CULTURA

L'invenzione del socialismo prima del 1914

Nel 1914 un movimento operaio di un certo spessore esisteva in quasi tutti i paesi europei. Anche se era per la maggior parte ispirato dal socialismo, un movimento operaio organizzato ci sarebbe stato anche senza il socialismo. Prima della prima guerra mondiale, Gran Bretagna, Stati Uniti (i due stati più capitalisti) non aveva un partito socialista importante. E neppure il Giappone, stato capitalista emergente.

Contrariamente a quanto quasi tutti i socialisti credevano non vi era alcun nesso di causalità tra movimento operaio organizzato e l'ideologia del socialismo. Per quanto riguarda il rapporto tra socialismo e industrializzazione, questo era significativo solo in un’area geografica limitata: l’Europa continentale. La sua successiva diffusione al di fuori dell’Europa è stato limitato a paesi senza una significativa base industriale e, quindi, senza un significativo movimento operaio.

Nell’Europa continentale il socialismo fu, per così dire, ‘catturato’ dal marxismo che, alla fine del secolo scorso, dominava il movimento operaio.

Non mi interessa qui il marxismo di Marx, ma le interpretazioni della sua dottrina che erano venute a prevalere nei partiti di sinistra, cioè che veniva chiamato il “marxismo della Seconda Internazionale” oppure, dai suoi dettratori: ‘marxismo volgare’. Questo ‘marxismo’ è stato quello che ha fortemente influenzato i dirigenti del movimento operaio e gli attivisti. Si trattava ovviamente di una versione semplificata delle opere di Marx.

La nuova dottrina fu resa popolare attraverso le opere di Kautsky e di Bebel, che furono più ampiamente lette e distribuite delle opere di Marx. In sostanza, prima del 1914, il marxismo volgare, nella sua essenza, consisteva nelle seguenti proposizioni abbastanza semplici:

Prima proposizione: il sistema capitalistico attuale è ingiusto. La sua relazione fondamentale, il rapporto salariale, si regge su un contratto tra parti giuridicamente uguali, ma questo nasconde una vera e propria disuguaglianza: i capitalisti ‘truffano’ (si fa per dire) i lavoratori appropriandosi di molto di più di quanto pagano in salari e altri costi di produzione necessari. Questo valore statisticamente non quantificabile, chiamato ‘plusvalore’ dai marxisti, dà ai proprietari del capitale non solo ricchezza, ma anche potere sullo sviluppo economico della società.

Seconda proposizione: la storia procede attraverso fasi. Ogni fase è caratterizzata da un sistema economico specifico a cui corrisponde una particolare classe dominante. La fase attuale del capitalismo non è dunque eterna, ma un fenomeno storico destinato a scomparire: l’attuale classe dirigente non governerà per sempre.

Terza Proposizione: i lavoratori sono una classe fondamentalmente omogenea indipendentemente dalle differenze che possono esistere tra loro. Tutti i lavoratori sono uniti ‘in sostanza’ da interessi simili: migliorare le loro condizioni di vita sotto il capitalismo, lottare contro l’ordine sociale esistente per superarlo, portando così la società a una nuova fase della storia nella quale l’uguaglianza sarà reale, e non solo formale. Ne consegue che i lavoratori stessi devono organizzarsi in partiti politici e sindacati e respingere ogni tentativo di dividerli.

La prima proposizione abbraccia la teoria economica marxista dello sfruttamento, la seconda è la cosiddetta concezione materialistica della storia, mentre la terza, non proprio elaborata da Marx, era il prodotto delle idee e pratica politica dei leader del socialismo europeo (in particolare in Germania) dopo la morte di Marx.

Queste proposizioni esprimono un semplice “trinità”:

1. Una dichiarazione sul presente: ‘l'ordine sociale esistente è ingiusto’.

2. Una dichiarazione sul futuro: ‘l'ordine sociale esistente può essere modificato’.

3. Una dichiarazione strategica sulla transizione da 1 a 2: ‘Il destino da solo non porterà a questa transizione, dobbiamo organizzarci e di agire’.

La fede in questo ‘trinità’ (l'espressione religiosa è piuttosto appropriata) è un requisito necessario per qualsiasi movimento sociale il cui scopo è quello di cambiare lo status quo. Ciò che permise al movimento socialista di sconfiggere gli altri rivali all'interno del movimento operaio (ad esempio, l'anarchismo) era che le loro idee erano più forti per quanto riguarda la terza proposizione della trinità, la questione del ‘che fare?’.

Il socialismo era più adatto dei suoi rivali al tipo di organizzazione della classe operaia in unità sempre più grandi di produzione (la fabbrica) e le forme di combinazione dei lavoratori, (i sindacati).

Il socialismo si distingueva da altri potenziali rivali (come, per esempio, i movimenti utopici), guardando realisticamente al futuro e non rifacendosi ad un passato idealizzato; anche se per quanto riguarda il futuro nulla di più preciso fu mai detto oltre a vaghe generalità circa la fine della società di classe e la scomparsa dello Stato.

Solo dopo la rivoluzione sovietica ci sarebbe stato un modello di socialismo ‘realmente esistente’.

Tutto questo non basta per spiegare la supremazia dell’ideologia socialista all'interno del movimento operaio. Questa supremazia fu dovuta in gran parte al lavoro politico lungimirante dei militanti socialisti. Come i rivoluzionari e riformisti che li avevano preceduti essi volevano cambiare la società, essi credevano che l’agente fondamentale per tale cambiamento dovesse essere la classe operaia. I militanti socialisti avevano capito più o meno istintivamente, che la classe operaia rappresentava un soggetto sociale con grandi potenzialità politiche. Nel linguaggio di oggi potremmo dire che la grande intuizione dei primi socialisti era di aver identificato un ‘nuovo soggetto politico’ in grado di produrre un insieme coerente di richieste politiche sia per il breve che a lungo termine.

Considerare la classe operaia come classe politica, attribuendo a essa un determinato progetto politico e respingendo categorie sociali più vaghe (‘i poveri’) vuole dire che i pionieri del socialismo avevano inventato non solo il socialismo ma anche la classe operaia.

Coloro che definiscono, creano.

O come si dice molto meglio in Alice Attraverso lo specchio, ma nel bel mezzo di una dispusta linguistica che raramente si trova nei libri per bambini, disputa discussa da filosofi del livello di Richard Rorty, John Searle e Donald Davidson:

The question is – said Alice – whether you can make words mean so many different things. The question is – said Humpty Dumpty – who is to be the master – that's all. Si tratta di sapere – disse Alice – se tu puoi dare alle parole tanti diversi significati. Si tratta di sapere – disse Humpty Dumpty – chi è il padrone – Questo è tutto.

‘La politica democratica’, vale a dire, la moderna politica di massa, è un campo di battaglia in cui la mossa più importante è quella di decidere qual è il problema. Essere in grado di definire non solo se stesso ma anche l’avversario, assegnargli un nome e, quindi, stabilire dove le barricate devono erigersi o le trincee scavate offrono un vantaggio decisivo. Questo è ciò che tutti i più importanti movimenti per il cambiamento sociale si sono impegnati a fare. 

Donald Sassoon

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