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Il bacio, un incredibile gesto umano da riscoprire

Un apostrofo rosa tra le parole “t’amo”, se vogliamo dare ascolto a Edmond Rostand, oppure “inalare l’anima altrui” come viene definito l’atto negli antichi testi vedici più di 3.500 anni fa. Sta di fatto che il bacio, e il baciare, fanno così profondamente parte delle nostre vite, che lo riteniamo un qualcosa di scontato e di universale. Esistono vari tipi di bacio: di gioia, di tenerezza, di passione e di affetto, ma ci sono anche quelli di cortesia, di supplica, di perdono e d’addio.

Di certo gli va riconosciuta una certa importanza, e se vogliamo anche una certa “sacralità” nella vita di ognuno. In questo senso è stata istituita nel 1990 la giornata mondiale del bacio, o World Kiss Day, e fissata il 6 luglio di ogni anno. Un gesto che solo in apparenza è semplice e scontato, mentre, scavando sotto l’abitudine e i luoghi comuni, possiamo scoprire un vero e proprio mondo ignorato, o meglio dato per scontato.

Per la maggior parte di noi il bacio rappresenta un gesto istintivo, che mettiamo in atto ogni giorno in più forme e occasioni, per salutarci per esempio, o per scambiare qualche dolce effusione con il partner. Se non lo pratichiamo in prima persona, lo vediamo attorno a noi, per strada, sul web, in televisione e al cinema. Una presenza abituale con cui viviamo e che mettiamo in pratica in modo automatico, senza mai pensare a cosa si nasconde sotto.

Eppure, se spogliamo il bacio della sua componente abitudinaria e proviamo ad analizzarlo più a fondo come gesto umano, ci troviamo di fronte a molte domande circa la sua origine, i suoi scopi e gli effetti che produce (fisicamente ed emotivamente) in chi lo pratica.

Ancora una volta è la scienza a provare a dare le risposte a queste domande aperte, infatti, nel corso degli anni, il bacio è stato oggetto di molti studi, a cui va il merito di aver portato alla luce interessanti curiosità. Antropologia, neuroscienze, statistica, fisiologia, chimica, psicologia, medicina e molti altri, sono gli ambiti di studio in cui si sono concentrate le ricerche di Sheril Kirshenbaum, una giornalista scientifica americana e autrice del libro La scienza del bacio.

Il libro, pubblicato nel 2011, è ancora di estrema attualità perché accompagna il lettore lungo la storia del bacio e attraverso i vari studi scientifici che sono stati fatti dalla filematologia, ovvero la scienza che studia le funzioni e gli aspetti del bacio all’interno di una coppia.

Circa le teorie sulle origini del bacio, le opinioni di dividono. Da una parte ci sono gli antropologi che vedono il bacio come retaggio della premasticazione e dell’allattamento al seno. A sostenere questa teoria è Desmond Morris che vede nelle forme di nutrizione primitive (anche se in alcune parti del globo viene ancora praticata da umani e animali) e precisamente nel passaggio del cibo da bocca a bocca, dei piccoli segni di conforto. Il bacio, quindi, richiamerebbe alla memoria esperienze infantili positive. Durante l’infanzia, come ricorda Freud, la stimolazione orale dell’allattamento aiuta a sviluppare sentimenti di amore e attaccamento. Il legame forte che si crea, quindi, ha al proprio centro le labbra, ed è possibile che si formi un modello di comportamento e risposta emotiva che renderanno molto importante il bacio in futuro.

Dall’altra parte della barricata troviamo quegli antropologi che vedono alle origini del bacio "l’annusata". È stato osservato, infatti, come gli esseri umani usino l’olfatto per controllare le relazioni importanti fin dall’infanzia, per riconoscersi. Ancora oggi, in molte culture, si annusa la persona amata, piuttosto che baciarla: il caso universalmente più noto è quello del bacio eschimese degli inuit canadesi che, in realtà, non prevede lo strofinamento dei nasi, ma il pressare le narici contro la guancia dell’amato e aspirare, risucchiando così la sua pelle tra il naso e il labbro superiore. Con il passare del tempo e con la nascita dei linguaggi, individuare l’odore delle altre persone divenne sempre meno importante come mezzo per consolidare le relazioni interpersonali.

