SCIENZA E RICERCA

Giancarlo Ghirardi. Un fisico di un altro tempo

Pochi giorni fa, l’1 giugno 2018, mentre si trovava a Grado in vacanza con la moglie Laura, è morto per un malore improvviso Giancarlo Ghirardi. Per tutti quelli che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Giancarlo è una grande perdita. Tuttavia anche coloro che lo hanno conosciuto solo attraverso i suoi contributi scientifici sentiranno molto la sua mancanza.

Giancarlo era nato a Milano nel 1935, e alla Statale di Milano si era laureato in fisica nel 1959. Dal 1963 si era trasferito a Trieste dove, nel 1976, era diventato professore ordinario di fisica teorica. È stato direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Trieste dal 1981 al 1985 e Direttore del Dipartimento di Fisica Teorica dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1993 al 1999. Nel frattempo aveva svolto un ruolo attivo nello sviluppo dell’ICTP, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste: non a caso aveva partecipato al primo seminario internazionale di fisica teorica di Trieste, organizzato dai due fondatori dell’ICTP, Paolo Budinich e Abdus Salam. Ed è proprio nel suo studio all’ICTP che l’ho incontrato più spesso, in particolare a partire dalla metà degli anni 1990, quando insieme con vari colleghi abbiamo dato vita alla Società Italiana di Fondamenti della Fisica (SIFF), di cui Giancarlo è stato Presidente.

Giancarlo era sempre disponibile a farsi coinvolgere o a promuovere momenti di incontro

Se numerose sono state le sue ricerche nell’ambito della fisica teorica, i contributi che l’hanno reso famoso in tutto il mondo riguardano principalmente il campo dei fondamenti della meccanica quantistica, a partire dai lavori scritti tra il 1985 e il 1986 insieme ad Alberto Rimini (anche lui morto improvvisamente ad aprile del 2017) e Tullio Weber. La teoria GRW, dalle iniziali dei suoi proponenti, è da allora una delle più promettenti linee di ricerca nel settore dei fondamenti della meccanica quantistica. La nascita degli studi sui fondamenti e le interpretazioni della meccanica quantistica può essere fatta risalire al 1927, anno in cui inizia quello che va sotto il nome di “dibattito Einstein-Bohr”. Questi studi hanno visto dagli anni 1930 in poi fiorire un proficuo confronto tra fisici, matematici, filosofi e storici della scienza. Giancarlo, almeno dalla fine degli anni 1980, è stato uno dei personaggi di riferimento in questo contesto, in Italia e all’estero, dove accanto alla teoria GRW si sviluppavano negli stessi anni nuove interpretazioni (come quella di R. B. Griffiths, M. Gell-Man e J. B. Hartle delle “storie decoerenti”), o si approfondivano interpretazioni precedenti, come la teoria di David Bohm a variabili nascoste introdotta nel 1952 (queste ultime ricerche sono merito in particolare di S. Goldstein, D. Duerr e N. Zanghì).

Ricordo con piacere le nottate passate all’ICTP quando preparavamo il progetto per il bando “Progetti di ricerca di interesse nazionale

Giancarlo, appassionato e instancabile difensore del suo punto di vista, era al contempo aperto al confronto con le altre proposte. Per questo era sempre disponibile a farsi coinvolgere o a promuovere momenti di incontro, che sono stati particolarmente ricchi e proficui, in particolare con il gruppo dei “bohmiani” (Goldstein, Duerr, Zanghì), che non a caso erano tutti presenti a Trieste, all’ICTP, il 5 settembre del 2005 in occasione delle celebrazioni per i suoi 70 anni.

La sua passione per la fisica, e per la storia e la filosofia della fisica, si esplicava anche nella sua dedizione alla divulgazione scientifica. A questo proposito vale la pena ricordare il suo libro “Un’occhiata alle carte di Dio” che, mi aveva detto, aveva fatto leggere in bozze a uno studente liceale, per essere sicuro di aver usato il linguaggio giusto per raggiungere i suoi lettori. E in qualche modo scienza e divulgazione della scienza erano gli elementi che avevano ispirato la sua collezione di circa 350 banconote provenienti da 70 paesi diversi che riportavano le effigie di eminenti scienziati.

Ricordo ancora con piacere uno dei nostri primi incontri, a Erice nel 1989 al convegno sui 62 anni dalle relazioni di indeterminazione, dove partecipai tra l’altro a una sua discussione con John Bell che fu un importante stimolo agli sviluppi ulteriori della teoria GRW. E così pure ricordo le nottate passate all’ICTP quando preparavamo il progetto per il bando “Progetti di ricerca di interesse nazionale” (Prin) 1999, o quando discutevamo insieme la maniera migliore di organizzare alcuni convegni sul tema della storia e dei fondamenti della meccanica quantistica (per esempio il primo congresso nazionale della SIFF a Trieste nel 1997, o il congresso conclusivo del Prin 1999 a Bertinoro nel 2001). Nelle pause, davanti alla macchinetta del caffè, avevamo l’occasione di parlare non solo di fisica, ma anche di musica e politica. Me lo ricordo in maniche di camicia, talvolta un po’ affaticato, ma sempre entusiasta e pieno di energia. Una grande umanità che si accompagnava a un totale rispetto e attenzione per l’interlocutore, anche se questi era un giovane come me (all’epoca) che sicuramente aveva molta meno esperienza e preparazione di lui. Tutte caratteristiche che spiegano la sua grande capacità didattica e il nutrito gruppo di ricercatori, giovani e meno giovani, che a Trieste, e non solo, seguono oggi i suoi indirizzi di ricerca o da lui sono stati avviati alla ricerca in fisica. Un’eredità che continuerà a dare i suoi frutti anche dopo la sua scomparsa.

 

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