CULTURA
Cristina Roccati: una mostra per riflettere sul ruolo delle donne nella scienza
“Si discute molto oggi di genere e scienza e del ruolo che le donne svolgono o dovrebbero svolgere nella ricerca scientifica. Sono temi di grande attualità in cui rientrano complesse questioni culturali, sociali, politiche ed economiche, alla base delle difficoltà che le donne continuano a sperimentare per raggiungere un posto paritario a quello degli uomini in ambito scientifico, e non solo”. Parte da qui, dalla contemporaneità, Elena Canadelli, storica della scienza, per parlare della protagonista di una mostra inaugurata in questi giorni a Rovigo dal titolo Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica. Il percorso espositivo sarà visitabile fino al 21 aprile 2025 e offre un importante spunto di riflessione sul contributo femminile alla scienza.
“L’allestimento – spiega Canadelli che è anche la curatrice scientifica – vuole riscoprire e ridare voce a una studiosa, a lungo dimenticata, e lo fa seguendo il filone biografico, dunque ripercorrendo le vicende della sua vita, della sua attività tra Bologna, Padova e Rovigo, ma anche contestualizzandone l’operato nella metà del Settecento, il secolo dell’Illuminismo, della passione per la fisica, per gli strumenti della fisica. La mostra, in terzo luogo, ha voluto anche collocare Roccati nel solco del dibattito sulle donne nella scienza, che non riguarda solo il passato, ma anche i giorni nostri. Questi tre filoni si mescolano nel percorso espositivo attraverso gli oggetti esposti, per raccontare Cristina Roccati e farla rivivere sia a Rovigo, ma (auspichiamo) anche a livello nazionale così da ridare voce a una delle donne poco ricordate nella storia della scienza”.
La giovane studiosa in realtà è la terza donna laureata al mondo, dopo Elena Lucrezia Cornaro Piscopia a Padova e Laura Bassi a Bologna, ed è la prima studentessa fuori sede. Nata a Rovigo nel 1732, dove si fece notare per le sue doti di abile verseggiatrice, si laurea a Bologna nel 1751. Frequenta le lezioni insieme ai colleghi maschi, sia nelle istituzioni della città, sia a casa dei professori. Partecipa alle osservazioni astronomiche alla Specola, alle dissezioni nel teatro anatomico, alle dimostrazioni sperimentali di fisica all'istituto delle Scienze.
Elena Canadelli, storica della scienza e curatrice, parla della mostra su Cristina Roccati. Servizio, riprese e montaggio di Monica Panetto
Dopo la laurea, si trasferisce a Padova per approfondire le teorie newtoniane, la fisica e la matematica. In città rimarrà però solo pochi mesi a causa di uno scandalo finanziario in cui si trova implicato il padre, che la costringe a tornare a Rovigo e a vendere gran parte della sua biblioteca per far fronte alle difficoltà economiche. Da qui in poi le notizie sulla sua vita sono scarne: sappiamo, però, che dal 1751 al 1777 tiene lezioni di fisica e filosofia sperimentale ai membri dell’Accademia dei Concordi, aperte anche alla cittadinanza. Sebbene lontana da centri come Bologna e Padova, Roccati continua tuttavia a insegnare e a studiare nella sua città natale, costruendo così la sua carriera scientifica.
Gli interessi coltivati dalla giovane studiosa, i luoghi frequentati, le relazioni con gli intellettuali dell’epoca emergono nel corso dell’allestimento dai libri esposti, dalle lettere come quelle indirizzate a Girolamo Silvestri, dalla riproduzione di alcune delle lezioni tenute a Rovigo. Nel secolo dei Lumi, Roccati non è l’unica donna a scegliere un percorso scientifico: il visitatore che indugi davanti a uno dei pannelli potrà leggere che Diamante Medaglia Faini abbandona la poesia per la matematica, che in questo campo di studi si distingue anche Faustina Pignatelli a Napoli e che Maria Gaetana Agnesi a Milano nel 1748 dà alle stampe le Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana. Ancora, l’artista Anna Morandi Manzolini grazie alle sue anatomie in cera del corpo umano si guadagna il titolo di abile anatomista.
Nel Settecento è intensa la passione per la fisica e le dimostrazioni sperimentali delle sue leggi, per le teorie di Newton, per la meraviglia suscitata da fenomeni come l’elettricità. Le idee circolano non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nei salotti e nei caffè letterari e le donne spesso sono protagoniste di questi eventi, non solo come spettatrici e lettrici ma anche come sperimentatrici. La fisica Laura Bassi, racconta Canadelli, allestisce nella sua abitazione un gabinetto sperimentale ricco di macchine e strumenti.
E proprio alcuni degli strumenti impiegati nel XVIII secolo trovano spazio nella mostra: tra gli altri, possiamo osservare un “apparecchio in legno per studiare gli urti elastici e anelastici”, una “macchina per esperienze sulla forza centrifuga”, un “apparecchio per la composizione delle forze”, i prismi attribuiti a Isaac Newton appartenuti a Francesco Algarotti.
Raccontare la storia di Cristina Roccati, il cui volto è stato restituito dall’abile pennello di Matteo Massagrande, significa proporre un racconto della scienza diverso da quello che per lungo tempo ha guardato in modo esclusivo ai grandi personaggi, soprattutto uomini, e alle grandi teorie: sebbene le donne nei secoli non abbiano avuto ruoli di primo piano, hanno comunque saputo contribuire all’impresa scientifica. E questo va recuperato nella narrazione storiografica.
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La storia di Cristina Roccati, insieme a quella di altre scienziate, scrittrici, giornaliste, politiche, filosofe, è raccontata anche nel volume Raccontami di lei. Ritratti di donne che da Padova hanno lasciato il segno, curato dalla redazione de Il Bo Live.
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