SCIENZA E RICERCA

L'inquinamento acustico minaccia le balene

Stellwagen Bank National Marine Sanctuary è un vero e proprio santuario delle balene. Situato nella baia del Massachussets, tra Cape Cod e Cape Ann, racchiude una delle più belle riserve marine del Nord America in circa 1.350 chilometri quadrati nei pressi di Boston. Qui molte specie trovano il loro habitat naturale perfetto: grandi squali bianchi, tonni, merluzzi e pesci blu vivono assieme a maestose balene, a orche e delfini. 

Sebbene dal 1999 il Congresso abbia adibito la regione a riserva naturale nel tentativo di prevenire l’estinzione di varie specie marine, la sopravvivenza delle balene pare esser fortemente minacciata anche in questo santuario. Elevati livelli di rumore di fondo, principalmente causati da navi e imbarcazioni, sembra stiano creando seri problemi di comunicazione a circa due terzi dei cetacei che popolano questa riserva. Sulla rivista internazionale Conservation Biology sono stati recentemente pubblicati i risultati ottenuti dagli scienziati dei Cornell Labs of Ornithology, del NOAA Fisheries Northeast Fisheries Science Center e della Marine Acoustics Inc. che, dal 2007 al 2010, hanno studiato il fenomeno nell’area. Gli studi, condotti con l’impiego di una serie di registratori per monitorare i livelli di rumore acustico prodotto dalle imbarcazioni che attraversano il Nord Atlantico, nonché i suoni distintivi emessi da varie specie di balene in estinzione, hanno documentato il propagarsi di più di 22.000 suoni diversi nella riserva marina. Successivamente sono stati decodificati da un software di riconoscimento sonoro sviluppato ad hoc e in grado di riprodurre la propagazione del rumore prodotto dalle imbarcazioni. Ricerche ad ampio spettro, che si sono avvalse anche della banca dati del sistema di identificazione sonora utilizzato dalla Guardia costiera americana. 

Confrontando i livelli di rumore emessi dalle imbarcazioni commerciali con le condizioni di inquinamento acustico di cinquant’anni fa, è stato stimato che le balene del Nord Atlantico abbiano perso dal 63 al 67 per cento circa dello spazio di comunicazione a loro disposizione. Il rumore di fondo è fortemente cresciuto tanto che per le balene sta diventando sempre più difficile riconoscere il timbro e la provenienza di un suono, compresi i richiami dei propri simili. È come se ci trovassimo in una folla di persone che, nell’atrio di una stazione, chiacchierano a voce alta e dovessimo sentire il nostro amico che ci invita a bere un caffè all’altro capo della hall: più facile fare amicizia con il capotreno. L’impatto dell’inquinamento acustico è devastante perché questi giganteschi cetacei sfruttano l’emissione e la ricezione di onde sonore a particolari frequenze per comunicare e scambiarsi informazioni vitali, come la localizzazione del cibo, la presenza di predatori, la cura dei piccoli. A soffrirne sono in particolare le balene franche, una specie che vive nel Nord Atlantico, ora in via di estinzione, tanto da essere considerata una delle specie più rare al mondo (se ne contano meno di 550 esemplari). 

L’inquinamento acustico sulle tratte oceaniche potrebbe nascondere qualche altra spiacevole sorpresa: ad oggi non se conoscono tutti gli effetti indiretti ed è di fondamentale importanza continuare a monitorare le specie marine nel tentativo di preservarne l’incolumità.

 

Cinzia Sada

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