SOCIETÀ

Brutte notizie dal Messico per gli umani e per le farfalle

C’è almeno una specie animale mobile e colorata capace di far migrare bene e in pace i propri figli e nipoti (un po’ come quasi l’intero regno delle piante sessili e colorate), le farfalle-monarca, Danaus plexippus (ordine dei lepidotteri, famiglia delle Nymphalidae), una specie migratoria intergenerazionale presente soprattutto nell’America del Nord, che stagionalmente si sposta dal freddo montano in una valle calda grandemente distante. Moltiplicate per 4 o 5 i milioni che nelle decine di migliaia di anni della loro esistenza ogni anno hanno fatto su e giù dal Canada al Messico e viceversa, volteggiando su tanti umani nei loro voli, atterraggi, decolli. Nel nuovo millennio che capita di vivere le aspettava un signore che aveva cercato di rendere accogliente e sostenibile il loro arrivo. Lo hanno ucciso, circa un mese fa, altri umani. Brutte notizie. 

Ogni anno a fine estate o inizio autunno milioni di quelle coloratissime farfalle adulte, ognuna dal peso inferiore al grammo, intraprendono un lungo viaggio di migliaia di chilometri verso sud, migrando dal Nord degli Stati Uniti (o dal Sud del Canada) al Messico, e oltre (hanno raggiunto Sud America, Europa Occidentale e Hawaii mostrandosi grandi volatrici). In Messico svernano in diapausa riproduttiva, poi tornano indietro a primavera verso nord. Sono necessarie alcune generazioni per l’andata e il ritornonon è lo stesso individuo a percorrere tutto il percorso migratorio. Individui e gruppi della stessa specie vivono in altre aree e non migrano o migrano a brevi distanze, non è l’intera specie a essere così particolarmente “migratoria”. I complessi meccanismi di genetica molecolare che contribuiscono alla migrazione incrociano ritmi circadiani, sensibilità ambientale, produzione di energia, metabolismo, sviluppo neuromuscolare, plasticità fenotipica. Le stagionali migrazioni hanno fornito caratteri diversi alle varie generazioni (durata e modalità di sopravvivenza, ciclo vitale e capacità riproduttiva, stanzialità e movimenti), garantiti dai diversi comportamenti di alcune o di alcuni gruppi. Siamo di fronte a una straordinaria migrazione intergenerazionale, concatenata, differenziata e sociale di una stessa specie! Ne abbiamo qui già parlato, anche a proposito di un bel libro di Francesca Buoninconti, finalista del premio letterario Galileo 2020 per la divulgazione scientifica.

Negli ultimi decenni alcuni comportamenti umani (pesticidi, cambiamenti climatici antropici, disboscamenti) hanno messo in pericolo le farfalle monarca, oggi a rischio di estinzione, privandole di habitat (nicchia) o di contesto (segnali). Ogni giorno di viaggio e di fermata ha raggi di sole, gocce di pioggia, nuvole (e Messico) differenti l’uno dall’altro. Così è stata pensata da Homero Gómez (famiglia del padre, taglialegna) González (famiglia della madre) e poi realizzata la Riserva della biosfera delle farfalle monarca situata in Messico, dal 2008 patrimonio dell’Unesco. A novembre 2018 le farfalle monarca erano arrivate in maggior numero ma con circa una settimana di ritardo rispetto agli anni precedenti nelle montagne a ovest della capitale, alcuni più piovosi del solito. Altre complicazioni erano sorte a fine 2019, risultando evidente per le farfalle l’effetto negativo del taglio degli alberi.

Homero era nato cinquanta anni fa nello stato di Michoacán, in Messico sull’Oceano Pacifico, presto divenendo anche lui un taglialegna. Sul lavoro incontrò e conobbe le meravigliose fragili farfalle monarca. Per cortesia, lasciamoci andare anche a fantasia e poesia, è legittimo, comunque conta la sostanza. Gómez González smise di tagliare alberi, decise di proteggere il più possibile l’habitat degli animali (un ecosistema anche umano), promosse un movimento contro il disboscamento illegale, attività che coinvolge numerose bande criminali dell’area, interessate più di recente a creare spazio per la marijuana. Oltre dieci anni fu infine fondato e istituito il “santuario per farfalle” El Rosario, fitti boschi di pini e abeti dove milioni di farfalle (che si ammassano a migliaia su un singolo albero), potevano andare in letargo prima di ripartire e tornare a una delle loro tante “case”, quella di partenza e quelle lungo il percorso di circa 5000 chilometri. Se ne è parlato in tutto il mondo. Ovviamente, la realtà materiale locale è sempre più complicata. Lì non furono tutti d’accordo, emersero dinamiche sociali come all’interno di tante altre comunità, sorsero aspri conflitti. All’inizio del 2020, pare il 13 gennaio, Gómez González è scomparso. Nei giorni successivi sono state avviate intense ricerche collettive, oltre duecento i volontari impegnati, sindaci e forze di polizia in campo, tutti senza successo, inutilmente. Quindici giorni dopo, lo scorso 29 gennaio il cadavere è stato poi rinvenuto in un pozzo a El Soldado, nella località di Ocampo, secondo alcune testimonianze quasi irriconoscibile e con segni di tortura. 

