CULTURA

Sensibile e intelligente come un ravanello

L’uomo e le piante: storia di un rapporto di dipendenza, ma anche di una profonda incomprensione. È questo l’argomento di Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, di Stefano Mancuso, fra i massimi esperti di neurobiologia vegetale,  e Alessandra Viola, giornalista scientifica, recentemente pubblicato da Giunti. Le piante non sono cose, sono esseri viventi, anche se a volte tendiamo a scordarlo. Presso molti popoli primitivi gli alberi erano considerati dotati di anima, mentre in Occidente Aristotele li pone tra le cose inanimate, e per lo stesso motivo nella tradizione islamica sfuggono al divieto di rappresentazione del vivente. Anche nella Bibbia Noè salva dal diluvio solo gli animali: sarà però un ramoscello d’ulivo il segno della fine della collera divina.

Senza le piante la vita non sarebbe possibile, cosa che invece non si può dire degli umani, questo però non sembra averle fatte progredire nella nostra stima. “In una pianta le funzioni non sono legate agli organi.  Le piante respirano senza polmoni, si nutrono senza bocca o stomaco, stanno in piedi senza scheletro”  scrivono Mancuso e Viola. Una precisa strategia evolutiva: vivendo ancorate al suolo le piante possono essere predate facilmente, di qui la necessità di non concentrare le loro capacità in poche zone nevralgiche. Alcune specie possono essere distrutte al 90-95%, ma poi ricrescono da un piccolo nucleo sopravvissuto, in maniera del tutto normale.

Non hanno cervello ma questo – come sosteneva già Charles Darwin, straordinario botanico e ammiratore delle capacità delle piante – non significa che non siano intelligenti, che non provino emozioni, che non comunichino con i loro simili e con altre specie, comprese quelle animali. Semplicemente, lo fanno in maniera diversa, tanto diversa che per gli esseri umani è difficile rendersene conto. Secondo alcuni esperimenti anche i vegetali, ad esempio, possono trarre beneficio dalla musica. Le frequenze basse (100-500 Hz) sembrano infatti favorire lo sviluppo delle radici e la germinazione, mentre quelle più alte possono avere un effetto inibitorio. Non solo le piante a modo loro vedono, sentono, gustano, odorano e toccano, ma hanno inoltre addirittura una quindicina di sensi in più. Sono ad esempio capaci di sentire l’umidità, i campi gravitazionali, quelli elettromagnetici e tanti altri segnali che invece a noi abitualmente sfuggono. Inoltre, attraverso le radici, sono anche capaci di emettere suoni, scambiarsi segnali... Parlano! Insomma: espressioni come “testa di cavolo” e “spirito di patata”, conoscendo davvero la ricchezza del mondo vegetale, dovrebbero in realtà diventare dei complimenti.

Forse non è che non le capiamo: siamo solo invidiosi. A ben vedere i veri dominatori del pianeta sono loro. Oggi il regno vegetale rappresenta tra il 99,5 e il 99,9% di tutta la biomassa. Molte specie di vegetali sono sopravvissute all’estinzione dei dinosauri, e probabilmente vivranno ancora quando l’uomo sparirà dalla terra. “ Se domani – afferma Mancuso – le piante dovessero scomparire dalla Terra, la vita dell’uomo durerebbe poche settimane, forse qualche mese, non di più.” 

Se le piante sono alla base della catena alimentare, l’uomo non sembra però ricorrere per la sua alimentazione all’estrema ricchezza di varietà del mondo vegetale. La maggior parte delle calorie della sua dieta arriva così da sei piante: canna da zucchero, mais, riso, grano, patata e soia. Si tratta dell’esito di una collaborazione con le specie che si prestano alla coltivazione intensiva, che ha condizionato lo sviluppo stesso delle civiltà: “Sfamando l’uomo – continua Mancuso – hanno ottenuto di essere protette dagli insetti, ben nutrite, e soprattutto propagate fino a coprire gli angoli più lontani del Pianeta.”

Ma i vegetali producono anche l’ossigeno che ci fa vivere, fino ad essere capaci di assorbire e rendere innocui alcuni dei più terribili agenti inquinanti, come il tricloro etilene (TCE), un solvente usato nell’industria plastica. È Il regno vegetale a produrre o aver prodotto l’energia che consumiamo: nella fotosintesi infatti, ha scritto il botanico russo Kliment Timiryazev (1843-1920), “la pianta è l’anello di congiunzione tra la Terra e il Sole”. Non solo: è sempre dalle piante che vengono ancora ricavati quasi tutti i medicinali. 

Un rapporto di dipendenza che pure riconosciamo: il verde fa bene alla mente e all’anima, e ancora oggi boschi e giardini sono per tutti a luoghi di riposo e di tranquillità. Le piante – secondo i dati riportati dagli autori – favoriscono anche il benessere e l’attenzione: nelle vie alberate succedono meno incidenti, così come nei quartieri più verdi ci sono meno crimini e suicidi. Persino nelle scuole, se c’è un bel parco, i risultati degli alunni sono migliori. E forse non è un caso che Epicuro istruisse gli allievi in un bellissimo giardino. Insomma, dobbiamo praticamente tutto ai nostri fratelli verdi. Almeno, così suggeriscono gli autori, sulla scorta di una serie di dati, di informazioni e di esperimenti in un campo di ricerca in gran parte nuovo.

Daniele Mont D’Arpizio

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