SCIENZA E RICERCA
Malattie del cervello: il ruolo delle polveri sottili
Il dito ora è puntato contro le polveri sottili. Più le inaliamo più corriamo il rischio di disordini neurodegenerativi, come pudicamente chiamiamo le malattie del cervello. Ma non allarmiamoci più del dovuto. Anche se studi recenti confermano una correlazione tra esposizione a particelle fini e finissime, inquinamento dell’aria e incidenza della demenza senile, dell’Alzheimer o del Parkinson, difficilmente questa correlazione è deterministica. Le polveri sottili sono, al più, uno dei fattori in gioco. Il che non significa affatto che non dobbiamo preoccuparcene. E che non dobbiamo contrastare questa eventuale fonte di rischio.
Ma andiamo con ordine. Molti studi scientifici da tempo trovano una correlazione abbastanza forte tra esposizione a polveri sottili (di diametro inferiore a 10 micron, ovvero a un centesimo di millimetro) e alcune malattie dei polmoni (come l’asma) o del sistema cardiocircolatorio (come l’infarto). Di recente alcuni studi hanno trovato anche una correlazione tra l’esposizione a queste polveri e alcune malattie neurodegenerative. Ne citiamo solo quattro, a titolo di esempio.
Un gruppo di ricercatori della Boston University School of Medicine e del Beth Israel Deaconess Medical Center, sempre di Boston, hanno pubblicato sulla rivista Stroke, tra le più accreditate in fatto di medicina del sistema cardiocircolatorio, una dettagliata analisi da cui emerge che persone che abitano da tempo in zone ad alto tasso di inquinamento vedono aumentare del 46% il rischio di subire danni alle strutture cerebrali.
In uno studio relativo a ben 19.000 infermiere, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2012 su PubMed, un gruppo di ricercatori del Rush Institute for Healthy Aging del Rush University Medical Center di Chicago ha trovato una forte correlazione tra l’esposizione alle polveri sottili e ultrasottili (dell’ordine di 0,1 micron, un decimillesimo di millimetro) e il declino delle facoltà mentali una volta superata la soglia dei 70 anni.
In uno studio ancora più ampio, relativo a 95.690 anziani, pubblicato quest’anno sempre su PubMed, un gruppo di ricercatori della China Medical University di Taichung, Taiwan, ha calcolato che un’esposizione a polveri sottili durata almeno 10 anni, comporta un aumento del rischio di ammalarsi di Alzheimer del 138%.
E in un altro studio ancora più recente, accettato dagli Annals of Neurology lo scorso 15 giugno, un gruppo di ricercatori di vari istituti di ricerca americani ha trovato che tra 1.403 anziani sani – senza problemi neurodegenerativi – quelli che sono stati esposti più a lungo alle polveri sottili hanno una quantità ridotta di “sostanza bianca”, i fasci nervosi che collegano l’encefalo al midollo spinale.
Studi condotti su animali – dai topi di laboratorio ai cani di Città del Messico, considerata una delle città con l’aria più inquinata del mondo – sembrano concordare. Maggiore è l’esposizione al particolato fine e ultrafine, più gravi sono i danni alle strutture cerebrali. E non solo tra gli individui anziani.
Le cause, a grana grossa, sono note. E chiamano in causa il naso. Che mentre blocca le particelle più grosse (che, al più, anche attraverso la bocca vanno a finire nei polmoni), non riesce a trattenere quelle più piccole. E poiché il naso ha dei collegamenti diretti e rapidi col cervello (collegamenti che ci consentono di percepire immediatamente l’odore e, dunque, riconoscere la natura di una sostanza), ecco che le particelle più piccole vengono presto a contatto con la materia cerebrale e possono contribuire a devastarla. Molti studi hanno dimostrato che un cervello esposto a polveri sottili mostra formazioni di placche simili a quelle dell’Alzheimer.
Abbiamo, dunque, trovato la soluzione all’enigma delle peggiori malattie neurodegenerative? La colpa è delle polveri sottili? Molti studiosi invitano, saggiamente, alla prudenza. Intanto ricordano che, alcuni anni fa, si è già creduto di aver individuato il colpevole: l’esposizione ad alti livelli di alluminio. Ma poi si è visto che se l’alluminio è colpevole, non è né l’unico né il principale. Allo stesso modo: non ci sono studi sufficienti per dimostrare, al di là di ogni dubbio, che siano le polveri sottili a causare o ad accelerare le più gravi malattie del cervello. Una qualche relazione può esserci. Ma, insieme ai a quelli genetici, le polveri sottili sono probabilmente uno dei tanti fattori ambientali (compresa la dieta o lo stile di vita) che concorrono a generare la demenza senile, l’Alzheimer o il Parkinson. Perché queste malattia non sono causate da un unico agente. Sono malattie, appunto, multi-fattoriali.
Riconoscere la responsabilità parziale di questi minuscoli agenti aerei non significa affatto minimizzare. Al contrario, l’associazione, per quanto non ancora definitivamente provata, ci induce a cercare già oggi di rimuoverla, la concausa. Le fonti di polveri sottili sono tantissime. Si va dal fumo al riscaldamento domestico, dalle centrali elettriche agli inceneritori di vecchia generazione. Ma la fonte principale è il traffico. In particolare generatori enormi sono i motori esausti di autobus e camion a combustione diesel.
Dunque, bisogna agire su queste fonti. In realtà si sta già agendo. Negli Stati Uniti e in Europa l’aria è molto meno inquinata di alcuni decenni fa, quando probabilmente gli anziani di oggi sono stati esposti ad altissime concentrazioni di polveri sottili. Occorrerebbe fare altrettanto in India, in Cina, in Messico e in tutti i paesi emergenti dove l’inquinamento atmosferico ha raggiunto livelli altissimi.
Si può tener conto del fatto che le polveri sottili, al contrario delle particelle più grosse, vengono naturalmente abbattute in un raggio relativamente piccolo dalla fonte. Tant’è che molti medici negli Usa consigliano alle persone esposte di allontanarsi con le loro abitazioni ad almeno 50 metri dalle autostrade.
Ma chi abita a meno di 50 metri da una strada ad alta intensità di traffico? È chiaro, le persone più povere. Ecco dunque che il rischio di malattie neurodegenerative causate (anche) dalle polveri sottili è correlato alla classe sociale. L’opera di prevenzione non può, dunque, che essere a sua volta multifattoriale. Occorre agire sulle fonti e sulle protezioni dalle fonti di polveri sottili. Sapendo che la posta in gioco è molto alta. Già oggi nel mondo ci sono 50 milioni di persone ammalate di Alzheimer o di Parkinson. Che negli Stati Uniti già oggi il 20% del budget del Medicare (l’assistenza sanitaria pubblica) è impegnato per il trattamento di 6 milioni di ammalati di Alzheimer, per un totale di 226 miliardi di dollari.
Le previsioni, con l’aumento del numero assoluto e relativo di anziani, dicono che nel 2050 gli Usa spenderanno almeno 1.100 miliardi di dollari nella cura dei malati di Alzheimer. E ancor di più dovranno fare i paesi europei, dove il numero di anziani è e sarà ancora superiore. La spesa nella prevenzione dell’inquinamento da polveri sottili, dunque, va considerata un investimento. Economico. E, soprattutto, in salute.
Pietro Greco