CULTURA

Turismo, il cinema fa meglio del marketing

Digitare su Google “Brescello” dà come primo risultato “Comune di Brescello, Reggio Emilia, Il paese di Don Camillo e Peppone. Un risultato piuttosto scontato - il sito web del comune - ma non così ovvio: come portale istituzionale, infatti, la scelta del sottotitolo rappresenta una precisazione fuori  dagli schemi, il deliberato proposito di valorizzare il territorio in chiave turistico-cinematografica. La piazza principale del paese è abitata dalle statue dei personaggi di Guareschi; a pochi passi compaiono le insegne del museo Peppone e Don Camillo e di quello dedicato a  Brescello e Guareschi, Il territorio e cinema; l’ufficio turistico naturalmente organizza tour a tema.  “Su questi film, girati fra gli anni ‘50 e ’60, Brescello ha costruito una tradizione e una fortuna” racconta Tino Mantarro, giornalista del Touring club italiano; “nel paesaggio del quotidiano, la finzione cinematografica diventa realtà. E diventa ricchezza. In questo caso è piuttosto evidente, poi, la longevità del suo richiamo”. Ecco perché sempre più luoghi investono sull’immaginario cinematografico, come sta facendo anche il consorzio turistico di Volterra, che offre ai visitatori un percorso guidato Volterra in New Moon – Sulle tracce di Edward e Bella, in italiano o inglese, dedicata ai fan della trilogia di Twilight

È un fenomeno recente in Italia, quello del “cineturismo”, come lo definisce il direttore del Touring club italiano Silvestro Serra. Affonda le sue radici nei deserti dei film western statunitensi, nella Navajo Nation, location dei film di John Ford diventata poi  sinonimo di Far West.  Gli Stati Uniti diventarono per gli italiani i territori raccontati nei film come Ombre rosse, e poi  Easy Rider e Il Laureato, così come agli occhi del mondo l’immagine dell’Italia era la fontana di Trevi di Fellini. L’hollywoodiano Vacanze romane mostrava Roma attraverso le immagini del Colosseo, di piazza di Spagna, di via Margutta e, soprattutto, di Santa Maria in Cosmedin, dove una sprovveduta Audrey Hepburn si spaventava nel vedere Gregory Peck fingere di perdere la mano all'interno della Bocca della verità. A sessant’anni di distanza, lunghe file di turisti pronti a infilare la propria mano nell’antico mascherone testimoniano la forza del richiamo cinematografico nel guidare i percorsi del turismo. 

D’altra parte, chi non conosce qualcuno che, fan del Montalbano di Camilleri e in viaggio in Sicilia, non abbia fatto tappa sulla spiaggia di Marinella (in realtà Punta Secca) o non abbia cercato il commissariato di Vigata a Porto Empedocle, trovandolo però nel Municipio di Scicli? Sempre in Italia, gli effetti cinematografici e televisivi si sono fatti sentire anche in produzioni minori. Ad esempio, il castello di Agliè,  location in cui si girò la “Elisa di Rivombrosa”  e che fino al  2003, anno in cui cominciò ad andare in onda la fiction, contava circa 10000 visitatori all’anno, arrivò a contarne negli anni successivi 92000. Per non contare l’”effetto colossal”: l’uscita sugli schermi di Braveheart fece sì che il turismo in Scozia aumentasse del 300%. E l’Alnwick Castle in Inghilterra, location di Hogwarts nei film su Harry Potter, ha visto un incremento del  120% nel numero di visitatori. Ma anche flop cinematografici si sono rivelati poi successi turistici: “Il mandolino del capitano Corelli” ebbe l’effetto di contribuire con un 50% in più di visitatori nell’isola di Cefalonia per i tre anni successivi alla sua uscita sul grande schermo.

In Italia le capacità e gli strumenti per sfruttare i flussi turistici legati alla produzione cinematografica e televisiva sono minimi. “Quando nel nostro Paese si gira un film, raramente si pensa alla location con l’intenzione di promuoverla. Per questo ci sarebbero le film commission, organismi pubblici locali che hanno lo scopo di attrarre nel proprio territorio  le produzioni cinematografiche, offrendo supporto logistico e sostegno finanziario, così da incentivare il lavoro di maestranze locali e promuovere l’immagine del territorio. Nate negli Stati Uniti negli anni Quaranta, arrivarono da noi solo negli anni Novanta” spiega  Stefano Marchioro, docente di  Economia del turismo all’Università di Padova.  E continua: “le nostre film commission sono piccole, poco forti rispetto a quelle svizzere, tedesche o austriache. La Cine-Tirol, ad esempio, negli ultimi dodici anni ha attratto più di 70 produzioni di Bollywood.” Insomma, anche nella competizione cine-turistica vince chi sa organizzare. 

Chiara Mezzalira

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