SOCIETÀ

"Esci il cane": storia di un fraintendimento social

Alcuni dicono che i social network hanno cambiato, spesso in peggio, le persone, ma forse è vero il contrario: i social network più probabilmente hanno contribuito a esasperare determinati atteggiamenti già in atto, per esempio la sindrome da primi della classe.
È bastato un articolo volutamente ambiguo per passare un messaggio mai proferito, ovvero: secondo la Crusca da oggi si può dire "Scendo il cane e torno".

Non solo non è così, ma sarebbe bastato andare alla fonte per rendersi conto che si trattava di una fake news. Certo, gridare allo scandalo a prescindere è liberatorio, e potersi prendere la rivincita per un sei scarso in italiano denigrando la Crusca e i suoi accademici è forse un'occasione troppo ghiotta per verificare prima di postare sui social.
Ma per fortuna in un angolino c'è anche chi fa meno chiasso, chi non si indigna ma vorrebbe capire meglio la questione, e allora abbiamo contattato Vera Gheno, sociolinguista dell'università degli studi di Firenze ed esperta di comunicazione sui social, per chiederle come è nato questo mastodontico equivoco.

Un primo fraintendimento riguarda il potere della Crusca di far entrare le parole nel dizionario. Lercio.it ci ha scherzato su, ipotizzando un giro di tangenti per dominare i vocabolari a proprio piacimento con le parole che stavano a cuore ai corruttori. In realtà questo non è compito della Crusca, per il semplice fatto che la Crusca non ha un vocabolario dell'uso (l'ha avuto fino al 1923, con un'edizione incompiuta ferma alla o di "ozono") e quindi, per dire, non avrebbe potuto inserire petaloso da nessuna parte. Anche in quell'occasione c'era stato un corto circuito comunicativo: la Crusca si era limitata a dichiarare che era una formazione possibile, e che qualche anno dopo sarebbe stata fatta una valutazione per capire se la parola poteva entrare nell'uso. Il popolo della rete però aveva capito invece che petaloso era diventato ufficialmente un aggettivo italiano.

Gheno fa parte della redazione del sito della Crusca, che si occupa, tra le altre cose, di consulenza linguistica, cioè di rispondere alle domande degli utenti: "C'erano già due schede sulla questione dei verbi intransitivi usati in modo transitivo soprattutto in alcune varietà regionali dell'italiano, una delle quali uscita a inizio gennaio a firma di Vittorio Coletti. Quando queste schede sono state pubblicate nessun lettore ha fatto una piega, e il caso è scoppiato in un secondo tempo".

Probabilmente perché il target della Crusca è composto da persone che conoscono le basi della linguistica, a differenza dell'autore dell'articolo che non ha notato che il titolo della scheda era "“Siedi il bambino! No! Fallo sedere!”. Da qui sono spuntati vari articoli, con titoli più o meno scandalistici, come "Accademia della Crusca: si può dire «siedi il bambino» e «esci il cane». È la rivincita del Sud", che sono stati ribattuti sui social da un esercito di grammar-nazi spaventati e probabilmente digiuni di linguistica e fact checking.

Tra l'altro, come conferma Gheno, le schede della consulenza linguistica rispondono sempre alle domande degli utenti, non è lo staff scegliere gli argomenti. Insomma, non è che Coletti una mattina si è svegliato e ha deciso di botto che fosse necessario parlare della transitività degli intransitivi.
Ma poi, Coletti ha davvero sostenuto che si può dire "scendere il cane"? No. Se qualcuno avesse avuto la pazienza di leggere integralmente la scheda, e non solo qualche frase estrapolata da un articolo giornalistico, avrebbe colto delle sfumature diverse.

"Forse le schede sono difficili da leggere per chi non è uno specialista - continua Gheno - ma dicono entrambe che queste sono forme tradizionalmente presenti nell'italiano regionale e nell'italiano popolare anche al di fuori delle regioni meridionali. Sono usi in espansione perché sono sintetici e icastici, così in espansione che vengono usati anche, per esempio, nei manuali sulla cura dei bambini. Siamo quindi in una situazione in cui i linguisti notano che c'è stato un passaggio ulteriore, ma questo non vuol dire che sia già a norma, in altre parole gli insegnanti devono continuare a correggere queste forme".

"Poi tutti gli altri giornalisti hanno ripreso l'articolo del collega senza andare a vedere la scheda, disponibile online per tutti. Io, anche gestendo il profilo Twitter della Crusca, avevo già sperimentato questo tamtam mediatico con petaloso, ma anche con presidenta, quando un giornalista scrisse che la Crusca l'aveva sdoganato per fare un favore a Laura Boldrini. Ovviamente né la Crusca né la Boldrini avevano proposto l'uso di presidenta. Per esperienza ho capito che se c'è una questione linguistica che eccita le pance dei grammar-nazi da una parte e dei lassisti dall'altra non c'è verso di smentire, nemmeno intervenendo subito."

Un altro fraintendimento riguarda l'esigenza di avere una norma granitica e immutabile. "È difficile passare l'idea che la norma linguistica non è lapidaria e che bisogna contestualizzare le regole. I grammar-nazi avrebbero forse voluto che la Crusca proponesse la decapitazione per l'uso transitivo del verbo salire, ma non è così che funziona".

Insomma, ancora una volta prima di indignarsi era meglio informarsi meglio, magari andando alla fonte della notizia, perché non sempre i giornali hanno la verità in tasca. Stiano sereni i vari utenti che hanno tolto il like alla pagina facebook della Crusca: per ora non scendiamo ancora il cane, e possiamo attendere il prossimo scandalo per uscire le madonne.

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