SOCIETÀ

L'antisociale, tra letteratura e scienza

Per le vie di St. Remy, in Francia, poche settimane fa distribuivano un volantino con messaggi di questo tenore: “Drogheresti tuo figlio? No? Allora non dargli il Ritalin!”. Si tratta di un farmaco (il metilfenidato) molto discusso, anche in Italia, somministrato per la cura dell’ADHD – il deficit dell’attenzione e dell’iperattività, disturbo talvolta frettolosamente diagnosticato e che prevalentemente viene ritenuto un’anormalità neurochimica geneticamente determinata. L’Onu parla di sovrastima del fenomeno, la scienza è divisa e anche il cinema di recente si è occupato del tema con due lavori: Mommy del canadese Xavier Dolan  e l’italiano ADHD – rush hour diretto da Stella Savino.

A quanto pare in particolare i francesi abusano del Ritalin: questo almeno sosteneva la comunicazione del volantino e a giudicare anche dall’animosità della ragazza che lo distribuiva insieme all'invito a un sit-in davanti a una farmacia. Un dato certo è il periodo di super medicalizzazione in cui viviamo, soprattutto tra Stati Uniti ed Europa. Questione comunque seria e delicata, soprattutto se tocca la sfera dei bambini, suscitando ondate di deriva di pensieri sul bisogno di controllo sociale dei giovani.

Pensieri che tornano prepotentemente di moda di fronte alla notizia di qualche giorno fa riferita alla connessione tra lo sviluppo cerebrale e i comportamenti antisociali. La relazione emerge dallo studio internazionale “Mapping the structural organization of the brain in conduct disorder: replication of findings in two independent samples” condotto in collaborazione da università di Roma Tor Vergata e Cnr, pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, e che sottolinea l’importanza dello sviluppo cerebrale nel disturbo della condotta sociale attraverso una mappa delle anomalie nell’intero cervello degli adolescenti affetti dal disturbo in questione. Tali anomalie coinvolgerebbero molte regioni del cervello che - nei soggetti con comportamenti antisociali (i 58 adolescenti maschi tra i 16 e i 21 anni più i  37 con età tra 13 e 18, presi in esame dallo studio) - presenterebbero cambiamenti anatomici di natura complessa e sfaccettata. A dimostrazione che – spiega Graeme Fairchild del dipartimento di psicologia dell’università di Southampton - il disturbo della condotta sociale è un reale problema cerebrale e non, semplicemente una forma di esagerata ribellione alle regole della società.

Ora - tralasciando il perché lo studio non abbia preso in esame il cervello delle donne - un aspetto degno di nota è quello dei possibili trattamenti con cui una scienza asservita a governanti dispotici potrebbe decidere di curare l’antisocialità“Ora che siamo capaci di produrre una mappa delle anomalie nell’intero cervello degli adolescenti con disturbo della condotta sociale potremmo, in un futuro non troppo lontano, vedere se le terapie disponibili siano capaci di influenzare la maturazione del cervello e di ridurre tali comportamenti”, spiega Ian Goodyer del dipartimento di psichiatria dell’università di Cambridge.

Influenzare la maturazione del cervello. Come? In letteratura e filmografia esistono esempi agghiaccianti, anche perché l’antisociale è sempre stato un oggetto eccellente per gli scrittori di romanzi e film e un generatore di trame avvincenti: da Caino in poi.

Dostoevskij, tra Raskolnikov Uomo del Sottosuolo, Demoni, Sosia, Idiota ha consegnato all’immortalità una galleria di devianti unica. Anche Camus e Sartre hanno dato il loro importante contributo… I giovani maschi protagonisti della letteratura italiana del Novecento sono affetti quasi tutti dal male di vivere che si traduce però meno spesso in comportamenti ritenuti socialmente pericolosi e meritevoli di controllo rispetto a quanto non accada ai colleghi anglofoni specie quelli che si muovono dentro trame distopiche.

L'antisociale per eccellenza - cui è destinato il controllo sociale per eccellenza - è quello inventato da Anthony Burgess con Arancia meccanica definitivamente lanciata dal film di Kubrick; il cinema è stato a sua volta spesso artefice di trame originali come con con L'uomo che fuggì dal futuro di George Lucas, dove ad essere pericoloso è il sentimento, veicolo del pensiero, sedato farmacologicamente dal governo; qualcosa di simile accade - oltre che nell’Esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam - anche nell'Invasione degli ultracorpi" di Dom Siegel, e nei suoi  sequel Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman e Ultracorpi – L’invasione continua di Abel Ferrara. 

Una volta medicalizzato il problema dell'aggressività, il passo successivo potrebbe essere l’impianto di congegni subcutanei in area cerebrale come avviene al Manchurian Candidate e a molti altri come lui. Cosa potrebbe fare la polizia (predittiva) grazie anche all’ausilio dei Big Data lo sappiamo dai tempi di Minority Report e Matrix e il peggio deve ancora venire se persino Amazon è capace con un algoritmo di indovinare i nostri acquisti e renderli compulsivi, a partire da quelli di libri: i lettori sono spesso antisociali e quel che può capitare loro, Bradbury e Truffaut (Fahrenheit 451) ce lo hanno spiegato bene. 

Silvia Veroli

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012