CULTURA
Scienza open access, traguardo da raggiungere
Il futuro della comunicazione scientifica è stato di casa al TriesteNext, salone europeo dell’innovazione e della ricerca. In una dinamica tavola rotonda, esperti internazionali hanno discusso su quale sia realmente la chiave di diffusione del sapere scientifico nel ventunesimo secolo. Tra questi spiccano le figure di Robert Darnton, storico del libro e direttore della biblioteca di Harvard, e Gino Roncaglia, docente di Applicazioni della multimedialità all’università della Tuscia e direttore di un corso di perfezionamento sul futuro del libro e dell’editoria digitale.
Secondo Darnton il concetto di “scienza Open access”, da lui definita “the Way”, è la via da seguire nei prossimi anni, ma è ancora lungi dall’essere un traguardo raggiunto, e la causa prima è riconducibile alle leggi severe che regolano la diffusione delle pubblicazioni scientifiche. Il movimento Open Access ha l’ambizione di democratizzare l’accesso alla conoscenza, ma rischia allo stesso tempo di essere bloccato dalla commercializzazione. D’altro canto, i costi delle riviste specializzate stanno aumentando sensibilmente, costringendo dipartimenti e biblioteche a diminuirne l’acquisto.
Negli Stati Uniti la spinta al libero accesso alla conoscenza sta prendendo forma anche con la Digital Public Library of America, ambizioso progetto promosso dall’Università di Harvard in collaborazione con la Biblioteca del Congresso e gli archivi nazionali americani che, sfruttando una rete internazionale di accordi con editori e partner, vuole rendere disponibile on line la biblioteca più grande del mondo ad accesso completamente gratuito. Un modo per alleggerire il divario digitale esistente tra i vari paesi e per rendere accessibile liberamente anche la conoscenza prodotta dalla ricerca finanziata con fondi pubblici. Oggi infatti la ricerca ha bisogno di essere necessariamente legata a un’intelligenza collettiva, capace di mettere la società nelle condizioni di comprendere la scienza ma anche di impegnare socialmente gli scienziati.
Roncaglia mette in luce invece gli aspetti più tecnici della nuova filiera della comunicazione, e li lega alla rivoluzione editoriale in corso. In un periodo in cui si affacciano sul mercato supporti digitali di lettura che potrebbero incrementare la commercializzazione dei testi, ci si scontra ancora con la richiesta del pubblico di possederne la copia cartacea. Autore de La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro (Laterza, 2010), Roncaglia pone l’attenzione sull’enorme innovazione tecnologica che il libro stesso ha rappresentato nei secoli; dall’oralità alla scrittura, dal volumen al codex, per giungere a Gutenberg e agli iPad, bisogna ora sforzarsi di comprendere quali saranno le conseguenze culturali che la tecnologia avrà sulle pubblicazioni e sulle abitudini dei lettori.
Open Access è un concetto chiaro in una realtà molto più complessa, e solo abbattendo le barriere e i pregiudizi rimasti si potrebbe pensare di vederne garantita la massimizzazione dell’impatto sulle masse. E probabilmente aveva capito tutto Asimov quando, nel pubblicare un racconto ambientato nel futuro su una rivista per ragazzi, scriveva: "Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!” Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico."
Gioia Baggio