L'uomo è il solo animale che sa baciare Charles Dickens

Per trovare altre possibili risposte la Kirshenbaum cerca indizi nel mondo animale, scoprendo che gesti d’affetto assimilabili al bacio rappresentano la regola più che l’eccezione. Molte specie si leccano, annusano, accarezzano e così via, oggi come in passato. Ma è l’osservazione dei nostri cugini più prossimi che ha regalato delle sorprese. L’uomo non è l’unico animale in grado di baciare (e su questo Dickens si è sbagliato di grosso). Lo fanno anche i bonobo, le più “amorose” tra le grandi scimmie, che, per risolvere i conflitti interni nelle loro società matriarcali, usano più spesso il bacio piuttosto che l’aggressione. Si baciano anche per rassicurarsi e per consolidare le relazioni con altri membri della comunità. Anche gli scimpanzé si baciano, ma a differenza dei bonobo, non utilizzano la lingua. Secondo Frans de Waal, uno dei più importanti primatologi del nostro tempo, gli scimpanzé si baciano per riaffermare vincoli e relazioni. Quindi gli umani non sono gli unici animali che, dopo una lite, “aggiustano le cose con un bacio”.

Kiss me - Sixpence none the richer (1997)

Dopo aver analizzato la storia del bacio, la Kirshenbaum sposta la sua indagine sui motivi per cui ci baciamo e su cosa innesca il bacio nel nostro corpo. Durante un bacio tutti i cinque sensi sono attivi e occupati a trasmettere informazioni attraverso miliardi di microscopiche connessioni nervose. Queste connessioni emettono dei segnali e li distribuiscono in tutto il corpo, finché non arrivano alla corteccia somatosensoriale, ovvero quella parte del cervello che elabora le sensazioni tattili, termiche, dolorose e di altro genere. Le labbra, grazie al grande numero di terminazioni nervose, sono la zona che manda più informazioni al cervello. Essendo il bacio un’esperienza fortemente sensuale, vengono inviate sensazioni direttamente al sistema limbico, la parte del nostro cervello che ha a che fare con l’amore, la passione e il desiderio. Questi impulsi neurali stimolano il nostro corpo a produrre una serie di neurotrasmettitori e ormoni, tra cui la dopamina, l’ossitocina, la serotonina e l’epinefrina, oltre alle endorfine.

Ecco come un bacio piacevole va a stimolare la produzione di dopamina, una sorta di droga naturale che dà una sensazione di piacere e desiderio, e di ossitocina, l’ormone dell’amore, mentre un bacio non gradito fa partire la produzione del cortisolo, noto anche come l’ormone dello stress. Infine, il cervello manda anche dei segnali alle ghiandole surrenali per secernere l’epinefrina, più nota come adrenalina, che accelera il battito cardiaco, riduce lo stress e prepara il corpo ad altri contatti fisici.

Che gli uomini e le donne siano diversi biologicamente è cosa nota, ma lo sono anche nelle preferenze e reazioni ai baci. Si può proprio affermare che i due sessi abbiano dei bisogni diversi quando si tratta di baciare. Per le donne il bacio è, inconsciamente, un modo per capire se l’uomo può essere un buon compagno e decidere se iniziare, mantenere e verificare una relazione. Le donne sono anche più attente al respiro e al sapore dell’uomo che le sta baciando, oltre che alla dentatura. Gli uomini, invece, sono molto meno schizzinosi riguardo al bacio in sé, ma più interessati a un viso e a un corpo attraenti, considerando l’azione come un modo per eccitare il partner e per verificare la sua disponibilità all’atto sessuale. Appare evidente come le donne diano più rilevanza al bacio rispetto alla controparte maschile, soprattutto se il partner è occasionale.

