Uno studio, pubblicato sulla rivista Jama e realizzato da un team internazionale di ricercatori padovani e britannici, dimostra come un alterato senso dell'olfatto o del gusto possa essere un indicatore precoce di infezione da SARS-CoV-2. L’obiettivo della ricerca era di stimare la prevalenza, l'intensità e il timing di insorgenza di un alterato senso dell'olfatto o del gusto nei pazienti con infezione da SARS-CoV-2.
“Abbiamo condotto una indagine trasversale su 202 pazienti in isolamento domiciliare moderatamente sintomatici con infezione da SARS-CoV-2 diagnosticata mediante PCR – spiega il professor Paolo Boscolo Rizzo, del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova -. I dati hanno evidenziato come alterazioni dell'olfatto o del gusto siano frequentemente segnalate da pazienti moderatamente sintomatici con infezione da SARS-CoV-2 e spesso sono il primo sintomo della malattia. Poiché soggetti paucisintomatici sono importanti diffusori della malattia, suggeriamo l'auto-isolamento per i pazienti che lamentano un’alterazione dell'olfatto o del gusto, in attesa dell'esecuzione e dell’esito del tampone, durante la pandemia di COVID-19. Proponiamo inoltre l'inclusione delle alterazioni dell'olfatto o del gusto negli elenchi dei sintomi pertinenti di COVID-19 riconosciuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Dallo studio emergono i seguenti dati:
- Un’alterazione del senso dell'olfatto o del gusto è stata riportata da 130 pazienti (64,4%, IC 95% 57,3-71,0).Altri sintomi frequenti sono stati l’astenia (68,3%), la tosse secca o produttiva (60,4%) e la febbre (55,5%).
- Tra tutti i pazienti, il momento di insorgenza delle alterazioni del senso dell'olfatto del gusto rispetto agli altri sintomi era come segue: precedente gli altri sintomi nell'11,9%, contemporaneamente all’insorgenza degli altri sintomi nel 22,8% e successivo agli altri sintomi nel 26,7%.
- Un’alterazione dell'olfatto o del gusto è stata segnalata come l'unico sintomo nel 3,0% (1,1% -6,4%) dei pazienti.Un’alterazione del senso dell'olfatto o del gusto era più frequente tra i 105 soggetti di sesso femminile (72,4%, IC 95%: 62,8% -80,7%) rispetto ai 97 di sesso maschile (55,7%, IC 95%: 45,2% -65,8%; p = 0,02).