Gómez González aveva fatto una scelta di vita. Grazie alla famiglia era riuscito a studiare alla Universidad Autónoma Chapingo (Scienze agrarie e ambientali), divenendo agronomo e ingegnere agricolo, specialista in fitotecnica. Da oltre venti aveva suggerito di limitare al massimo la deforestazione, un’attività troppo diffusa e di sicuro impatto ambientale, molto negativo a El Rosario. Fece maturare lentamente l’idea del “santuario”, collaborò con il WWF e con svariati scienziati, divenne addirittura Sindaco del comune e pure primo direttore della neonata Riserva naturale (ed è stato fino alla fine presidente del relativo consiglio di amministrazione). Ebbe modo di riflettere molto sulle potenzialità del turismo ecosostenibile, che ha effettivamente dato tanto lavoro a uomini e donne di quel territorio. Se esistono esaltanti immagini e studi accurati (anche genetici) dell’incredibile specie migratoria per gran parte si deve a lui. Risiedeva proprio a Ocampo, nel Michoacán, con sua moglie Rebeca Valencia González e almeno un loro figlio. La sua esistenza sarà stata pure felice e triste, contraddittoria come quella di tutti e tutte, comunque aveva liberamente deciso di rivoluzionare il proprio ruolo nella vita, divenendo apprezzato ovunque come conoscitore profondo e difensore coerente delle farfalle monarca. Date un’occhiata se vi capita a foto, video e commenti, con decine di giovani guide motivate e migliaia di visitatori entusiasti, rintracciabili nelle sue pagine Facebook.

Le cause del decesso non sono ancora state rese ufficialmente note dalle autorità, all’inizio si è parlato di asfissia per annegamento, un verdetto provvisorio, l’indagine è in corso. I parenti hanno chiesto al magistrato di condurre il test del DNA in quanto il corpo risultava malridotto e gli abiti diversi da quelli che indossava. Vedranno, vedremo. Certamente vi erano state minacce da parte della criminalità organizzata contro di lui e altri militanti (un’altra guida è stata uccisa due giorni dopo, non si sa sei i delitti sono collegati). Gómez González sarebbe, del resto, solo l’ultimo di una sterminata lista di attivisti ecologisti assassinati in Messico e in America Latina. Secondo l’Organizzazione non governativa Global Witness, solo nel 2018 quattordici persone che si battevano per l’ambiente e i diritti umani sono state ammazzate proprio in Messico. 

La zona più pericolosa per gli ambientalisti è appunto l'America Latina. Nel 2017 in Brasile sono state uccise 46 persone per le loro lotte ecologiste, in Colombia 32, in Messico erano 15. Le attività minerarie, agricole, idriche, forestali sono le principali cause all'origine degli omicidi. Squadroni della morte vengono assoldati dagli imprenditori per fare "piazza pulita" degli ecologisti, spesso con la connivenza della polizia locale. Le vittime sono per lo più esponenti di comunità indigene, che si oppongono alle nuove impattanti attività economiche sulle loro terre ancestrali. I delitti spesso rimangono impuniti, a causa della potenza economica dei mandanti e della povertà delle vittime. E subito alla memoria vengono l’Amazzonia e il nome del sindacalista ambientalista brasiliano Chico Mendes, ucciso nel dicembre 1988.

Resta intanto la pessima notizia di inizio 2020. Anche per le farfalle. La distruzione delle ampie aree boschive del Michoacán, unita ai cambiamenti climatici antropici globali, continua a minacciare la loro sopravvivenza. Spetta alle istituzioni messicane individuare presto e punire severamente i colpevoli del delitto, delle minacce, del disboscamento illegale. Seguiamo quanto sta accadendo e accadrà, chiediamo giustizia e verità. Vediamo insieme, inoltre, anche in Europa e nelle sedi scientifiche, quel che si può fare per preservare la memoria e l’esperienza di Gómez González, la sopravvivenza e la resilienza del suo ecosistema, la coesistenza lì e altrove di una specie unica, cruciale anche per comprendere il fenomeno migratorio sia vegetale che animale (e umano).

Il complesso ampio mirabile ecosistema e la speciale specie non sono riproducibili, non possono esistere orti o giardini artificiali in cui inserire organismi geneticamente modificati. In quel luogo della Terra si crea un rapporto fra specie vegetali e animali equilibrato e stabile, pur se sottoposto a inevitabili continue selezioni, variazioni, migrazioni e adattamenti. Occorre tener presente che un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas ad Austin ha studiato gli schemi migratori delle farfalle monarca nate e vissute in libertà e li ha confrontati sia con quelli di farfalle nate e allevate in cattività, sia con quelli di loro individui nati liberi ma allevati in gabbie da esperimento. La ricerca ha mostrato che i discendenti di farfalle monarca nate e cresciute in ambiente diverso dall'habitat naturale perdono la capacità di orientarsi spontaneamente e di migrare verso Sud. Lo stesso tipo di deficit interessa anche farfalle nate libere, ma tenute per brevi periodi in cattività, seppure in condizioni molto simili a quelle naturali. Il reale ha sempre una variabile in più. E gli umani sanno uccidere (purtroppo) altri umani ma sanno tener conto solo di alcuni effetti delle loro (nostre) azioni, non di tutte le variabili del reale. 

 

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