SCIENZA E RICERCA

Il comportamento sociale dei pipistrelli vampiro: solidi legami di "sangue"

Gli amici si vedono nel momento del bisogno. È così anche per i pipistrelli vampiro Desmotus rotundus, che offrono un pasto salvavita ai compagni rimasti a digiuno. L’amicizia è una cosa seria per questi piccoli mammiferi, che stringono legami solidi e duraturi in modo molto simile a noi umani. Prima mettono alla prova l’altro, per capire se si possono fidare. Poi se tutto procede nel verso giusto, viene siglato il “patto di sangue”. A raccontarlo su Current Biology è un team internazionale di ecologi ed etologi, guidato da Gerald Carter ricercatore dell’Ohio State University, da anni impegnato a riabilitare la cattiva nomea dei vampiri veri di Azara, endemici del Centro e Sud America.

I vampiri, come dice il nome, si nutrono di sangue. Ma non lo succhiano: lo leccano. Con i loro incisivi affilatissimi tagliano la spessa cute di bovini e altri animali d’allevamento e poi leccano la ferita. La “caccia” però non va sempre a buon fine e se questi piccoli mammiferi volanti trascorrono tre giorni consecutivi a digiuno rischiano la morte. Ecco perché scegliere gli amici giusti è letteralmente di vitale importanza: un abbondante pasto di sangue viene condiviso con gli amici più stretti, con la certezza che nel momento del bisogno il favore verrà ricambiato. Proprio Gerald Carter ha scoperto che questi pipistrelli sono particolarmente altruisti: non solo condividono il cibo in famiglia, ma anche con gli estranei. Ex perfetti sconosciuti diventati intimi amici. Ma come sboccia l’amicizia tra vampiri?

Per assistere alla nascita di questo legame, Carter e i suoi colleghi hanno osservato per 15 mesi le dinamiche sociali in un gruppo di 40 vampiri veri di Azara tenuti in cattività. Ventisette erano tutte femmine catturate in due siti geograficamente distanti: Las Pavas e Tolé, nello stato di Panama. A queste si sono aggiunti poi 13 giovani nati in cattività: 6 maschi e altre 7 femmine.

Inizialmente il team guidato da Carter ha stabulato i pipistrelli in due gruppi separati, come se fossero ancora in colonia: da un lato le femmine di Las Pavas, dall’altro quelle di Tolé. Poi per circa tre mesi, ha esaminato i rapporti all’interno di coppie e di piccoli gruppetti. Ha quindi isolato 10 coppie, costituite da una femmina di Las Pavas e una di Tolé, e ha creato altri 8 piccoli gruppi costituiti da una femmina di Las Pavas e tre di Tolé. Infine per altri 10 mesi circa, ha unito tutti gli esemplari in un unico grande gruppo misto, comprendente anche i giovani, nati nel mentre.

Ovviamente l’accesso al cibo veniva limitato in maniera controllata per indurre la condivisione: in ogni coppia o gruppo, un pipistrello non poteva mangiare e quindi per ottenere un pasto doveva stabilire un legame con un altro individuo. Ed è così che Carter e i suoi hanno assistito alla nascita di un’amicizia tra vampiri: in circa 15 mesi, le femmine adulte hanno iniziato a spulciarsi, a offrire il grooming, nel 78% dei casi a nuove compagne. E hanno condiviso il cibo con altre femmine adulte prima sconosciute nel 15,6% dei casi. Una percentuale molto più alta di quanto ci si aspetterebbe.

anche per questi animali la fiducia si costruisce nel tempo, attraverso un aumento graduale di piccoli investimenti reciproci

Ma soprattutto il team ha capito che anche per questi animali la fiducia si costruisce nel tempo, attraverso un aumento graduale di piccoli investimenti reciproci.

La prima fase è quella del grooming. “Diversi pipistrelli, in particolare quelli in coppia, hanno iniziato a spulciarsi a vicenda e anche se ormai tutti i parassiti annidati nella pelliccia erano stati tolti, continuavano” ha spiegato Carter. “Il grooming potrebbe essere una specie di valuta: un modo per ottenere tolleranza e instaurare un legame con un altro individuo, a basso costo”. Secondo l’ecologo anche il semplice grooming ha una sua progressione: nel tempo i due estranei, futuri amici, alzano pian piano la posta in gioco. “Iniziano a tastare il terreno, offrono un servizio di toelettature e poi man mano, se ricambiati, forniscono il grooming anche quando non necessario e instaurano così un rapporto che potremmo definire di fiducia” continua Carter.

Aiutare uno sconosciuto e inaugurare quindi un investimento cooperativo con un altro individuo è un’operazione rischiosa. Perché se si becca, per esempio, un individuo egoista si perde tempo e si investono energie in un legame che non risulta di alcun vantaggio. Ci sarà quindi un solo esemplare che investe energie, offre il grooming, e non lo riceve in cambio. Iniziare a sondare il terreno con azioni a basso costo è la strategia migliore. Poi se si è soddisfatti e si viene ricambiati, allora l’investimento aumenta. Già tornare dallo stesso individuo è un segnale positivo. Poi magari ci si dilunga più del necessario nel grooming e infine – quando ormai la fiducia reciproca è stabilita e si riceve in cambio quanto si dà all’amico – si passa alla condivisione del cibo.

Se la vogliamo vedere in modo romantico, i due pipistrelli possono scambiarsi cibo come in un bacio, ma per essere realisti si tratta di rigurgitare del sangue nella bocca del fortunato amico a digiuno da giorni e a cui verrà salvata la vita. Così come fanno gli uccelli che rigurgitano il pasto nel gozzo della loro prole. Ma quello che rende speciale questi mammiferi volanti è che condividono il cibo con altri adulti, non imparentati, insomma degli ex sconosciuti diventati amici.

L’idea di “alzare man mano la posta in gioco” per costruire un rapporto di cooperazione è stata proposta per la prima volta in un paper pubblicato su Nature nel 1998, basato sulla teoria dei giochi. Fino ad oggi, però, non si era riuscito a dimostrare questa teoria negli animali.

“L’idea di iniziare con comportamenti a basso costo per poi passare a comportamenti sempre più costosi può avere una certa importanza anche al di fuori dei pipistrelli vampiri. Quest’idea potrebbe essere applicata anche ad altri animali sociali come i primati. E potrebbe persino fornire informazioni su come noi umani costruiamo le nostre relazioni, anche se abbiamo difficoltà a definire le nostre amicizie come legami strategici” conclude Carter.

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