SOCIETÀ

Le 13 lezioni di James Randi in una ventata di positività

Viviamo in tempi incerti che potrebbero a buon diritto farci paura. Dopo la pestilenza (la pandemia) e la guerra, mentre ci dirigiamo baldanzosi, si fa per dire, verso una probabile carestia, viene da pensare che manchino solo le cavallette e il diluvio universale per completare un quadro biblico dalle tinte plumbee, e che non ci sia un buon motivo per alzarsi al mattino, se non, al massimo, controllare che non ci sia stata un'apocalisse nucleare durante la notte.
In questi tempi incerti, o forse è meglio dire inquietanti, cosa potrebbe insegnarci una persona che, per quanto geniale, è maturata in tutt'altra epoca? Una persona come James Randi, il cui genio ha illuminato quasi un intero secolo e che ha dato un contributo fondamentale alla lotta alle pseudoscienze, pur avendo studiato completamente da autodidatta?

La domanda può essere lecita, ma mettiamola da parte per qualche ora, mentre prendiamo in mano Geniale (Feltrinelli, 2022) il libro in cui  Massimo Polidoro racconta quello che lui ha imparato da Randi, di cui è stato apprendista nonché amico per buona parte della sua vita.
Ma cosa ha portato un ragazzo di Voghera a passare un anno in America accanto a un uomo che già all'epoca veniva definito l'erede di Houdini? Una lettera, anzi due. Una era indirizzata a Piero Angela e l'altra a Randi stesso; in queste lettere Polidoro manifestava loro la sua ammirazione, senza del resto aspettarsi nessuna risposta. E invece la risposta arrivò, da parte di entrambi, così i tre si incontrarono per conoscersi e in quell'occasione Polidoro, che non aveva mai preso un aereo in tutta la sua vita, chiese candidamente se per caso poteva accompagnarli in Rai il giorno dopo. Già in questo episodio sono contenute due delle lezioni del libro: buttati senza aspettarti niente, però provaci, tanto cos'hai da perdere?

Una delle cose che non è cambiata troppo da quando Randi era giovane è la diffidenza della maggior parte delle persone nei confronti delle passioni altrui, in particolar modo verso quelle poco remunerative. Bisogna essere molto fortunati, come lo fu Polidoro, per crescere in una famiglia che quando vede la scintilla negli occhi di un figlio lo asseconda, con la fiducia che in qualche modo saprà trarre qualcosa di buono da quello che per gli altri può essere solo un passatempo inutile, un hobby da coltivare nei tempi morti prima di abbandonarlo quando la vita lo metterà di fronte alle responsabilità vere. Randi non ha avuto questa fortuna, e infatti se ne andò di casa molto presto, perché voleva fare il mago. Che detta così è una cosa affascinante, ma non suona come qualcosa che sceglieremmo per garantirci un avvenire sicuro. I primi tempi, infatti, furono duri, tanto che alla fine Randi fu tentato di mollare quando venne derubato di tutto: soldi, vestiti, attrezzatura, era tutto sparito, e lui si era ritrovato a dormire per strada. Giorni dopo fece un altro spettacolo, "armato" solo di un mazzo di carte, e con addosso un vestito di seconda mano. Fu allora che lo trovò un talent scout che lo portò in televisione: se lui si fosse arreso prima, probabilmente non sarebbe mai diventato quell'Amazing Randi che a un certo punto della carriera cominciò a sbugiardare tutti quei ciarlatani che utilizzavano le tecniche degli illusionisti per imbrogliare i creduloni ma, soprattutto, le persone in difficoltà (come facevano per esempio i guaritori carismatici, molto diffusi negli Stati Uniti).

Fu semplicemente fortunato? In un certo senso sì, ma aveva fatto di tutto per solleticare quella fortuna: per prima cosa non si era arreso, anche se aveva pensato di farlo, per anni si era esercitato a svolgere quei trucchi con le carte, non si era fatto scoraggiare da genitori che non lo capivano ed era andato a fondo di tutto ciò che lo interessava. E Polidoro è stato fortunato? Certo, ci sono state delle auree contingenze che lo hanno portato a essere l'apprendista di un uomo tra i più geniali del Ventesimo secolo, ma è stato lui a interessarsi alla magia, lui a scrivere due lettere quando avrebbe semplicemente potuto andare al mare, lui a proporre di seguire Angela e Randi in Rai il giorno dopo. La fortuna, come ricorda il libro è relativa: il caso è sicuramente importante, ma lo è ancora di più saper cogliere le occasioni che la vita ci offre. E questo non avviene per caso, ma è conseguenza dell'impegno, del nostro calarci nel flow, quello stato d'animo di estrema concentrazione che però permette anche di assorbire gli stimoli esterni che possono facilitarci le cose, e anche dell'incrollabile convinzione di essere fortunati (si veda, a questo proposito, l'esperimento di Wiseman). Forse lo pensava anche Alexander Fleming, quando scoprì che una muffa stava impedendo la proliferazione di batteri su un vetrino. Una persona meno preparata avrebbe buttato via tutto, magari lamentandosi anche per la contaminazione, mentre lui scoprì la penicillina (è quella che si definisce "serendipità", ne ha parlato anche Telmo Pievani in uno scritto e in un suo editoriale).

Nonostante alcuni tratti fiabeschi, però, il Randi di Polidoro non è un personaggio piatto, il vincitore della lotta tra il Bene e il Male. Ha, come tutti noi, debolezze e idiosincrasie, come nel caso della sua atavica incapacità di tenere in ordine le sue cose, o di avere una routine definita. Perché sì, si parla anche di quello che le blogger definirebbero lifestyle. Difficilmente riusciremo a portare a termine ciò che per noi è importante se dormiamo troppo poco, se mangiamo spesso cibo poco salutare e se stiamo appiccicati allo smartphone e in particolare ai social network: Polidoro ci regala la sua versione di quello che per Marie Kondo  è "il magico potere del riordino", ci mette in guardia dall'iperconnessione e ci spiega come mantenere il focus (spoiler: salta fuori anche il film Indiana Jones e l'ultima crociata).

I consigli si susseguono, ma il merito principale di questo libro è quello di regalarci una visione alternativa delle cose. Non necessariamente migliore o peggiore, solo diversa. In fin dei conti ci sono degli altri geni che lo sono diventati a una certa età, e pagina dopo pagina si fa largo in noi la convinzione che

Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente Vanilla Sky

La vita ci darà sempre problemi da risolvere, non importa se siamo geni, creduloni o persone normali (qualsiasi cosa voglia dire): vivere questa sfida costante con un atteggiamento umile, ma nel contempo fiducioso nelle nostre capacità, e con uno spirito curioso che ci porterà ad analizzare le cose da diversi punti di vista è ciò che può spingerci ad alzarci la mattina quando tutto intorno a noi sembra instabile e pericoloso. Riprendendo quello che dicevamo all'inizio, concludiamo che sì, viviamo in tempi incerti, che possono spaventare. Ma allo stesso tempo sono tempi interessanti, come lo può essere una coltura di muffe su un vetrino che porta a una delle più grandi scoperte mediche della storia.

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