"Sig. Sulu, ci porti fuori." era la tipica frase usata nei telefilm di Star Trek dal Capitano Kirk per accelerare l'astronave Enterprise. Ed è la prima che mi viene in mente sorridendo quando leggo dalla letteratura scientifica che l'asteroide interstellare 1I ‘Oumuamua allontanandosi dal Sole sta accelerando invece di rallentare. Questo piccolo corpo celeste, lungo e largo quanto una nave traghetto (230 x 35 x 35 m), avvistato alla fine del 2017 è entrato nel Sistema Solare con un'inclinazione quasi perpendicolare alle orbite dei pianeti, a una velocità molto alta e con una traiettoria a forma di iperbole. Una tale velocità e traiettoria facevano capire che non proveniva dal Sistema Solare e che sarebbe fuggito verso lo spazio interstellare senza essere catturato dal Sole.
All'inizio si era creduto che fosse una cometa, con una superficie rossastra e riflettente e gli era stato assegnato dall’Unione Astronomica Internazionale il nome provvisorio di C/2017 U1, che indica l'anno di scoperta e una sigla sequenziale simile a quella delle targhe delle auto. Una prima sorpresa è venuta quando, avvicinandosi al Sole, non ha sviluppato una chioma o una coda dovuta alla sublimazione dei ghiacci, come dovrebbe fare una cometa: Allora è stato riclassificato come asteroide, con la sigla A/2017 U1. Infine è stata creata per lui una nuova categoria di asteroidi, provenienti dallo spazio interstellare, 1I/2017 U1. Ad essa è seguita l'attribuzione del nome Hawaiano ‘Oumuamua, che significa il primo-primo (mua-mua) messaggero (‘ou), essendo il primo oggetto extrasolare osservato durante un passaggio vicino al Sole.
Essendo passato molto lontano dalla Terra, 1I ‘Oumuamua è apparso sempre come un puntino luminoso, anche ai telescopi più potenti, e perciò gli astronomi hanno dovuto studiarlo in base alla luce riflessa e ad eventuali emissioni di calore o onde radio, scoprendo un'altra stranezza. La sua luminosità varia periodicamente con un'ampiezza di dieci volte ogni 7,3 ore. Questo fa pensare che esso sia allungato come un sigaro con un rapporto 10:1 tra lunghezza e larghezza e che ruoti intorno ad un asse inclinato, riflettendo così la luce del sole in maniera variabile. Una specie di “missile di roccia” deviato dalla nostra stella.
Avvicinandosi al Sole alla velocità di 26 km/s (93600 km/h) è arrivato più vicino di Mercurio e poi si è allontanando puntando verso lo spazio esterno. Il suo viaggio nel Sistema Solare non è concluso e quest’anno è già alla distanza di Giove. Come tutti gli oggetti che si muovono sotto l’azione della forza di gravità e senza attrito, l’asteroide è stato accelerato dall’intensa gravità della nostra stella, arrivando vicino al Sole con una velocità altissima (88 km/s) e poi si è allontanato perdendo progressivamente velocità e tornando a quella iniziale.
Tutto finito? E invece no! 1I ‘Oumuamua ha ripreso a stupire: nel giugno 2018 ha iniziato ad accelerare, come se avesse una spinta improvvisa, anche se per breve tempo. Amanti della fantascienza, restate calmi. Anche se la vicenda assomiglia a quella del romanzo “Incontro con rama” di Arthur Clark, in cui un’astronave cilindrica enorme passa a vistare il Sistema Solare, esiste una spiegazione naturale di questa piccola accelerazione. Infatti se l’asteroide è costituito, come le comete, di una miscela di materiali ghiacciati e polveri rocciose, il loro materiale dopo essere stato esposto al calore solare può generare una frana che avviene anche dopo un certo tempo. Questa frana scopre lo strato di ghiacci che sublimano diventando gas e generando un getto come un geyser, che fornisce una spinta come in un aereo a reazione. Un’esplosione simile era successa anche alla cometa di Halley, che aveva avuto nel 1991 un improvviso aumento di luminosità pur trovandosi quasi alla distanza di Urano e perciò non è straordinaria. Lo stesso fenomeno è accaduto a questo piccolo messaggero interstellare? Non possiamo saperlo, poiché 1I ‘Oumuamua non è più visibile neppure con i telescopi più potenti al suolo e nello spazio.
In base alla velocità di ingresso e alla traiettoria, l’asteroide allungato e parzialmente simile a una cometa sembra provenire dal gruppo di stelle vicine la Sole, in rivoluzione attorno al centro della Via Lattea. La sua direzione di provenienza è quella della stella Vega, e avrebbe impiegato 600 mila anni per raggiungerci. Ma anche le stelle nella loro rivoluzione cambiano la loro posizione rispetto al Sole, e Vega a quell’epoca non si trovava in quella direzione. E inoltre, per essere “sparato” fuori da un sistema planetario ci sarebbe voluta l’azione combinata di due stelle ruotanti l’una attorno all’altra. Quindi l’origine di questo strano ospite del Sistema Solare resta misteriosa. Ci sarà un nuovo passaggio di altri asteroidi o comete interstellari? Gli astronomi sono allertati.