SCIENZA E RICERCA
Mappatura del cervello: non è così semplice
Il malcontento covava da tempo e ha trovato adesso una forma collettiva di espressione. Più di 600 scienziati hanno firmato una lettera aperta, indirizzata alla Commissione europea, in cui vengono evidenziate forti perplessità riguardo allo stato di salute del maxi-progetto “Human Brain Project” (HBP), molto pubblicizzato e lautamente finanziato per più di un miliardo di euro dalla UE.
L'HBP è un progetto “faro” nel Future and Emerging Technologies (FET) Programme e mira a costruire un super-computer che sia capace di simulare il funzionamento del cervello umano, ritenuto essere la macchina più complessa dell'universo con i suoi quasi 100 miliardi di neuroni, ciascuno dei quali fornito di circa diecimila connessioni. Parallelamente, negli Stati Uniti la presidenza Obama ha stanziato tre miliardi di dollari per la BRAIN Initiative, un progetto di ricerca in cui si mira a mappare ogni singolo neurone del cervello umano.
Viste le forze dispiegate e la competizione in corso, il cervello sembra destinato a essere l’argomento scientifico per eccellenza del XXI secolo. L'intento del progetto finanziato dall'Unione Europea, che vede la partecipazione di più di un centinaio di Istituzioni scientifiche dislocate in 24 Paesi, è dichiaratamente dei più nobili: comprendere il funzionamento del cervello sia in condizioni normali sia in condizioni patologiche, con innumerevoli ripercussioni applicative, ma anche filosofiche su come e dove nasce la mente umana. Le ricadute per la società sono enormi e spaziano dalla medicina (sviluppo di cure per patologie come morbo di Parkinson, Alzheimer e ictus) alla psicologia, dalle scienze sociali all'economia. L'obiettivo e il livello del progetto sono senza mezzi termini l'eccellenza. Come per la biologia è esistito un prima e un dopo rispetto alla mappatura del genoma umano (Human Genome Project), l'HBP sembra voler ricoprire un ruolo analogo per la storia delle neuroscienze e non solo.
I firmatari della lettera aperta denunciano però che l'impresa rischia di deludere le aspettative e che il trucco si sciolga sotto la cocente luce dei riflettori. I primi passi falsi sono stati compiuti già alla partenza, quando il progetto ha incassato la mancata partecipazione di diversi laboratori, scettici sulla validità dell'operazione nonostante le ingenti somme di denaro investite.
L’unanimità è un obiettivo impossibile, ma ciò che viene ulteriormente ribadito nella lettera aperta è la ristrettezza degli scopi di un progetto di per sé mastodontico. Sia da un punto di vista manageriale sia da un punto di vista prettamente scientifico, la direzione dell'HBP si sarebbe dimostrata autoritaria e poco flessibile. In particolare, a detta dei contestatori, la Commissione Scientifica a capo del progetto avrebbe dovuto comporsi di membri, riconosciuti come altamente qualificati dalla comunità scientifica internazionale, le cui variegate competenze potessero riflettere più fedelmente la diversità di approcci che ancora domina la ricerca neuroscientifica. Oggi, pensare di poter impugnare un unico modello di funzionamento del cervello e di innalzarlo a paradigma dominante è un'utopia, se non un vero e proprio errore di valutazione. I tempi non sembrano ancora maturi perché possa essere trovata, ad esempio, una teoria definitiva che riesca a tenere insieme neuroscienze (studio del substrato biologico cerebrale) e psicologia (studio della mente).
Il fatto che in un campo di studi non esista un consenso consolidato non è di per sé sintomo di cattiva salute, al contrario può essere indice di vitalità scientifica, a maggior ragione se si tratta di una disciplina relativamente giovane come le neuroscienze. Opinioni contrastanti, contributi diversi e molteplici che avanzano parallelamente lungo strade che portano a scoprire campi inesplorati riflettono un programma di ricerca fecondo, frutto del confronto incrociato di risultati che vengono continuamente sottoposti all'analisi della comunità scientifica, e la cui rotta viene costantemente aggiustata. Questo approccio pluralista e “dal basso” (bottom up) è la strada che i firmatari della lettera suggeriscono di intraprendere, o meglio di tornare a percorrere: “sosteniamo con forza il meccanismo delle sovvenzioni individuali dei ricercatori come mezzo per fornire un investimento molto più efficace nella ricerca europea delle neuroscienze” (si legge nella lettera). L'HBP apparirebbe invece come un inopportuno e mal impostato progetto di Big Science, un'impresa monolitica in cui la linea di ricerca viene imposta dall'alto (top down), non rispettando la fisiologica libertà e la flessibilità di una ricerca intrapresa da una variegata comunità di soggetti e di istituzioni. In sostanza, si tratterebbe di una scorciatoia dirigistica.
La ricerca scientifica e l'accumulo della preziosissima conoscenza che da essa deriva costituiscono un processo complesso che richiede tempistiche proprie, non necessariamente in linea con le aspettative di un immaginario di progresso immediato, richiesto da un mercato e da un'economia che si rivelano forse troppo frenetici per comprendere il valore profondo (e la necessaria pazienza) della ricerca.
Telmo Pievani
Francesco Suman