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Le acque smeraldine dell’Isonzo/Soča scorrono a poche centinaia di metri dalla piazza dove stanno parlando il presidente della repubblica italiana Sergio Mattarella e la presidente della repubblica di Slovenia Nataša Pirc Musar. I due capi di Stato si alternano sul palco proprio in quella Piazza Transalpina/Trg Evrope che dal 1947 fino al 2004 è stata divisa da un muro: il confine deciso dal Trattato di Parigi separava non solo due Paesi ma anche strade, case, stalle, campi e intere famiglie assieme alle loro storie.
Qui l’8 febbraio è stata inaugurata ufficialmente GO!2025 Nova Gorica-Gorizia Capitale europea della cultura e molte delle autorità italiane e slovene hanno definito nei loro discorsi questa giornata come “storica”; in effetti l’emozione era tanta anche tra il pubblico che ha affollato le strade delle città gemellate fino a notte fonda per una festa “senza confini”. E GO! Borderless è anche il motto scelto per tutta la manifestazione che proseguirà lungo il 2025, perché con Nova Gorica-Gorizia per la prima volta è stata designata una Capitale europea della cultura transfrontaliera, cioè due città di due Stati diversi che hanno condiviso i drammi del secolo breve trovando la forza di superare le barriere e costruire un futuro diverso.
GO!2025 ha l’ambizione di non essere soltanto un evento culturale, bensì un vero e proprio laboratorio per l’Europa del futuro, con l’obiettivo di creare una nuova identità transfrontaliera. Il programma è ricchissimo e include mostre, spettacoli di danza e teatro, conferenze e concerti che animeranno tutto il territorio circostante per un intero anno, valorizzando la storia comune, la cultura di confine e il paesaggio. Scegliere è davvero difficile e il programma è in continuo aggiornamento, ma alcuni eventi da segnalare sono le mostre d’arte che spaziano da Turner a Monet fino a Hopper e Warhol, le conferenze sul tema della frontiera con ospiti come il filosofo Slavoj Žižek o lo scrittore Aleksandar Hemon, e ancora tanta musica con nomi del calibro di Stefano Bollani, Alanis Morissette e i Massive Attack.
Parole poetiche per un anno speciale
L’inaugurazione della kermesse non è caduta in una data qualsiasi, infatti coincide simbolicamente con la Giornata della cultura slovena, in onore del poeta France Pešeren scomparso proprio l’8 febbraio 1849, oltre a essere la data di nascita del poeta italiano Giuseppe Ungaretti (8 febbraio 1888). Pirc Musar ha ricordato che una strofa dell’opera più importante di Pešeren - intitolata Zdravljica/Il brindisi - è stata scelta nel 1990 come inno nazionale della Slovenia perché invita tutti i popoli del mondo a brindare quando, superati odi e guerre, il confinante “non sarà più un diavolo, ma un amico”. Per enfatizzare ancora di più l’idea di fratellanza che supera le differenze, sempre la presidente slovena ha citato anche le parole di un altro poeta: Srečko Kosovel che a inizio Novecento scriveva “siamo uniti nello spirito e nell’amore, ma ognuno mantenga il proprio volto”.
Sulla stessa falsariga si è espresso Mattarella dicendo che la cultura non conosce confini ed è “lo specchio di una comunità, che però si apre al dialogo, alla collaborazione e all’arricchimento reciproco”. Il presidente italiano ha anche sottolineato che “dopo la vittoria sugli orrori dell’estremismo nazionalista, che ha arrecato così tanto dolore all’Europa, i valori della coesistenza e dell’apertura stanno finalmente tornando a essere centrali”. Anche se quest’ultimo passaggio può sembrare più un auspicio che un dato di fatto, poiché negli ultimi tempi (in Europa e non solo) il clima politico è sempre più dominato da discorsi incentrati su tematiche identitarie, quando non apertamente nazionaliste o addirittura xenofobe.
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I presidenti delle repubbliche italiana e slovena (©GO!2025)
Dalla festa senza confini allo sfregio di Basovizza
Purtroppo la stessa mattina in cui le due città di Gorizia e Nova Gorica festeggiavano una riunificazione simbolica, con un grande corteo che attraversava confini ormai residui del passato, 50 chilometri più a sud la foiba di Basovizza era stata imbrattata da scritte negazioniste. Di nuovo le date non sono casuali, visto che proprio in quel fine settimana si sarebbe tenuta la commemorazione per il Giorno del ricordo (10 febbraio) e in queste zone l’argomento non smette di scaldare gli animi, anche se sono passati ormai 80 anni dalla fine della guerra.
Il gesto vandalico è stato subito derubricato da Mattarella come una “squallida provocazione” e vista la coincidenza con le celebrazioni goriziane ha aggiunto che “nulla può far tornare indietro la storia che Slovenia e Italia hanno costruito e costruiscono insieme”. Non bastano certo poche parole d’odio scritte di notte con la vernice rossa per vanificare il lavoro di tante persone che collaborano da anni per realizzare la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera, ma anzi offrono un motivo in più per celebrare un’Europa unita.
Quell’Unione Europea che è sicuramente perfettibile, ma che è figlia delle macerie materiali e morali lasciate da due conflitti mondiali, che proprio per questo porta nel suo DNA la rinuncia al nazionalismo, che ha un’identità plurale ma condivide valori comuni. Prova ne sono le tante lingue che si sentivano parlare a Gorizia e Nova Gorica unite in un dialogo festoso, che può arricchire chi lo pratica senza nulla togliere all’identità di ognuno.
In quest’ottica assume un senso ancora più profondo la frase con cui si è conclusa la cerimonia inaugurale di GO!2025: “Naprej Evropa, brez meja / Avanti Europa, senza confini”! Come l’Isonzo/Soča che da sempre corre verso il mare incurante delle frontiere o dei nomi che di volta in volta gli venivano imposti.