SOCIETÀ

Conflitti generazionali sotto l’ombrellone

Quando si sceglie la location perfetta per le ferie, sono molte le variabili da prendere in considerazione. Alcune persone, superati i trenta, dopo un anno di duro lavoro hanno semplicemente voglia di passare le giornate in spiaggia, distesi su un lettino a leggere e magari di andare a letto presto dopo un aperitivo e una cena leggera, senza il locale sotto casa che spara musica che si potrebbe ascoltare anche nel comune vicino visto il volume.

Questi Trentenni Rilassati sceglieranno quindi quello che i poco più giovani definirebbero con disprezzo “posto da pensionati”, e potrebbero credere erroneamente di essere al riparo dai fastidi.
L’illusione avrebbe vita breve, e si infrangerebbe il giorno successivo, quando in spiaggia il Trentenne Rilassato scoprirà che il “posto da pensionati” ha un solo ma macroscopico difetto: i pensionati stessi.
A volte sembra che assieme alla pensione alleghino un comodo bignami con tutti gli stereotipi utilizzabili per criticare chi la pensione non la vedrà mai, quasi che l’Inps fomenti una guerra generazionale che alla fine non vede né vinti né vincitori: i giovani sono quelli che fanno festa fino a tardi, che non hanno voglia di lavorare ma pretendono di avere il posto fisso al primo impiego, quelli che non vogliono fare la gavetta (gratis) e che, pensa un po’, continuano a vivere a casa di mamma è papà, per avere il piatto pronto sul tavolo. Le vie di mezzo, chiaramente, non sono contemplate.

In vantaggio in questa guerra, comodi comodi nella loro trincea a cinque stelle, sono i pensionati bene informati. Quelli che si interessano e si sono sempre interessati all’attualità, quelli che in pausa pranzo leggono sempre i quotidiani, da cui attingono selettivamente tutte le informazioni che possono confermare la loro opinione chiarissima: i giovani sono degli irresponsabili. Se qualche altro pensionato prova a obiettare, loro hanno pronti degli esempi attualissimi per portare acqua al mulino della guerra generazionale: c’è Fabio Fognini, che ha dimostrato una volta in più di essere un’incorreggibile attaccabrighe. Sembrava che avesse messo la testa a posto dopo le lavate di capo della moglie Flavia Pennetta, ma a Wimbledon lo ha rifatto: “Maledetti inglesi, guarda, scoppiasse una bomba sul circolo, una bomba deve scoppiare qua”, ha detto mentre giocava contro l’americano Sandrgren che lo ha battuto al terzo turno.

Una frase infelice, soprattutto considerando il fatto che durante la Seconda Guerra mondiale il Centrale fu effettivamente colpito da due bombe. Alla fine a Fognini è andata bene: non ha subito una squalifica, quindi non sarà costretto a saltare i prossimi US Open e gli Australian Open del 2020 visto che era già un sorvegliato speciale, ma dovrà solo pagare una multa per condotta antisportiva; il nostro pensionato, invece, non sarebbe stato così clemente: dimenticare i bombardamenti di Londra è una colpa imperdonabile.

Guai se un collega pensionato più morigerato gli fa notare che sì, effettivamente quell’uscita non ha denotato una grande classe e Fognini ha già dei precedenti (nel 2014 dette dello “zingaro di me***” al collega Krajinovic e nel 2017 attaccò pesantemente la giudice di sedia Louise Engzell), ma probabilmente mentre veniva sconfitto e se la prendeva con la manutenzione del campo l’ultima cosa a cui pensava erano i bombardamenti del 1940. E poi la questione generazionale lascia un po’ il tempo che trova, visti tutti quei tennisti giovani che non inveiscono contro un intero popolo se perdono, e visto soprattutto quel tizio che anni prima faceva ben di peggio pur essendo classe ’59 e che si chiamava John McEnroe. Al Pensionato Morigerato verrà altresì fatto notare che Fognini non è un caso isolato, e che c’è una folta schiera di calciatori che combina guai anche peggiori: su tutti, Mario Balotelli che, dopo aver sparato con una pistola a salve in pieno centro a Milano generando un prevedibile panico e aver visitato un'area di spaccio di Scampia per pura curiosità, di recente ha promesso 2000 euro a un conoscente purché si buttasse in mare con una Vespa; bravata ripresa meticolosamente dagli smartphone degli astanti, incuranti, come il calciatore, del pericolo e dei danni ambientali di quest’azione gratuita (si fa per dire).

A quel punto, il Pensionato Morigerato capirà che da solo non può vincere, e andrà a sedersi sotto l’ombrellone di un Trentenne Rilassato a caso per stringere un’alleanza. Lì darà il via al suo personale comizio stigmatizzando il discorso del collega. Perché, in realtà, molti giovani si stanno davvero impegnando per migliorare il mondo: c’è Joshua Wong, 22 anni, che a Hong Kong difende l’autonomia del suo paese dalla Cina e c’è Malala Yousafzai, 22 anni che nel 2014 ha vinto il premio Nobel per la pace grazie al blog dove descriveva la vita dei pakistani sotto il gioco dei talebani. E poi, naturalmente, c’è Carola Rackete, la 31enne capitana della Sea-Watch 3, che ha soccorso 42 naufraghi al largo delle coste libiche e che ha deciso di ignorare il divieto di sbarco sul suolo italiano accettando tutte le responsabilità del caso, perché la vita di quelle 42 persone era più importante della sua libertà (rischiava una pena fino a 12 anni). Carola è una che nella vita si è data da fare parecchio, a dispetto dei rasta che impressionano i Pensionati Reazionari ma non il Pensionato Morigerato, che sa bene che i capelli non c’entrano con il curriculum. Di tutto rispetto, tra l’altro: Rackete a 23 anni lavorava su una spaccaghiaccio al Polo Nord e a 23 era secondo ufficiale in Antartide. Accanto ai ragazzi che hanno come unico obiettivo la crescita su Instagram, ci sono persone come Carola, che antepongono l’umanità alle leggi come hanno fatto tanti altri giovani (ora pensionati) durante il periodo delle leggi razziali.

Il Pensionato Morigerato conclude così il suo discorso soddisfatto, ma nota che il Trentenne Rilassato lo sta guardando storto: la statistica non perdona, e il nostro ha beccato l’ombrellone di un elettore di Salvini. Sotto il sole non c’è spazio per alleanze e mediazioni: è una guerra di logoramento e vince che resiste di più, o chi dà forfait per leggere in pace il suo libro.

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