
Diventare Matteotti è il titolo perfetto: riassume in due sole parole il senso di un intero progetto. Chi c'era prima e, in qualche modo, chi c’è oltre l'antifascista, l'appassionato politico, il coraggioso difensore dei principi di giustizia, libertà e pace e dei diritti delle classi più povere? Per comprendere nella sua complessità la figura (adulta) di Giacomo Matteotti, e la sua solida personalità, è necessario rintracciare la genesi dei valori, i fatti storici che segnarono il Polesine ancor prima della sua nascita e ripercorrerne le tappe della vita partendo dal contesto familiare e sociale, dal bagaglio culturale e sentimentale di un ragazzo desideroso di esplorare il mondo partendo dal suo territorio d'origine. Dunque, per conoscere profondamente l'uomo dobbiamo incontrare il bambino, il ragazzo, il giovane adulto. Scegliamo di partire da un domanda fondamentale: quale educazione, quali eventi formativi, quali pensieri e modelli hanno permesso al giovane Giacomo di diventare l'uomo Matteotti?
Il documentario diretto dai registi Camilla Ferrari e Alberto Gambato, e scritto da Laura Fasolin, ricercatrice storica, fa proprio questo: racconta la prima parte della vita di Giacomo, la giovinezza, esplorando gli anni della formazione e le prime esperienze amministrative, i rapporti familiari e l'amore per Velia Titta. Attraverso un linguaggio poetico e contemporaneo, Diventare Matteotti offre un punto di vista poco indagato. Il film propone materiali d'archivio inediti - fotografie, lettere e articoli di giornale - e riprese attuali nei luoghi significativi della sua formazione, affiancando alle immagini d'epoca le prove di alcuni attori, scelti con cura per questo progetto: Matteo, nei panni di Giacomo Matteotti, Elisabetta Mazzullo, nel ruolo di Velia Titta, e la narratrice Beatrice Schiros che, con la sua voce-filo rosso, attraversa tutta la storia.
Attraverso un attento studio del materiale proveniente da archivi pubblici e privati, il film rintraccia la storia del giovane Giacomo Matteotti. Nato nel 1885 a Fratta Polesine, paese della provincia di Rovigo dove la piazza ha un solo lato, con i portici e le botteghe - tra cui quella del padre Girolamo, mercante di professione -, e di fronte il monumento ai patrioti del 1821. Nel Polesine segnato dalla povertà e dall'ingiustizia sociale, Giacomo è un bambino solitario, si dedica allo studio e comprende ben presto l’urgenza delle questioni sociali, anche come dovere verso l’amato fratello Matteo, grazie al quale si avvicina agli ideali socialisti. Da Fratta passando per Bologna e fino a Messina, lettere, citazioni biografiche, appunti privati, contributi giornalistici svelano le trasformazioni e i tumulti della società dell’epoca, quella delle amministrazioni comunali, delle masse contadine, dei conflitti, delle acclamazioni e delle minacce, dei sostegni e delle aggressioni.
Le lettere all'amata Vela Titta sono centrali in questo racconto, commuovono per pudore e, al tempo stesso, per intensità: la pacata e, insieme, emozionante confidenza tra i due si traduce in riflessioni condivise e in un incessante confronto su temi cari a entrambi.
Abbiamo intervistato i registi Camilla Ferrari e Alberto Gambato, entrambi rodigini, strettamente connessi con il territorio d'indagine (così come la sceneggiatrice Fasolin). "Il nostro progetto nasce prima del centenario del 2024 - spiega Gambato a Il Bo Live -. Io e Laura Fasolin avevamo già realizzato due documentari sui fatti delittuosi accaduti durante la lotta di liberazione in Polesine, cioè l'eccidio di Villa Marzana e l'eccidio di Villadose. A un certo punto abbiamo iniziato a sentire il bisogno di incontrare la figura di Matteotti, per aprire e chiudere il cerchio di un racconto che va dalla fine degli anni Dieci alla metà degli anni Quaranta del Novecento. Poi però, come spesso succede, sono passati gli anni, un periodo durante il quale Laura ha continuato a fare ricerca partendo dalle biografie di Matteotti, quelle per noi più significative, meno paludate, passando per documenti, epistolari, appunti, materiali fotografico: un lavoro di cucitura molto lento, paziente, meticoloso, portato avanti ogni volta che le era possibile, considerando il suo lavoro come insegnante, organizzando viaggi a Roma, a Milano, a Torino. Con il centenario del delitto, la possibilità di realizzare un progetto si è concretizzata. Nel 2024, su Matteotti, è uscito di tutto ma non quello che a noi polesani interessa di più: uno sguardo al contesto storico anche prima di Matteotti, al retroterra sociale, economico, culturale del Polesine di fine Ottocento. Come laboratorio politico di lotta e rivendicazioni contadine. Il film parte da qui, dalla relazione del dottor Nicola Badaloni, il medico dei pellagrosi, che fotografa la condizione delle persone nel periodo che, più o meno, coincide con l'alluvione dell'Adige del 1882".
