nei nostri atenei sono scesi da 60mila a 53mila. E' un evidente danno non solo al sistema universitario, ma al sistemaPaese, che risulta così fortemente penalizzato nella propria competitività. Meritoriamente, nel suo “Viaggio in Italia” e nei suoi ripetuti interventi, il direttore Roberto Napoletano dà voce a tanti giovani che manifestano la loro voglia di investire le proprie capacità a casa loro, ma al tempo stesso denunciano le colossali difficoltà che trovano per realizzare questo sogno, e sono quindi costretti a emigrare all'estero. Non possiamo più ridurci a stracciarci le vesti per questo fenomeno: dobbiamo impegnarci tutti assieme per invertire la tendenza. Ma è indispensabile che la politica per prima esca dalla clamorosa contraddizione tra parole e fatti. Per quanto ci riguarda, come università di Padova continuiamo malgrado tutto a fare la nostra parte, specie sul piano dell’internazionalizzazione, per offrire ai nostri giovani concrete opportunità in casa, e per riuscire a richiamare intelligenze ed energie da fuori. Lo facciamo attingendo agli strumenti possibili, a cominciare da quelli dell'Unione Europea: negli ultimi cinque anni siamo riusciti a farci assegnare stanziamenti per 70 milioni di euro. Ma da soli non possiamo contrastare la deriva in atto: occorre che da parte di tutto il Paese ci sia la  consapevolezza che l’industria più strategica è quella della conoscenza e della ricerca.

Giuseppe Zaccaria

L'articolo originale, "La ricerca è la nostra «industria strategica»", è tratto da Il Sole 24 Ore, edizione del 25 novembre 2014 e pubblicato a pagina 30

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