SOCIETÀ

I 30 anni dalla convenzione Onu sui diritti dei minori: il rapporto Unicef

Nel 2019 la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza compie 30 anni. Un traguardo che viene ricordato oggi, 20 novembre, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia. Era il 20 novembre 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava la convenzione, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991. L’Unicef fa il punto su traguardi raggiunti e obiettivi futuri attraverso il rapporto Ogni diritto per ogni bambino che, a 30 anni di distanza, rivela progressi, conquiste ma anche vecchie e nuove minacce: povertà, discriminazione ed esclusione sociale continuano a colpire milioni di bambini. Guerre, crescente xenofobia e la crisi globale dei migranti e rifugiati hanno avuto un impatto devastante sui progressi globali.

 

I dati sulla mortalità

La mortalità dei bambini sotto i 5 anni è scesa del 60% nel corso degli ultimi 30 anni. In numeri sta a significare che, mentre nel 1990 1 bambino su 11 non raggiungeba i 5 anni di età, oggi il rapporto è di 1 su 26. Permangono però delle criticità: i bambini che provengono dalle famiglie più povere sono mediamente due volte più soggetti a morire prima del raggiungimento dei cinque anni di età e allo stesso tempo i decessi neonatali sono calati a un ritmo più lento rispetto alla media di quelle entro i 5 anni. Tra le cause generali nei paesi che sono affetti dalla malattia, la malaria (ultimi dati disponibili del 2017) ha causato 266mila decessi.

Conflitti e disastri naturali

A livello mondiale più di un bambino su quattro vive in paesi colpiti da un conflitto o da un disastro naturale e il numero di violazioni contro i minori durante i conflitti è quasi triplicato rispetto ai dati del 2010. Le situazioni di instabilità comportano dei rischi maggiori: i bimbi al di sotto dei 5 anni di età che abbiano vissuto una condizione di conflitto protratta nel tempo sono 20 volte più soggetti a morire a causa della relativa insicurezza in tema di acqua e igiene. Allo stesso tempo chi lascia il proprio paese di origine e si rifugia altrove è soggetto cinque volte di più a non frequentare la scuola rispetto agli altri coetanei.

Istruzione

In trent’anni, dalla ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, a dispetto della progressiva crescita della popolazione a livello globale, il numero di bambini che non frequentano la scuola primaria è diminuito di circa il 40%: nel 1990, quasi il 20% dei bambini in età da scuola primaria non frequentava; oggi questo indice è al di sotto del 10% a livello globale.  Il numero di bambine al di fuori del sistema scolastico si è dimezzato negli anni tra il 1997 e il 2018 (da 68 a 32 milioni), eliminando in gran parte la disparità di genere nell’accesso all’istruzione primaria in molti paesi.  Nonostante l’accesso all’istruzione per i bambini in età da scuola secondaria di primo grado sia in ritardo rispetto all’accesso alla scuola primaria, risulta tuttavia migliorato; 4 bambini su 5 in questa fascia di età sono ora iscritti regolarmente a scuola. In tutto il mondo, circa il 39% di bambini in età da scuola primaria che sono al di fuori del sistema scolastico vivono nelle aree colpite da conflitti e disastri naturali. 

Vaccinazioni

Nel corso dell’ultimo decennio la spinta a una copertura immunitaria globale si è arrestata. Questo rallentamento ha sortito effetti devastanti, in particolare per la copertura vaccinale contro il morbillo, che è in stallo dal 2010, contribuendo alla ricomparsa di questa malattia mortale in molti paesi. Quasi 350.000 casi di morbillo sono stati registrati nel 2018, più del doppio rispetto all’anno precedente. Dal momento che i casi di morbillo sono diminuiti sensibilmente in Africa durante l’era dei Millenium Development Goals (MDGs), dal 2000 al 2015, una nuova insorgenza è ancora più preoccupante. Nonostante la copertura immunitaria dei bambini contro le mattie DTP-3 e il morbillo abbia raggiunto nel 2018 l’86% a livello globale, quasi 20 milioni di bambini sono ancora a rischio di contrarre malattie prevenibili con i vaccini. 

I dati da circa 36 Paesi sub-sahariani tra il 2012 e il 2017, indicano che l’85% dei bambini provenienti dalle famiglie più ricche della regione hanno ricevuto almeno una dose di vaccino contro il morbillo, paragonato a circa la metà dei bambini provenienti dalle famiglie più povere. 

Cambiamenti climatici

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che il cambiamento climatico possa portare a oltre 10 milioni di casi in più di bambini che soffrono di ritardo della crescita nel 2050. Tempeste, alluvioni e altri fenomeni metereologici estremi, i quali già si verificano con maggiore frequenza, minacciano di aumentare il numero di minacce per la sopravvivenza e la salute dei bambini. Si stima che per il 2040, in tutto il mondo, un bambino su quattro al di sotto dei 18 anni (circa 600 milioni in totale) vivrà in aree soggette ad uno stress idrico molto elevato. Con le malattie diarroiche che contano 440.000 morti di bambini al di sotto dei 5 anni nel 2017, il rischio è elevato. L’OMS ritiene che il cambiamento climatico potrà causare fino al 2050, circa 316.000 morti in più all’anno relative a malattie diarroiche. 

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