"Volevamo realizzare qualcosa che umilmente fosse all'altezza di Matteotti - spiega Camilla Ferrari -. È la prima volta che lavoriamo tutti e tre insieme: lo abbiamo fatto io e Alberto e sempre Alberto ha lavorato con Laura. Il progetto nasce da una loro idea, io mi sono agganciata per dare un contributo registico, condividendo riflessioni a livello narrativo e visivo. Abbiamo cercato di creare una narrazione solida, basata sui documenti ma con un taglio poetico, capace di suscitare emozioni nello spettatore, per riuscire a portarlo dentro la storia. Da qui la scelta di inserire gli attori: interpreti che vestono i panni di Giacomo Matteotti e Velia Titta, ai quali si aggiunge una voce narrante, una figura trasversale, né troppo giovane, né troppo anziana, in grado di collegare passato e presente. Abbiamo deciso di calarli in un contesto, per certi versi, teatrale ma senza scenografie, solo con una sedia e un tavolo, perché ci interessava farli emergere da un tempo sospeso, come un ricordo".
"Già a partire dalle ricerche storiche fatte da Laura Fasolin, è emersa con chiarezza la personalità di Giacomo Matteotti - riflette Gambato -. Leggendo e rileggendo le sue carte, non solo l'epistolario, ma anche appunti, riflessioni e la sua biografia, ci si accorge del grande lavoro fatto sulle parole: lui sceglie di usarne alcune e sceglie di non usarne altre. Anche questo ci dice molto della sua personalità. Nell'anno dell'anniversario si è notata una tendenza alla normalizzazione, una sorta di appiattimento per cercare di renderlo una figura 'di tutti'. No, Matteotti era un uomo orgogliosamente di parte e, in una fase storica come questa, crediamo sia importante valorizzarne il coraggio e rivendicare il diritto di 'essere un uomo di parte'. [...] Abbiamo ragionato sul suo piglio, sul suo sarcasmo, sul suo essere sprezzante, caustico. Su una modalità di comunicare, che emerge dagli scritti, su una personalità assolutamente non neutrale e non per tutti. Non bisogna, a mio avviso, avere paura di dirlo".
Oltre a essere co-regista, Camilla Ferrari è autrice delle musiche del film: "Avendo lavorato alla regia con Alberto, ho avuto la possibilità di capire in anticipo, pur non avendo magari le immagini ancora montate, quali fossero le atmosfere emotive da narrare. Quando un o una musicista, almeno io faccio così, deve comporre una colonna sonora per un film già individua tre o quattro atmosfere che la musica dovrà in qualche modo accompagnare. Terminate le riprese, ho iniziato a comporre tre temi distinti per accompagnare l'infanzia, l'amore tra Giacomo e Velia e, infine, ne ho dedicato uno solo a lui, a Matteotti. I temi sono stati sviluppati in maniera diversa, per un momento specifico, rallentando o aumentando il tempo oppure cambiando gli strumenti o, ancora, modificando lievemente l'armonia, cercando di dare sempre, a ognuno, una vita nuova. A seconda delle varie situazioni. Ho lavorato su poche cose ma distribuite lungo tutto il film, per permettere anche all'orecchio dello spettatore di seguire questo flusso e riconoscere, inconsciamente, il momento emotivo. Poi ne ho definito uno che ho chiamato la lotta, con due momenti musicali diversi ma simili, ritmati ma non invasivi, sviluppati non epicamente. Volevo dare un senso di forza e rinascita a questa volontà di lotta popolare di cui Matteotti si fa promotore". E Ferrari conclude: "Ho dedicato attenzione anche alla scelta degli strumenti, mescolando strumentazione elettronica e analogica, concreta. Infine, ci tengo a dire che non ci sono sequenze, non ci sono moduli che si ripetono, è tutto frutto di composizione". Un lavoro di cura artigianale che si traduce in immagini, parole e musica.
Diventare Matteotti (44’ - Italia - 2025)
un documentario di Laura Fasolin, Camilla Ferrari, Alberto Gambato
con Matteo Alì, Elisabetta Mazzullo e Beatrice Schiros
e con l'amichevole partecipazione di Alessandro Alfonsi, Gilberto Cavallaro, Antonio Gambato, Andrea Pavarin, Gianni Sparapan e Teo Zaia
soggetto: Laura Fasolin
co-regia, musiche: Camilla Ferrari
co-regia, fotografia e montaggio: Alberto Gambato
Iniziativa inserita nel progetto Giacomo Matteotti, la vita e il sogno promosso e organizzato dalla Provincia di Rovigo, selezionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'ambito del bando indetto per il centenario dell'uccisione di Giacomo Matteotti.
Prosegue il percorso di proiezioni pubbliche che, dopo le tappe a Rovigo, San Bellino, Frassinelle Polesine, Villadose, Ceregnano, raggiungerà il 3 marzo Stienta e il 23 marzo Lendinara. Altre date sono in via di definizione. Continuano le presentazioni nelle scuole del territorio.