UNIVERSITÀ E SCUOLA
Arte e scienza: l’incontro sulla copertina di Nature Astronomy made in Padova
Copertina del numero di febbraio 2020 di Nature Astronomy
Da Padova alla copertina di Nature Astronomy: è questa la storia di Beatrice Del Piccolo, Chiara Schiavo ed Emily Ampezzi, tre ex studentesse del liceo artistico Modigliani di Padova. Durante la loro esperienza di alternanza scuola-lavoro, svolta al dipartimento di Fisica e chimica dell’università di Padova, hanno lavorato su una locandina per un convegno di astrofisica, non immaginando però che l’opera sarebbe apparsa su una rivista internazionale.
Elisa Prandini, ricercatrice del dipartimento, ha scelto proprio il lavoro delle tre ragazze come immagine per la ricerca Progress in unveiling extreme particle acceleration in persistent astrophysical jets, che vede coinvolti tre paesi europei: Francia, Germania e Italia. I protagonisti della ricerca sono i blazar, una sorgente altamente energetica alimentata dai buchi neri al centro di antiche e distanti galassie. Abbiamo raggiunto Elisa, per capire cosa sono queste sorgenti e l’oggetto dello studio comparso su Nature Astronomy.
Un bel risultato, sia per i ricercatori coinvolti, sia per le tre ex studentesse del liceo Modigliani: abbiamo chiesto a quest’ultime di raccontarci del periodo di alternanza suola-lavoro, del progetto artistico e del rapporto tra arte e scienza.
Com’è stata l’esperienza di alternanza scuola-lavoro in una realtà particolare come quella di un’università?
Chiara: “Per me è stata la seconda esperienza di alternanza con l'università, l'anno precedente avevo passato due settimane alla biblioteca Vallisneri. Quest'esperienza con il dipartimento di Astrofisica però è stata molto più stimolante. È davvero molto interessante lavorare insieme a un gruppo di ricercatori e sentirli parlare in modo cosi appassionato dei loro studi, avevano un'entusiasmo contagioso.”
Beatrice: “È stata un’esperienza più che positiva. Inoltre è stato utile confrontarsi con realtà, come quella dell’università e del lavoro, prima che potessimo entrare pienamente in questi mondi. Nonostante abbia scelto un percorso diverso come quello dell’Accademia di Belle Arti, sono felice di aver fatto parte ad un progetto come questo”.
Emily: “L'esperienza è stata sicuramente positiva, mi ha permesso di scoprire il contesto universitario ed in particolare il settore della ricerca astrofisica. È stato entusiasmante poter realizzare un progetto, confrontandosi con un committente e soprattutto vedere poi la locandina ed il logo stampati su manifesti e gadget”.
Avete lavorato insieme per la creazione della copertina di Nature Astronomy, è stato difficile collaborare?
C: “Tutto è partito dalla realizzazione della locandina e del logo per la conferenza internazionale “eXtreme19". Inizialmente non è stato facile trovare un punto d'unione. Avevamo messo a fuoco insieme quali erano i messaggi che dovevamo trasmettere e gli aspetti da evidenziare, in più dovevamo riuscire a realizzare qualcosa di originale, bello è scientificamente giusto”.
E: “Il progetto è stato svolto suddividendo i compiti, io mi sono occupata del logo, Chiara dell'illustrazione del raggio cosmico e Beatrice del paesaggio in basso. In generale i nostri punti di vista non erano molto distanti , per cui il lavoro è stato svolto in modo sereno con l'obiettivo comune di presentare la migliore versione dell'immagine secondo le nostre possibilità”.
Arte e scienza possono dialogare molto bene e soprattutto lo spazio offre tanti spunti, ci sono fenomeni, corpi celesti o altro che avete conosciuto e che vi hanno “ispirato”?
C: “Per me è stato particolarmente interessante "disegnare per la scienza" perché, nel corso dell'ultimo triennio di liceo, mi sono appassionata molto alle materie scientifiche (ora studio Ingegneria dell'Informazione all'università di Padova) e ho avuto quindi l'opportunità di sperimentarne uno dei punti d'unione di questi due mondi a me molto cari. Lo spazio è molto affascinante e sicuramente offre molti spunti, ma lascia anche una "certa libertà" di rappresentazione. La nostra referente Elisa ci ha mostrato alcune immagini per aiutarci a comprendere meglio questi corpi celesti che dovevamo raffigurare. Una che sicuramente mi è rimasta impressa e che mi ha aiutata nello sviluppo della mia idea è un'immagine diffusa dalla Nasa che mostra una galassia vista con diversi strumenti a diverse frequenza”.
E: “Il punto focale della locandina e/o logo erano gli extreme blazar. Sicuramente lo studio e ricerca dal punto di vista visivo di questi fenomeni hanno impegnato gran parte del nostro tempo in quanto l'immagine doveva essere sia esteticamente accattivante che scientificamente corretta. Per quanto riguarda altri spunti, inizialmente pensavamo di inserire il cielo stellato di Giotto in quanto connubio di arte locale e materia affrontata nel convegno ma questa possibilità non funzionava graficamente ed è stata abbandonata”.