CULTURA

Beowulf: le nuove tecnologie a sostegno dell’ipotesi di un autore unico

Il fascino dell’epos è senza tempo e senza coordinate, da sempre l’uomo è incredibilmente attratto dalle leggende e dalle storie dei popoli, come una sorta di richiamo trascendentale allo svelamento di un passato misterioso. Tra le tradizioni epiche più apprezzate e più influenti è senz’altro da annoverare quella anglosassone, di cui l’esemplare più noto è il Beowulf, poema epico di 3183 versi, il più lungo scritto in Old English. Il manoscritto attraverso cui ci è giunto è databile tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI, ed è oggi conservato presso la British Library.

Un recente studio elaborato dall’Università di Harvard, pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour, afferma che, con ogni probabilità, il testo del poema sarebbe stato scritto da un’unica mano, a differenza di quanto sostenuto in precedenza da alcuni studiosi. Grazie alle più innovative tecniche computazionali è stata proposta un’analisi del corpus del Beowulf che va ad analizzare alcuni fattori chiave quali le caratteristiche non lessicali, in particolare il metro e le pause naturali, e la frequenza di termini rari nonché di lessico specifico. L’analisi chiaramente non fornisce una certezza assoluta, ma l’evidenza risultante dall’applicazione di tali parametri matematici sembra dare forte sostegno all’ipotesi di un’omogeneità autoriale, infatti non sono state rilevate sufficienti variazioni stilistiche a supporto del contrario. Tradizionalmente si pensava invece che il poema fosse frutto dell’unione di due parti separate: la prima parte riguardante la lotta tra Beowulf e Grendel (1-2199), e la seconda parte su Beowulf e il drago (2200-3183). Questa ricerca ha dimostrato un’armonia tra le due sezioni che fino ad ora, senza l’ausilio delle nuove tecnologie, era passata inosservata.

Beowulf rappresenta una pietra miliare della letteratura medievale, e non solo di quella anglosassone. La vicenda, ambientata in Danimarca, racconta di come l’orco Grendel, di fatto la personificazione del male, venga sconfitto a mani nude da Beowulf, giovane guerriero e nipote del re dei Geati, popolazione della Svezia meridionale. La seconda parte racconta invece di un Beowulf più maturo, divenuto ormai re, che perde la vita nella lotta contro un drago. È dunque per eccellenza la storia dell’eroe che combatte il mostro, tipico archetipo delle mitologie nordiche, ma sarebbe riduttivo leggerla solo in quest’ottica. Oltre che un testo dall’enorme valore letterario, il Beowulf costituisce un importante documento storico: molto si è potuto ricavare riguardo alla storia e alla cultura delle popolazioni nordiche dell’epoca in cui la storia è ambientata, tenendo chiaramente conto del fatto che si tratta pur sempre di una fonte indiretta. Inoltre la sconfitta del male, che assume le sembianze di mostro, può essere letta in chiave cristiana, e la massiccia presenza di mitologia pagana rispecchia la gradualità della penetrazione del cristianesimo tra le popolazioni germaniche.

L’eco che questo poema ha lasciato a livello culturale è enorme e fuoriesce dall’ambito meramente letterario. Oltre a essere divenuto riferimento di molti autori di romanzi fantasy, di cui il più noto è senz’altro Tolkien, il Beowulf è divenuto modello anche per numerosi fumetti e videogiochi. Numerose inoltre le riprese cinematografiche, di cui la più recente è La leggenda di Beowulf del 2007, con Angelina Jolie e Anthony Hopkins.

Se l’ipotesi di un unico autore sembra essersi fatta molto più vicina, ma ancora non assoluta, quel che è certo è che si tratta di un poema che non ha mai smesso di essere vivo.

 

 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012