Il bacio è importante anche per l’universo maschile, ma in modo diverso. Alla base di queste differenze c’è la biologia. Ogni uomo può produrre nella sua vita un numero di spermatozoi tendente all'infinito, mentre le donne non hanno la stessa prolificità in termini di ovuli. Per questo non utilizza il bacio come metodo per capire se la compagna è adatta alla procreazione.

Il tuo bacio è come un rock - Adriano Celentano (1959)

Ma non è solo una questione di sensi, anzi, qui entrano in gioco i geni e la loro compatibilità. Nella selezione umana di un compagno uno dei fattori più discussi è il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC, ovvero Major Histocompatibility Complex), ovvero un gruppo di geni che controlla come il sistema immunitario ci difende dalle malattie. Quando i geni dell’MHC di una persona possiedono un maggior numero di varianti, per il rispettivo corpo è più semplice riconoscere gli agenti patogeni e quindi difendersi. La ricchezza di varianti di MHC è molto importante per generare figli con più probabilità di sopravvivenza, quindi nella selezione di un partner questa caratteristica può essere fondamentale. Ma come riusciamo a capirlo, “inconsciamente”, senza sequenziare il dna del nostro partner ogni volta? Da alcuni esperimenti è emerso che è l’odore naturale a portare con sé questi segnali. In generale, preferiamo gli “odori” delle persone che possiedono un sistema immunitario molto diverso dal nostro, con un’unica grossa eccezione: le donne che assumono anticoncezionali preferiscono, invece, odori provenienti da partner con MHC simile al loro. Tutta colpa degli estroprogestinici che, simulando una continua gravidanza, comunicano anche al cervello che la “madre” non ha più bisogno di cercare un compagno geneticamente adeguato.

Non possiamo non affrontare ciò che avviene durante il bacio bocca a bocca, perché ciò che gli scienziati hanno scoperto va oltre lo scambio di germi e malattie. Non possiamo negarlo, come non possiamo negare che il nostro corpo ospiti dieci trilioni di cellule batteriche. Il bacio, in effetti, per loro è un ottimo modo di essere scambiati. La nostra saliva contiene circa cento milioni di batteri al centimetro cubo, ma circa il 95% di essi non è pericoloso. Uno dei primi pericoli che si corrono è la carie, ma la questione si fa più seria quando il bacio spalanca le porte alla diffusione dei virus. Il più diffuso è di certo l’Herpes simplex, segue a ruota l’Epstein-Barr (che provoca la mononucleosi), mentre quello dell’HIV non si trasmette con il bacio semplice.

Accanto ai rischi del bacio, abbassabili grazie a una buona igiene orale e attenzione al contagio in caso di malattia conclamata, ci sono anche molti benefici. Aumenta la produzione di saliva, che a sua volta umetta la bocca e scioglie la placca; migliora l’umore, e aumenta la vita media. Una ricerca tedesca, infatti, ha dimostrato come gli uomini che baciavano la moglie prima di andare al lavoro, vivevano in media cinque anni in più e guadagnavano dal 20 al 30% in più rispetto a chi non praticava questo saluto. Non è certamente, a detta degli psicologi, il bacio a spiegare la differenza, ma il fatto che questo li abbia posti in un’ottica più positiva verso la giornata da affrontare.

Dopo aver letto La scienza del bacio è difficile mantenere la stessa visione del bacio che si aveva prima. La questione si arricchisce di sfumature, si svelano molti “perché” e si collegano i puntini rimasti sospesi tra le nostre esperienze. Sicuramente sono rimasti ancora molti punti da indagare o da approfondire, dopotutto la scienza si è interessata al fenomeno dell’osculazione solo in tempi piuttosto recenti. Un tempo relativamente breve se consideriamo che poeti e artisti indagano su questa materia da millenni.

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